venerdì 31 agosto 2012

PIZZERIA LOMBARDI



ENZO ANNI SESSANTA QUANDO LAVORAVA A NAPOLI ALLA PIZZERIA LOMBARDI



CINQUE TERRE

Il piacere di vivere

                     nelle Cinque Terre

Un tempo – dice Franco Bonanini presidente del Parco – ci si vergognava a dire che si proveniva da queste parti”.
Poi il radicale cambiamento che ha fatto delle Cinque Terre un posto bellissimo e funzionale. Qui gli anziani sono rispettati e aiutati.
E i giovani non vanno più via.

«Ricordo che i miei genitori provavano vergogna nel dire che provenivano dalle Cinque Terre, all’epoca era sinonimo di miseria».

Comincia così il racconto di Franco Bonanini, presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Il suo è, fortunatamente, solo un ricordo: la situazione odierna è molto diversa. «Oggi vivere alle Cinque Terre è motivo di orgoglio per tutti, grazie al recupero del nostro bagaglio culturale che ci ha dato una marcia in più per riprendere in mano le sorti del territorio».

E pensare che qui, in questo splendido angolo della costa ligure, con le colline e il caratteristico sistema delle “terrazze”, i borghi che si degradano su un mare blu, fino agli inizi degli Anni ’90 chi poteva emigrava. Le Cinque Terre avevano ben poco da offrire. Nei comuni che oggi fanno parte del Parco Nazionale (Riomaggiore con la frazione di Manarola, Vernazza con quelle di Carniglia e Monterosso), i primi insediamenti risalgono all’anno Mille quando furono costruiti i primi muri a secco per ricavare degli spazi da dedicare all’agricoltura.

Prosegue Bonanini: «Questa pratica è continuata fino al secondo dopoguerra e la lunghezza dei muretti a secco ha raggiunto ben 7mila chilometri, una estensione che eguaglia la muraglia cinese con la quale siamo gemellati».
Due gli eventi nella storia delle Cinque Terre che hanno determinato il suo declino nel corso del ‘900. «Nel 1920 – prosegue il presidente del Parco – è scoppiata la fillossera, una malattia che distrugge le viti; nel nostro caso ha comportato il venir meno all’unica risorsa che i contadini avevano. È iniziata così la grande emigrazione».
Tra gli anni ‘60 e ’70, poi è stata costruita la strada di collegamento con La Spezia, capoluogo di provincia. Fini l’isolamento dei Comuni delle Cinque Terre.
«All’epoca ero ragazzo e ricordo che per noi iniziò una sorta di confronto con una realtà diversa. Trovavamo il nostro modo di vestire e di pensare anacronistico. Ci sembrava che il progresso andasse da tutt’altra parte. Molti se ne andarono, rimasero solo, o quasi, gli anziani».
A metà degli Anni ’90 un altro cambiamento nelle Cinque Terre arrivò il turismo.
Nel frattempo però cresceva l’esigenza da parte di chi era rimasto di ripristinare gli spazi agricoli. I muretti a secco cadevano uno dopo l’altro e non erano più in grado di proteggere il territorio dalle frane. Spiega Bonanini: «Dovevamo si difendere il territorio dalle frane, ma anche dai flussi turistici. Il turismo rispetto al comparto agricolo, per noi primario, stava diventando straripante. Se i muretti, però, crollavano veniva meno, oltre all’agricoltura anche il turismo».
Allora che fare? Gli amministratori locali si sono uniti (all’epoca Franco Bonanini era sindaco di Riomaggiore) e coadiuvati da Legambiente, hanno chiesto l’istituzione del Parco Nazionale e l’inserimento delle Cinque Terre nel patrimonio mondiale dell’umanità.

Ora il progetto è quello di fare un passo indietro e recuperare tutto quello che nel corso del ‘900 è andato perso: il lavoro della terra, la coltura della vite, dell’ulivo, dei limoni, dei prodotti tipici del luogo. C’era bisogno di denaro per finanziare questo grande restauro. Si è trovato un modo semplice. «Abbiamo applicato il biglietto di ingresso al Parco e il ricavato lo abbiamo riversato nel recupero dei terreni. Via via siamo riusciti ad istituire varie cooperative che hanno impiegato moltissimi giovani che finalmente hanno avuto la possibilità di rimanere».

Il Parco continua ad investire sulla formazione dei giovani e si cerca anche di puntare sulle novità, come la linea di cosmesi biologica oppure il formaggio della Val di Vara e lo Schiacchietrà, il famoso vino passito locale.

