Raffigurato a partire dal Rinascimento in sembianze di adolescente, al pari di eroi e dei greci celebrati per la loro bellezza, come Adone per Apollo, in realtà fu un coraggioso soldato, tribuno della prima corte dell’imperatore Massiminiano e nulla vi è nella sua vicenda terrena che suggerisca morbidezza ed equivoco – come ne Le martyre de Saint Sebastien di Gabriele D’Annunzio – ma al contrario eroismo e salda determinazione. Narra la più antica Passio che Sebastiano era nato a Milano da una famiglia cristiana e giovanissimo, nel 270, si era trasferito a Roma per entrare nella guardia pretoriana. Un’altra fonte lo dice originario di Narbona nella Gallia meridionale, ma entrambe concordano sul fatto che ben presto giungesse ai margini della carriera militare. Convertito al Cristianesimo, di nascosto ai superiori propagandava la sua fede, facendo numerosi proseliti fra le truppe e addirittura nel palazzo imperiale. Nel 304 venne scoperto e l’imperatore ordinò che fosse ucciso trafitto da frecce e così, racconta la Passio , dopo essere stato condotto sul Palatino «fu legato a un palo, e colpito da tante frecce da sembrare un riccio». Creduto morto, fu raccolto da una matrona romana, Irene, che invece lo curò e lo guarì. Sebastiano non volle fuggire da Roma come gli consigliavano gli amici, anzi decise di presentarsi davanti agli imperatori Massimiano e Diocleziano per proclamare impavido la giustezza della fede in cui credeva.
Questa volta non poté sfuggire al martirio, avvenuto per flagellazione. Il suo corpo fu gettato nella cloaca Massima, ma venne recuperato da una pia cristiana cui era apparso in sogno chiedendo di essere sepolto presso le catacombe sulla via Appia, dove si diceva fossero stati traslati da poco i corpi dei santi Pietro e Paolo, e dove sorgerà nel IV la basilica a lui dedicata. Per questo Sebastiano (il cui nome deriva dal greco sebastòs, “venerabile”) è il terzo patrono di Roma dopo i due grandi apostoli. Il 20 gennaio, sua festa liturgica, ha ispirato molti proverbi meteorologici, alludendo alla fine dell’inverno specie nel Sud d’Italia, dove si svolge anche il più celebre festeggiamento: ad Acireale, in provincia di Catania, la statua del santo patrono esce dalla splendida basilica barocca (nominata patrimonio dell’umanità) tra fuochi d’artificio e una pioggia di coriandoli colorati. I devoti, scalzi, e con un fazzoletto di seta in testa, al grido di «Cu tuttu ‘u cori,, viva sanmmastianu» conducono di corsa per la cittù, l’argentea portantina con la statua, che solo a tarda notte fa ritorno nella basilica.
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