Dove la storia è fatta di millenni
Colli Euganei: il gran parco su antichi vulcani
Il Parco regionale dei Colli Euganei è stato istituito dalla Regione nel 1989. Con i suoi 18.694 ettari , occupa come parco una delle zone più ampie del Veneto. I Colli Euganei, prima del riconoscimento regionale, stavano subendo uno scempio enorme con gli scavi a cielo aperto nelle loro falde, per l’estrazione di materiale sia minerale, sia da costruzione: “ferite” che si vedono ancora passando nei pressi dei lussureggianti colli, vanto e orgoglio di tutti gli abitanti della zona. Volendo visitare tutto il parco, che è enorme, conviene dividere la zona in tante parti e programmare delle visite mirate, scegliendo di volta in volta una delle tante meraviglie che ci vengono offerte. I vari itinerari possibili, partendo dai quattro punti cardinali, non trascurano alcuno dei centri abitati: da Abano a Monselice, da Este ai Centri Termali, dai luoghi di villeggiatura alle abbazie, ai musei curati nei minimi particolari. In questi vent’anni, la Direzione del parco ha compiuto miracoli, allestendo dei punti di riferimento visitabili sia dalle scolaresche con intenti didattici, sia dagli adulti e dalle comitive di turisti. Tutti vengono coinvolti nella storia millenaria di questa terra con i suoi tanti tesori e qualsiasi itinerario si scelga, diventa prezioso! Nel Novecento aumentarono in modo incontrollato le attività di estrazione finché, finalmente, si sono accorti dei danni irreparabili che l’ambiente subiva.
Una legge del 1971 limitò l’escavazione, lasciando attive alcune cave di marna per cementifici e di trachite, particolarmente adoperata per costruzioni di manufatti pregevoli. Contemporaneamente, si iniziò la bonifica degli acquitrini paludosi che per molto tempo furono fonte di inquinamento e malaria. Al loro posto furono coltivati prodotti agricoli, come granoturco, viti che producono ottimi vini e ulivi, talmente numerosi da creare un centro cooperativo di raccolta per la produzione di olio eccezionale a tasso bassissimo di acidità. La parte più produttiva è quella esposta a sud, al riparo da venti freddi del nord. Il bello è che con la nuova legge sono riusciti a lasciare strade e sentieri intatti, praticabili quindi, come prima dell’estinzione del parco. All’interno del parco c’è la magnifica realtà di Arquà Petrarca, dove sembra di tornare nel medioevo, con la possibilità di ammirare la bella casa del celebre poeta e scrittore del Trecento, Francesco Petrarca, noto universalmente per “Il Canzoniere”. C’è un altro posto da visitare sia per la sua importanza storica, sia per la posizione che occupa sopra uno dei colli: la villa di Beatrice D’Este, oggi sede del Museo naturalistico. Una particolare attenzione merita “Cava Bomba”, una fornace ai piedi del monte Cento, dove venne estratto e cotto il prodotto per fare la calce: oggi si può visitare ed è ancora come prima della chiusura. Ai piedi della cava c’è il museo Geopaleontologico e una collezione degli arnesi di lavoro della cava, qui è esposta la storia di milioni di anni e a spiegarla sono pietre e fossili estratti dal sottosuolo assieme a reperti zoologici di animali preistorici. Altro museo che segnaliamo è il “Museo Orazio e Giulio Centamin” situato al centro di Monselice. Poi il “Museo vivente degli insetti” con centinaia di insetti dove tra l’altro si può vedere la nascita e le trasformazioni del baco da seta. Vi abbiamo descritto alcune delle meraviglie che il parco offre, ma non è tutto qui. Dal momento che in una volta sola è impossibile vedere tutto, il direttore del Parco, il dottor Nicola Modica, ci ha spiegato che per orientare i visitatori sono stati realizzati, a cura di Paolo Paolucci, quattro opuscoli che descrivono e fanno conoscere il parco d’inverno, in primavera, in estate e in autunno. Il tutto in una veste tipografica ricca di foto, con la narrazione della storia completa della vita del parco in quattro momenti, diversi sia per le centinaia e centinaia di animali, sia per centinaia di varietà di piante e fiori. Durante la nostra visita abbiamo potuto ammirare il volo del falco pellegrino che sembrava in via di estinzione, ma che ora nidifica sulle rocce dei colli. Altra notizia interessante riguarda la quantità di cinghiali che hanno trovato rifugio nella foresta del parco: ce ne sono circa 2000 per evitare che creino disastri, danneggiano le culture e siano pericolosi essendo di peso elevato (arrivano fino a 130 chili), alcune centinaia vengono catturate ogni anno con apposite gabbie per ridurne il numero. Altro fenomeno che si può ammirare salendo su uno dei colli che sovrastano la parte bassa del parco è l’effetto dell’inversione termica, che crea un effetto di ineguagliabile bellezza: un soffice manto di nebbia che copre la parte bassa fino a metà colli, mentre con i cielo terso è possibile vedere fino a Vicenza e Venezia e ammirare lo spettacolo di tutta la pianura circostante. Pensiamo ai Romani, che già avevano scoperto le bellezze di questi luoghi e conoscevano il bel vivere, godendo delle terme, fonte di benessere e per il clima che c’è nel parco dei colli Euganei. Poi è arrivata la Repubblica di Venezia e ha costruito ville, palazzi e castelli, facendo della zona una delle proprietà dei patrizi Veneziani. Fu quello un periodo particolarmente tranquillo e felice per gli abitanti della zona. Il “bel vivere” e i prodotti genuini hanno fatto sorgere decine e decine di ristoranti e agriturismo di prima qualità, sui quali si possono ricevere informazioni più dettagliate rivolgendosi alle Pro Loco locali. Potremo dilungarci oltre, ma vorrebbe dire privare il visitatore di tante altre sorprese. Salutiamo gli amici avisini Roberto Rondin e Arnaldo Brusi che ci hanno accompagnato in questa seppur breve visita, il direttore del Parco, Nicola Modica per la gentilezza con cui ci ha accolto, ricordando ai lettori di “Dono & Vita” che al Parco sono a disposizione delle guide per garantire una visita completa indimenticabile.
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