mercoledì 17 ottobre 2012

CASTELLO DI TORRECHIARA (PARMA)

Il castello di Torrechiara sovrasta i filari da cui si ricava la “Malvasia dei Colli di Parma” 
La Via Emilia dei vini porta in Romagna
“Cantine aperte” compie vent’anni
Il prossimo 27 maggio, per la ventesima volta, “Cantine Aperte” porterà oltre un milione di enoturisti alla scoperta del vino italiano attraverso i suoi luoghi di produzione e la sua gente. Alla manifestazione organizzata dal Movimento Turismo Vino (www.movimentoturismovino.it), hanno dato l’adesione circa 1.000 cantine, di quasi un centinaio in Emilia Romagna. Ma la scoperta dei luoghi del vino dell’Emilia passa anche attraverso le tante Strade dei Vini e dei Sapori, come quella dei Colli di Forlì e Cesena, un percorso di quasi 300 chilometri (ma si possono scegliere tratti più brevi) attraverso sei splendide vallate nel cuore della Romagna (www.stradavinisaporifc.it, tel. 0543/469213)
Se vi capita di uscire da Bologna lungo la Via Emilia e andare verso Modena, provate ad entrare in una cascina e chiedere da bere ad un agricoltore: vi darà un bicchiere d’acqua. Se provate a fare la stessa domanda ad un contadino a  incontrato andando verso Imola, vi darà un bicchiere di vino: perché in Romagna il vino si chiama “e’ bé, il bere. In questo aneddoto è racchiuso tutta la varietà di una regione così ricca di cultura enogastronomica da venire normalmente divisa in due sotto-regioni, l’Emilia e la Romagna, il cui simbolico confine è segnato dal fiume Sillaro.
La regione del buon bere e del bon mangiare
Tuttavia è solo unita che l’Emilia Romagna mostra tutta la sua forza, anche sotto il profilo enogastronomico. Tortellini di Bologna e Sangiovese, Lambrusco e Piadina Romagnola, sono le due facce di una regione che si completa attraendo gli opposti e che può contare su eccellenze assolute come il Parmigiano Reggiano, il Crudo di Parma, le Emiliane e la Mortadella. E se la produzione vitivinicola è una delle più alte d’Italia, dalle 20 Doc (più una Docg) dell’Emilia Romagna arriva anche tanta qualità, come dimostrano i 15 “Tre Bicchieri” assegnati dal “Gambero Rosso” e i 7 vini premiati da “Ais Duemilavini” per la vendemmia 2011.    
Il Lambrusco cala il poker tra Reggio Emilia e Modena
Sono quattro diversi l’uno dall’altro, ma il mondo li conosce tutti con lo stesso modo, Lambrusco. Le quattro zone di produzione confinano tra di loro occupando buona parte delle province di Reggio Emilia e Modena, spingendosi a sud fino a Sassuolo e a nord fino a Carpi e Mirandola. Vino emiliano per eccellenza, da molti produttori viene ancora confezionato nei caratteristici fiaschi di paglia ed è famoso soprattutto nella sua versione dolce (ma ne esiste una secca), particolarmente ricca di bollicine. Il celebre è quello di Sorbara, il cui nome deriva da una località vicino a Modena, zona originaria di produzione del vino. Prodotto di minor quantità ma di altissima qualità è il Grasparossa di Castelvetro, che viene anche vinificato nella versione rosata. Completano la gamma il Reggiano e il Salamino di Santa Croce. Caratteristica comune delle quattro Doc è la bassa alcolicità (minore di 10,5°), che rende il vino particolarmente adattabile ai piatti della cucina regionale. 
Sangiovese di Romagna, un vitigno dai molti frutti
Prodotto in una vasta area che abbraccia le province di Bologna, Rimini, Ravenna, Forlì e Cesena, dalla sua uva vengono ricavati vini famosi come il Brunello di Montalcino, la cui area di produzione è nella vicina Toscana. L’origine dei grappoli di Sangiovese viene fatta risalire addirittura al XVI secolo ed il suo nome vanta una doppia etimologia: da Sangiovese, in quanto originario di San Giovanni Valdarno, o da Sangue di Giove, per via del suo colore rosso rubino con orli violacei. Anche se la notorietà del vino deriva dal suo tradizionale utilizzo nelle sagre di paese, oggi le migliori espressioni del Sangiovese hanno raggiunto un notevole livello qualitativo, soprattutto se invecchiato più di due anni (tipologia Riserva). Infatti non è raro trovarlo nelle carte dei vini di molti ristoranti della California.
Albana e Trebbiano guidano la carica dei bianchi
In mezzo a tanti rossi ci sono almeno due vini bianchi che meritano uno spazio tutto loro. Stiamo parlando dell’Albana di Romagna, unica Docg della regione, e del celebre Trebbiano di Romagna. Il primo si presenta sia nella versione secca che in quella dolce ed è prodotto tra Forlì, Ravenna e Bologna, il secondo è un piacevole vino caratterizzato da gradevoli sensazioni floreali e fruttate. 
Dai vigneti del Cesenate si produce il Sangiovese di Romagna
Vini curiosi: pagadebit e centesimo
Cosa hanno in comune il bianco pagadebit di Romagna ed il rosso Centesimo di Faenza, il primo prodotto tra Riccione e San Marino, il secondo ad Oriolo dei Fichi? Aver avuto la forza e la fortuna di riuscire a scampare, nel corso della sua storia secolare, ai malanni e alle intemperie, per riuscire ad arrivare ancora oggi nei bicchieri delle nostre tavole.  