Dall’istituzione del Parco sono nate anche centinaia di piccole attività imprenditoriali nel settore ricettivo.
Non ci sono grandi alberghi, ma tante affittacamere. Il che garantisce entrate di tutto rispetto. «La grande emigrazione – prosegue Bonanini – aveva lasciato una serie di case vuote. Così abbiamo promosso la formula del bed and breakfast. E devo dire che anche grazie a questa iniziativa le Cinque Terre possono essere considerate un’oasi di benessere».
Grazie poi all’innovazione tecnologica si è puntato sulla mobilità sostenibilità.
Nei comuni del Parco circolano solo autobus elettrici o a metano.
In più c’è un distributore a metano gestito dal Parco.
E ancora: a Riomaggiore e nella frazione di Manarola, già da qualche anno, non ci sono antenne né parabole sui tetti delle case. Tutto il comune è cablato ed è servito da un’antica antenna. Tutti i cittadini possono accedere sia ai canali nazionali che internazionali, anche quelli a pagamento. Dal 2006 è in atto un’altra rivoluzione informatica: il comune di Riomaggiore ha sostituito la linea telefonica tradizionale con quella Internet. L’Ente ha fatto un abbonamento per tutti i cittadini che pagano circa 10 euro al mese. Un bel risparmio. <<Per gli anziani – annuncia Bonanini – acquisteremo un telefonino, appena uscito, che ha un computer incorporato. Così potranno telefonare senza passare dal computer. Inizialmente daremo priorità a chi ha i figli lontani.
Basterà schiacciare un bottone con i numeri memorizzati».
Gli anziani sono davvero particolarmente attivi e “coccolati”.
«Un naturopata li visita gratuitamente, praticano anche la ginnastica leggera, per loro organizzano escursioni, a chi ha bisogno diamo assistenza domiciliare per tutte le incombenze quotidiane. Quello che facciamo con loro e per loro è una delle soddisfazioni primarie», dice Bonanini.

Alle Cinque Terre ci sono ancora delle cose da “aggiustare”. «Rispetto al turismo siamo vicini a un momento di saturazione, per cui stiamo cercando di far sì che l’interesse per il territorio del Parco tracimi anche nelle zone limitrofe. La Val di Vara, ad esempio, è bellissima, ricca di vegetazione e disabitata. Il progetto è quello di realizzare una funivia, finanziata dalla Regione, per favorire l’interazione tra la costa e l’entroterra.

Praticamente si potrà soggiornare nella Valle e spostarsi sulla costa».
I turisti che visitano le Cinque Terre sono per quattro quinti stranieri.
Questo interesse è dovuto ad una particolare iniziativa del Parco.
Si tratta dell’Università del Paesaggio: «Abbiamo stipulato convenzioni con le più prestigiose università nazionali ed internazionali e ogni anno migliaia di studenti visitano il Parco. Li coinvolgiamo nei campi di lavoro per il mantenimento e la pulizia dei sentieri, il recupero del territorio abbandonato, la raccolta delle olive, delle erbe aromatiche, nella vendemmia».
Ma le Cinque Terre non sono solo mare. «C’è la possibilità – dice il presidente del Parco – di un ricco escursionismo per tutte le stagioni, per tutti i gusti ed età.
Si parte dalla “Via dell’Amore” che può essere percorsa anche da chi ha 80 anni.
A fine novembre sarà pronto un sistema di ascensori da Riomaggiore a Manarola per l’accesso anche ai disabili». Il “Sentiero Azzurro”, tra Manarola e Carniglia, è aperto a tutti. Poi c’è un’infinità di sentieri come quelli tra Corniglia e Vernazza, il percorso botanico sul mare.
Aria sana, cibo sano, ospitalità. Il tutto in armonia con l’ambiente.
Impossibile chiedere di più.

