lunedì 6 agosto 2012

CRISTO REDENTORE

 Cristo Redentore
simbolo della cristianità. Rio de Janeiro(Brasile). Una suggestiva immagine del Cristo Redentore di Rio de Janeiro, in Brasile, la terza arrivata fra le sette “Meraviglie del mondo” votata via internet da cento milioni di persone, dopo la “Muraglia Cinese”, prima classificata, e “Petra”, seconda. L’imponente statua, in calcestruzzo e pietra, è alta ben trentanove metri e considerata uno dei più spettacolari simboli della cristianità, fu progettata e costruita tra il 1921 e il 1931 dallo scultore francese Paul Landowsky.  

Abbraccia il mondo. Rio de Janeiro (Brasile). In Cristo Redentore che, da questa angolazione, pare abbracciare il mondo intero dai settecentodieci metri della cima della collina del Corcovado, dove i visitatori possono arrivare con un trenino a cremagliere.

Un’immagine suggestiva controluce del Cristo Redentore (alta 38 metri e pesante 1.145 tonnellate) che si trova sulla sommità del Corcovado. Il panorama che si gode dalla sommità è incantevole: spazia dalla Lagoa ai quartieri di Lebion, Ipanema e Copacabana di Guanhara.
Cristo Redentore
E' in Brasile il Cristo delle meraviglie
Ecco la storia della colossale statua che domina la baia di Rio de Janeiro
In Brasile, a Rio de Janeiro, c'è la terza classificata fra le "Sette nuove meraviglie  del mondo". Si tratta del Cristo Redentore, infatti, la maestosa statua che domina la baia di Rio dalla collina del Corcovado è una delle opere create dall'uomo più suggestive della Terra. E come potrebbe non esserlo quasta figura divina gigante, alta trentanove metri, che a picco sul mare sembra volere unire in un unico, smisurato abbraccio tutti i credenti di ogni Paese?
Ma torniamo indietro nel tempo e ripercorriamo la storia. L'idea di erigere una statua del Cristo in cima alla collina di Rio de Janeiro, a oltre settecento metri di quota, che protegesse gli uomini dall'alto, proprio nel punto può panoramico della città, nacque intorno al 1880, quando il prete cattolico Pedro Maria Boss chiese un finanziamento alla principessa spagnola, anch'essa cattolica, Isabella, per qualche anni imperatrice reggente del Brasile, per costruire un imponente monumento sacro. "Oh mia sovrana, i brasiliani hanno bisogno di una guida spirituale che li accompagni nei loro giorni:  alzare la testa e vedere il Cristo Redentore che li guarda e li protegge può essere loro di grande conforto. Aiutatemi a realizzare il mio sogno", disse il prete a Isabella durante un incontro ufficiale. Tuttavia nel 1889, proprio mentre l'idea sembrava potere diventare realtà, un ribaltamento politico portò alla fine della monarchia, alla proclamazione della repubblica brasiliana e a una netta separazione tra Stato e Chiesa, il progetto, sua pure molto a malincuore, fu accantonato e la statua del Cristo Redentore pareva destinata a rimanere un sogno senza speranza di quel prete che aveva a cuore il sentimento religioso dei propri fedeli. Eppure l'arcidiocesi di Rio de Janeiro nel 1921 decise di riprovarci e organizzò un evento chiamato Semana do Monumento (La settimana del monumento) per raccogliere nelle chiese di ogni zona del Brasile le offerte dei cattolici e costruire finalmente la statua. Grazie alla generosità di milioni di brasiliani, il progetto prese finalmente forma: all'inizio si pensò di realizzare una statua del Cristo con la croce in una mano e nell'altra un globo, e che poggiasse su un basamento che simboleggiava il mondo.
Richiese un'enorme impalcatura