L’uva Pagadebit, infatti, deriva il suo nome dal fatto di essere stato sempre resistente alle stagioni avverse e alle malattie, dando costantemente rese elevate, tanto da garantire ai produttori un guadagno sufficiente a “pagare i debiti” anche nelle annate più difficili. Oggi il Pagadebit si presenta come un bianco dagli aromi floreali e fruttati, da bere giovane con la piadina romagnola.
Il vitigno Centesimo, invece, prodotto sulle colline a sud di Faenza, deve la sua longevità alla fortuna di essere stato messo a dimora in un giardino entro le protettive mura settecentesche di una residenza nobiliare nel centro storico di Faenza, scampando così a piaghe come la filossera, malattia che decretò la fine di molti vitigni in tutta Italia. Recenti ricerche hanno identificato il parco dove venne impiantato nel podere Terbano di Pietro Pianori, detto Centesimo, soprannome del viticoltore che per primo ne iniziò la coltivazione. Se giovane è perfetto con salumi grassi e saporiti, primi con intingoli di carni e grigliate. Se longevo va bene con grandi arrosti, cacciagione e formaggi stagionati.   
Quando il vino è sui colli
Lambrusco e Sangiovese a parte, Emilia e Romagna raccolgono una vasta gamma di vini Doc, le cui aree di produzione si collocano sui colli che attraversano la regione da Piacenza a Rimini, passando da Parma, Bologna, Imola, Faenza, Scandiano, Canossa e per le zone collinari della Romagna Centrale. A cavallo tra le province di Ravenna e Forlì, il Colli di Faenza Rosso ha un colore rubino molto intenso che tende a diventare granata con l’invecchiamento, compreso tra i 4 e 6 anni. Nei dintorni della Repubblica di San Marino, il Colli d’Imola è forse il rosso fermo più buono dell’intera regione, forte anche dell’ampia gamma di varianti in cui si presenta: Riserva, Sangiovese, Barbera, Cabernet Sauvignon e Novello. Tante anche le tipologie previste della Doc Colli Piacentini, a partire dalla sotto denominazione storica Gutturnio, gradevole rosso anche frizzante e vivace tratto da uve di Barbera e di Bonarda.  
I “vini delle sabbie”
Hanno il sapore del mare
La zona di produzione della Doc Bosco Eliceo si estende sulla faccia costiera adriatica, tra le bocche del Po e la foce del Reno, lungo la direttrice della strade Romea all’interno del Parco Regionale del Delta del Po. Si tratta dell’unica zona della provincia di Ferrara ad avere una tradizione vinicola che si distingue per la particolare umidità, le nebbie, l’aria ed il terreno salmastro dovuti alla vicinanza del mare. In un paesaggio così particolare, caratterizzato da lunghi cordoni di dune paralleli alla linea della costa che non può rimandare ai “vini delle sabbie” della francese Camargue, vengono prodotti quattro vini dal carattere unico e dall’inconfondibile sapore di mare.
Il Fortuna dalla tradizione all’innovazione    
Il più rappresentativo è senza dubbio il Fortuna, la cui produzione fa risalire all’epoca Etrusca e Bizantina (esistono cloni del vitigno plurisecolari), Doc che prende il nome dall’omonimo vitigno conosciuto come “Uva d’oro”. Vino rosso, si accompagna a piatti d’anguilla, pesce di laguna, selvaggina e alla tradizionale salama da sugo (insaccato di carni di maiale tipico ferrarese), ma anche al principe dei cibi delle sabbie, il couscous, piatto tradizionale delle tribù nomadi sahariane che dalle dune del Maghreb si è ormai diffuso in tutto il mondo diventando un cibo cosmopolita.
Il Bianco del Bosco tra Merlot e Sauvignon
Oltre al Fortuna la Doc del Bosco Eliceo comprende un altro rosso, il Merlot, e due bianchi, il Sauvignon ed il Bianco del Bosco, quest’ultimo particolarmente caratteristico di questo territorio. Dal colore giallo paglierino e dal profumo delicato e gradevole, è un vino di bassa gradazione (10,5°) da bersi giovane con risotto alle anguille o alle folaghe, frittelle di verdure e antipasti. Ottimo anche come aperitivo.
Dimmi cosa bevi ti dirò cosa mangi
Albana di Romagna
Nella sua versione secca si abbina ai piatti romagnoli e al pesce, in quella amabile con i dessert di frutta, il passito invece va con la pasticceria secca e formaggi erborinati.
Cagnina romagnola
Ottima con le ciambelle fatte al forno, da provare con le caldarrosto.
Colli bolognesi
Lo Chardonnay va con antipasti leggeri e primi con sugo di pesce, così come Pignoletto che si abbina anche ai primi di pesce.
Colli di Imola
Ottimo rosso da bere con primi di ragù, arrosti e carni ai ferri
Colli di Parma
La Malvasia si beve con la ricca salumeria regionale, i fritti e le minestre in brodo, il Sauvignon con piatti di pesce e frittelle alle verdure.
Colli Piacentini
La Bonarda è da provare con la coppa, il Gutturnio con il pollo alla griglia e gli arrosti di maiale, la Malvasia con carni bianche (se secca) con i dessert a pasta secca (se dolce).
Lambrusco
Quello di Sorbara è perfetto con tagliatelle e lasagne alla bolognese, il Grasparossa di Castelvetro si sposa bene con i tortellini in brodo, il Reggiano è ideale con bolliti di carne, il Salamino di Santa Croce con cotechino e lenticchie.
Sangiovese di Romagna
Si beve con paste ripiene o pasticciate e bolliti di animali da cortile, ma anche con salumi e primi al ragù.
Trebbiano di Romagna
Oltre al pesce a agli antipasti delicati, si accompagna bene a uova e pastasciutta.

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