Per saperne di più

Parco Nazionale delle Cinque Terre
Via T. Signorini
1907 Riomaggiore (Sp)
Tel: 187/760000
Fax: 187/760061
Azienda Promozione Turistica (Apt)
Viale Mazzini 4
19100 La Spezia
Tel 187/254311
Sulla collina si “accende” il Presepe
È un evento che non ha eguali. È il presepe luminoso di menarola che ogni anno, dall’8 dicembre fino alla Candelora, si accende sopra la collina delle Tre Croci. È ideato e realizzato da Mario Andreoli, ex ferroviere in pensione e prossimo agli 80 anni. Il presepe, quest’anno, sarà acceso con la luce del sole, grazie a un impianto fotovoltaico.
«Ho iniziato dal 1961 – racconta il signor Mario -. Lì, dove viene allestita la camera della Natività, un tempo c’erano tre croci illuminate che rappresentavano l’ultima stazione della Via Crucis. La prima luce la illuminai con la batteria di un’automobile. Le croci erano tre, quella centrale del Cristo le due laterali dei due ladroni. Nel 1963 feci anche le altre due, l’anno successivo una capanna in miniatura e arrivai nel 1965 ad una trentina di personaggi che oggi sono 250 figure, tutte fatte con materiali di recupero, e oltre 15mila luci accese». Ogni anno il signor Mario aggiunge qualche elemento in più al presepe e già da questa estate si è messo al lavoro. Si può considerare davvero un artista, ma lui umilmente dice: «Quando c’è la passione si può fare tutto. E per me è una soddisfazione enorme. Vedo le corriere che arrivano per ammirare il presepe, per l’occasione c’è anche un treno speciale. E poi i cori natalizi, le bande, la fiaccolata, i fuochi d’artificio. L’hanno scorso c’erano più di 100 fiaccole in segno di pace. Hanno partecipato anche un gruppo di ragazzi disabili, torneranno anche quest’anno. Ci emozioneremo ancora una volta insieme». Chi le da una mano? «Faccio tutto da solo. Il prossimo 6 febbraio compio 80 anni. Sono entrato nei Guinness dei primati: il presepe di Manarola è il più grande del mondo».

ABBAZIA DI SAN FRUTTUOSO

IL CRISTO DEGLI ABISSI E’ RISORTO DOPO CINQUANT’ANNI

Inagurato nel 1954, nessuno si era curato della sua salute. Fino al 2002, quando un sub vide una mano mozzata. Dopo otto mesi di pulizia, il bronzo è ritornato come una volta. E adesso può essere ammirato all’asciutto, prima che torni sott’acqua nella baia di San Fruttuoso.
Opera di Guido Galletti.

Abbazia di San Fruttuoso (Liguria): la sua singolare posizione la rende raggiungibile solo a piedi o via mare.
Una parte dei sotterranei dell’Abbazia ospita le tombe di alcuni membri della nobile famiglia feudale dei Doria.
L’abbazia si trova in Liguria, presso Camogli. Il santo è venerato anche a Terragona, in Spagna, e ha ispirato un importante Giubileo. 
Se un itinerario turistico tra Barcellona e Terragona dà la possibilità al viaggiatore di godere di insuperabili spettacolo della natura e dello splendido rigoglio dell’architettura cistercense, da Montserrat Santes Creus, a Vallbona de Los Monges, a Poblet, per tutto l’arco dell’anno 2008, sarà anche molto interessante rendersi conto dello stretto contatto esistente fra Italia e Spagna attraverso il grande Giubileo di San Fruttuoso.

Questo Giubileo, che è stato aperto solennemente a Terragona si riferisce al martirio, avvenuto nell’anfiteatro di quella città, del Santo che si venera nel monastero ligure di San Fruttuoso (Camogli) il piccolo borgo immerso nel Parco Naturale Regionale di Portofino. Il monastero è legato alla leggenda secondo la quale il vescovo Fruttuoso, morto sul rogo insieme ai diacono Eulogio e Augurio, apparve in sogno a cinque monaci e indicò loro il luogo, sulla costa ligure, in cui dovevano essere sepolti i suoi resti, luogo che doveva essere indicato da tre segni: un drago feroce, una caverna e una limpida fonte d’acqua. I monaci, guidati da un angelo, arrivarono sugli scogli di Capodimonte, dove trovarono il drago, che fu affondato e annientato dall’angelo, e lì scoprirono anche la caverna e la limpida fonte. San Fruttuoso è senz’altro l’abbazia più famosa della Liguria, nota soprattutto per la sua incredibile posizione, a ridosso della spiaggia e raggiungibile soltanto a piedi o via mare (ciò che forse ha salvato questo luogo da ogni contaminazione). 