poi, però i prelati pensarono di raffigurare il Signore che allarga le braccia come volere a raccogliere a sè tutti i fedeli, in modo che avesse un significato per i credenti ma anche per chi non lo era. E in questo furono lungimiranti perché, in effetti, sarebbe diventata in breve tempo il simbolo di tutti i brasiliani, indipendentemente dalla religione, perché rappresenta il calore del popolo che accoglie i visitatori del mondo intero a braccia aperte.
Realizzare il Cristo Redentore fu un lavoro lungo e complesso: tra il momento dell'approvazione del progetto e il completamento della statua dovettero passare circa dieci anni.
Per attuare il sogno dei brasiliani fu chiamato uno dei più celebri artisti internazionali dell'epoca: lo scultore francese di origine polacca Paul Landowsky, che aveva ornato i giardini e le piazze di Parigi e i ponti sulla Senna di splendide maestose opere raffiguranti l'armata francese, di statue equestri, di ritratti di regnanti e busti di santi.
Ma nel caso del Cristo Redentore, non bisognava solo dare una forma a un monumento, scolpirlo; ci voleva pure la certezza che, alto come doveva essere e situato in quella posizione a oltre settecento metri sul livello del mare, in balia dei venti e del maltempo, senza il rischio di catastrofi cedimenti. Per questo il comune di Rio de Janeiro affiancò all'artista un'équipe di tecnici coordinati da un ingegnere brasiliano, Heitor da Silva Costa, che valutassero le condizioni del terreno e calcolassero pesi a materiali necessari per costruire un'opera mastodontica ma davvero sicura.
Si stabilì quindi di realizzare la gigantesca opera su una struttura di calcestruzzo e di rivestirla con una pietra locale, a base di talco e di quarzo, scavato proprio sulle pendici del Corcovado, che dà alla scultura  riflessi bianco rosati ma che, soprattutto, è in grado sopportare condizioni climatiche estreme.
Si trattò, insomma, di un'opera di alta ingegneria: per quasi cinque anni, i vagoni del trenino, sin dalla fine dell'Ottocento, risale il Corcovado furono requisiti per trasportare a ritmo continuo centinaia di pezzi della statua scolpiti da Landowsky in un grande capannone ai piedi della collina, dove venivano poi assemblati da una squadra di tecnici specializzati sul piazzale prima di essere fissati sulla struttura centrale.
Fu inoltre fabbricata un'impalcatura in ferro, un enorme ponteggio grazie al quale le parti della scultura, che pesa milleduecento tonnellate, erano unite insieme e fissate con bulloni a fiamma ossidrica per avere una maggiore sicurezza.
Lo inaugurò Guglielmo Marconi
Giorno dopo giorno, mese dopo mese, il Cristo Redentore prendeva forma, comincia a ergersi imponente, e quando le braccia e la testa furono issate e finalmente l'impalcatura smontata, lo spettacolo che si poteva ammirare lasciava letteralmente senza fiato: la statua appariva in tutta la sua maestosità, con le pieghe della tunica morbide come se il vento le gonfiasse leggermente, le braccia che sembravano chiudersi per abbracciare a poco a poco chi puntava i propri occhi dritti verso quelli di Dio.
E poi c'era la suggestione del suo sguardo che pareva seguire dall'alto, dal Cielo, i fedeli, uno per uno, come a volere entrare nel cuore di ognuno.
Una tensione emotiva talmente forte che il primo a capire il significato altamente religioso di quella colossale statua fu proprio l'ingegnere Heitor da Silva Costa che aveva consentito, con i suoi studi matematici, di poterla realizzare: fu così intensa l'emozione vissuta negli anni necessari a elevare il Cristo Redentore in cima al Corcovado che, ultimati i lavori, decise di convertirsi al cattolicesimo. "Questa statua ha cambiato la mia vita", era soliti spiegare. A poco a poco, mentre la vedevo innalzarsi nel cielo, sono stato colpito dalla luce del Signore e, adesso a guidarmi saranno i suoi insegnamenti.
