giovedì 18 ottobre 2012

CELEBRITA'

Attori e cantanti defunti fruttano ancora milioni di dollari
Effetto morte
Alcuni “vivono” di rendita. Altri sono stati arruolati per spot pubblicitari.
È la seconda vita (commerciale) dei divi.
Era il sedici agosto del 1977 quando, un po’ in tutto il mondo, venne data la notizia della morte di Elvis Presley. Non tutti, però, erano rattristati. Pare anzi che il suo socio in affari abbia così commentato l’evento: «Si tratta di un’ottima mossa per a sua carriera». Anche se probabilmente si tratta solo di una voce, l’aneddoto non è privo di senso. Almeno a giudicare da quanto, ancora oggi, fa incassare ogni anno il celebre cantante americano. E non è certo l’unico che si tratti cantanti, attori, musicisti o scrittori, la morte per molte celebrità non rappresenta la fine di una carriera ma, al contrario, un nuovo e spesso più brillante inizio.
Carriere postume.
Otto anni dopo essersi suicidato, Kurt Cobain, voce del gruppo rock Nirvana, si è aggiudicato la copertina della rivista musicale Q come leader della band più importante del mondo. La cantante nera Aaliyah, invece è morta in un incidente aereo a 22 anni. La settimana prima della tragedia era solo “una delle tante” e le vendite del suo album ammontavano a 62 mila copie. In quella successiva erano arrivate a 306 mila e un editore aveva già pensato a un libro a lei dedicato dal titolo Una su un milione. E che dire di un altro cantante, Tupac Shakur, assassinato durante una sparatoria? Da vivo aveva pubblicato solo 4 album. Da morto “ne ha fatti” 16 in sei anni vendendo, nel solo 2001, 2 milioni e 700 mila copie. In questo caso, poi, la sua prematura scomparsa sembra aver reso più “vere” anche le sue  canzoni, che parlavano in continuazione (come tutto il cosiddetto gangsta rap) proprio di sparatorie tra gang rivali.
Un po’ come se la morte rendesse più facile la confusione tra realtà e finzione e contribuisse, così, a creare il mito di un personaggio.
Oggetti di culto. Una volta passate a miglior vita, infatti, le “stelle” non invecchiano, non diventano brutte e soprattutto possono continuare a “brillare” nello stesso modo, suonando, recitando o scrivendo la stessa musica, gli stessi film e gli stessi libri che le hanno rese famose, senza cambiamenti di stile o cadute di gusto. Un business molto redditizio, soprattutto se è gestito da agenzie come la Cmg Worldwide: specializzata nello sfruttamento del patrimonio delle celebrità scomparse, ha i suoi “clienti” James Dean, Malcolm X, Humphrey Bogart e Marilyn Monroe. Per lei, scomparsa più di 40 anni fa, ha inventato una… carriera postuma usando la sua immagine per reclamizzare jeans, mentine, bambole, slot machine e bottiglie di vino. Abbastanza per farla guadagnare 8 milioni di dollari l’anno. Del resto, un po’ come i fedeli di qualche culto religioso, anche i fan vogliono consumare la “divinità” cui sono devoti attraverso gadget di ogni tipo. E così, invece di rendere tutti uguali come vorrebbe il detto, la morte ha fatto diventare qualcuno unico, immortale e soprattutto molto ricco.
       
Un sosia di Elvis. Ma non guadagna più di quello… morto.
Quanto valgono le… fu celebrità
Come ogni anno, la rivista Usa economica Forbes ha stilato una classifica delle celebrità che, da morte, hanno “guadagnato” di più (in milioni di dollari) tra il settembre 2002 e quello del 2003. Eccone una sintesi (tra parentesi la posizione in graduatoria).
Note: 1) creatore di Charles Brown e Snoopy; 2) autore de Il signore degli anelli; 2) ex Beatles.
Una vita con Snoopy
Il fumettista Charles M. Shultz, creatore dei Peanuts. Morto nel 2000, non ha voluto che altri continuassero a disegnare i suoi personaggi.

Nessun commento:

Posta un commento