Il profilo del complesso, che risale al X secolo, risulta oggi contrassegnato dalla stupenda loggia dell’edificio monastico e dalla Torre dei Doria, costruita circa cinquecento anni dopo per avvistare in tempo i pericoli provenienti dal mare e per ospitare la guarnigione di difesa. Terragona dunque, con la sua grandiosa cattedrale in cui è compresa una cappella intitolata a San Fruttuoso, si appresta ad accogliere numerosi turisti e pellegrini che andranno a rendere omaggio a chi subì il martirio nell’anfiteatro della città. Ma a Terragona può essere anche punto di partenza per un percorso devozionale decisamente particolare, attraverso molti monasteri cistercensi. A circa quaranta chilometri da Barcellona ecco Montserrat con la sua atmosfera di intensa devozione, e con la natura rigogliosa del vastissimo parco dominante dall’alto il monastero è raggiungibile con una cremagliera.     
Ed è così possibile godere lassù di quello spettacolo naturale, dalla vegetazione ricca ed esuberante (nonostante i numerosi incendi) di alberi, piante e arbusti aggrovigliati alle rocce, nella piacevole condizione climatica data dall’altitudine del 1.000 metri, tra avallamenti ombrose e rupi assolate, dove vivono tranquilli gli animali del bosco: (cinghiali, tassi, donnole e volpi) mente volano in alto le aquile.
L’architettura del complesso si staglia contro la parete rocciosa estremamente frastagliata così come l’avrebbero “segata” gli angeli! E infatti eccoli i due angeli che reggono lo stemma di Montserrat su di una mensola del chiostro gotico e nello stemma si vede la sega, con quegli stessi angioletti avrebbero appunto tagliato la montagna, per erigervi il monastero.
Furono la particolare conformazione  e la posizione elevata che determinarono la scelta di Montserrat come luogo particolarmente adatto all’eremo.
È difficile esprimere quanto sia particolarmente toccante ascoltare ancora oggi nel grande tempio eretto alla Madonna di Montserrat, il coro della più antica “Escolania” in Europa: le splendide voci bianche di oltre cinquanta giovani cantori a cui è affidata un’antichissima tradizione. E proprio il 29 aprile scorso la Chiesa si Santa Maria in Monserrato, nel pieno della Roma rinascimentale, a poca distanza da Palazzo Farnese e dal Palazzo della Cancelleria, ha accolto un bellissimo concerto le note di questa prestigiosa “Escolania”, nota ormai in tutto il mondo.
I ragazzi vivono la propria esperienza scolastica a Montserrat, aggiungendo il canto alle diverse discipline di una normale scuola dell’obbligo (dagli otto ai quattordici anni), rientrando in famiglia ogni fine settimana; ed è bello vederli nei momenti liberi rincorrersi nel piazzale, formicolante di turisti devoti, e giocare a pallone ed applicare nel migliore e più giocoso dei modi l’originale regola benedettina, affine a quella dell’Ordine Cistercense dei monaci che reggono il monastero di Montserrat.
E l’attuale comunità dei monaci si adopera per dare un’accoglienza completa ai numerosissimi pellegrini che affluiscono quotidianamente, dando loro assistenza ai numerosissimi pellegrini che affluiscono quotidianamente, dando loro assistenza sia sul piano devozionale (con le numerose cerimonie in basilica), sia sul piano ricettivo (con la bellissima struttura annessa) sia su quello culturale (con il ricco museo, che accoglie non solo oggetti di culto e arredi sacri, ma anche un notevole patrimonio pittorico con quadri celebri, fra cui anche un Caravaggio).
E si può proseguire verso Poblet, il centro sorto nel 1151 quando il conte Ramon Berenguer IV cedette all’abbazia di Fontfreda, vicina a Narbonne, alcune terre della conca di Barberà, per la costruzione di un monastero cistercense. Fin da quegli inizi l’economia del complesso si basava sul principio dello sfruttamento delle fattorie (alla fine del secolo XII ne erano presenti ben 17), ma più tardi si cominciarono a comprare i diritti dominicali di paesi e circoscrizioni municipali, poiché si era impoverito il numero dei convertiti. Proseguendo per l’itinerario, è molto emozionante assistere a un bel audiovisivo sulla vita che si svolgeva a Santa Creus; questo monastero riproduce con fedeltà la pianta di costruzione originaria, ossia all’epoca di San Bernardo. Poco oltre, , l’altro monastero di Santa Maria de Vallbona, dove è possibile pernottare. Dopo aver ascoltato i Vespri in cattedrale, si possono scambiare due parole con le attive, monache che si occupano dell’ospitalità in modo pregevole.
E infine un cenno a Poblet, il complesso che raggiunse il massimo splendore nel secolo XIV, con sette baronie raggruppanti 60 paesi, con un gruppo di 10 piccole cittadine dipendenti dal cenobio.
Da questo grande potere economico nacquero le costruzioni e gli arredi come la magnifica biblioteca, ricca di manoscritti e stampati antichi di grande pregio e lo scriptorium o la grande torre dell’Orologio, fatta costruire dal duca di Cardona.
Durante i secoli, con alterne vicende, il monastero a volte si allontanò dalla rigida vita monastica, assumendo grande fasto e ricchezza; oggi però l’abbazia presenta una vita conventuale molto attiva, con una trentina di monaci che mantengono vivo l’ideale cistercense, facendo di Poblet un grande centro di attrazione spirituale.