E venne il giorno dell'inaugurazione. Era il 12 maggio 1931 quando il gigantesco monumento  fu ufficialmente donato alla cittadinanza, con una cerimonia sontuosa voluta dall'allora presidente della Repubblica brasiliana Getulio Vargas, che decise di dare un'impronta davvero speciale all'evento: contattò Guglielmo Marconi, geniale inventore del telegrafo e "padre della radio, e gli chiese una magia. Doveva accendere le luci del Cristo da Roma, tramite un impulso radiotelegrafico. E così, alle 19.15, il miracolo avvenne: Marconi batté sul tasto del telegrafo dal suo ufficio romano e, attraverso le onde elettromagnetiche, il segnale fu ricevuto da un apparecchio radio collegato ai cavi elettrici della statua.
Allora il Cristo Redentore iniziò improvvisamente a risplendere, illuminato da decine  di luci nella sorpresa generale di chi stava ai suoi piedi e di chi, dal mare, era accecato da quella figura che dominava la città e conquistava i cuori.
Ancora oggi, alla base del monumento, si può leggere la targa che la comunità italiana appose nel 1974, primo centenario della nascita dell'inventore della radio: A" Guglielmo Marconi, scienziato italiano, cittadino del mondo, che dell'ingegno umano affermò il perenne valore, e illuminò da Roma, città eterna, questo simbolo di Rio, città meravigliosa". Un simbolo moderno della cristianità, visitato ogni anno da trecentomila persone, credenti e non credenti. Molti i personaggi famosi che lo hanno voluto ammirare: dal fisico Albert Einstein alla principessa Lady Diana, alla popstar Michael Jackson, e molti altri artisti che ne hanno tratti ispirazione, pronti a rendere omaggio alla statua nelle loro canzoni, come hanno fatto pure i jazzisti americani Duke Pearson e Donald Byrd e il più noto cantautore brasiliano Tom Jobim.
Papa Wojtyla lo visitò nel 1980
Anche Giovanni Paolo II, nel 1980, visitò il Cristo Redentore, soffermandosi a lungo in preghiera ai suoi piedi. E lo scorso anno, proprio nel giorno del settantacinquesimo anniversario dell'inaugurazione della scultura, alla sua base è stata aperta una cappella di rito cattolico, il santuario di Nostra Signora dell'Apparizione, meta di pellegrinaggio dei fedeli di tutto il Brasile.
Ma come si può andare a visitare la statua del Cristo Redentore?
Semplice partendo: partendo dall'Italia, si arriva a Rio de Janeiro, la seconda città del Brasile dopo San paolo, il cui nome tradotto in portoghese significa "fiume di gennaio", con un volo diretto previsto dalle principali città italiane, meglio se nei mesi che vanno dalla nostra primavera all'autunno, quando in Brasile il clima subtropicale lascia il posto a giornate meno umide, meno piovose e con un caldo pià attenuato e meno fastidioso.
A questo punto, la statua del Cristo, con le sue braccia tese verso il mondo, è lì ad accogliere i visitatori, impossibile da non vedere pure nelle giornate di foschia che, in certi giorni, la nascondono in parte allo sguardo, e che per molti turisti è la prima tappa obbligata a Rio, lasciandosi dietro perino le splendide spiagge di Ipanema e Copacabana, anche perché offre un colpo d'occhio estremamente spettacolare sulla città.
Per raggiungere la statua bisogna risalire la collina del corcovado con il pittoresco treno elettrico a cremagliera, che s'inerpica attraversando in venti minuti il bellissimo parco nazionale Tijca, la più grande foresta urbana del mondo, che separa la zona nord di Rio dalla sud. A questo punto, i più sportivi potranno salire i duecento ventidue scalini che li separano dalla statua; gli altri possono arrivarci più facilmente con le scale mobili e gli ascensori panoramici, che regalano brucianti accelerazioni verso il cielo.

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