CREN

Conoscere le spezie: il cren
BARBAFORTE (CREN)
Pianta erbacea coltivata anche in Italia, di cui, a scopo alimentare viene consumata la radice che fresca è conservata, grattugiata o pestata mantiene sempre un profumo estremamente pungente e piccante.

In cucina

Viene usata sia sottaceto o in agrodolce, per accompagnarla ai lessi attivando così un effetto stimolante sulla  secrezione salivare e gastrica.

In medicina

Svolge anche una blanda azione diuretica.
E’ certamente più nota col nome di Cren.

ARTROSI CERVICALE

Artrosi cervicale, disturbo che tormenta i 50 e più
Colpisce le vertebre situate all’altezza del collo e può provocare conseguenze diverse, tra le quali, dolori, vertigini, tachicardia, mal di testa, difficoltà di deglutizione. 
Un osteopata, vi spiega quali  sono le giuste terapie.
«Mi fa male la cervicale…»
Questa è u’espressione – peraltro non del tutto appropriata – usata da tate persone sofferenti di una sintomatologia che interessa il rachide cervicale, cioè le vertebre situate all’altezza del collo, che dovrebbe essere chiamata con il termine più giusto di “cervicalgia”; l’artrosi cervicali è una delle cause ella cervicalgia.
L’età delle persone che soffrono di tale disturbo è prevalentemente dai 40-50 anni in su e il disturbo riguarda più gli uomini che le donne. Crampi allo stomaco, mal di testa, disturbi visivi, tachicardia, rigidità del collo, difficoltà di deglutizione, nausea, vertigini, giramenti di testa, mancanza di forza nelle mani, rigidità mattutina e rossori del volto sono tra le possibili conseguenze dell’artrosi cervicale. Tutto (o quasi) potrebbe dipendere dalla degenerazione delle vertebre in quella zona della colonna cervicale e dal cattivo funzionamento di un nervo, il nervo vago, che è il più lungo e più ramificato dei nervi cranici e il maggior componente del sistema nervoso autonomo. Un’altra “responsabile” dell’artrosi cervicale è l’aspettativa di vita, cioè il progresso aumento dell’età media delle persone.   
È questo un fenomeno che piace a tutti, ma che può far insorgere nuove patologie specialmente in chi, durante la vita lavorativa, ha assunto – per abitudini dipendenti dal tipo di lavoro svolto – determinate posizioni della testa, e anche a chi ha condotto vita sedentaria. Le cattive abitudini ed altre cause, a lungo andare, agiscono sulle superfici articolari delle vertebre cervicali e il processo artrosico derivante, oltre a limitare l’attività articolare, può anche irritare le radici nervose a contatto con gli spazi articolari, provocando dolore.
Il nervo vago è molto importante: stimola la produzione dell’acido gastrico e regola i movimenti dello stomaco e dell’intestino durante la digestione, ma è responsabile anche della frequenza cardiaca, della sudorazione, di alcuni movimenti della bocca (compresi i muscoli del parlato e della respirazione) e influenza l’orecchio esterno e le meningi. Quando il nervo vago non funziona come dovrebbe, per esempio  nel caso di artrosi cervicale, possono verificarsi una serie di problemi (come quelli riferiti all’inizio). L’osteopatia è un metodo di cura che tratta l’intera struttura del corpo umano. 
Comprende una serie di tecniche manipolative per correggere i meccanismi che impediscono a varie parti del nostro corpo di compiere le funzioni naturali. L’osteopatia interviene anche sulla colonna cervicale trattando le aree di debolezza, squilibrio o eccessiva tensione con l’obiettivo di ristabilire la mobilità di questo tratto della colonna e migliorare la sua integrazione e regolazione con il resto del rachide (per altre informazioni si rimanda al sito internet www.osteopatia.it
Un esperto in questa disciplina è il dottor Giovanni Turchetti, membro di numerose società internazionali di osteopatia. Lo abbiamo intervistato.
Il processo di invecchiamento incide sulla cervicalgia?
Il processo di invecchiamento incide su tutto il nostro stato di salute e quindi può influire su ogni distretto del corpo, cervicale inclusa. Però la cervicalalgia non è sempre collegata ad processo artrosico; spesso e volentieri è provocata da traumatismi, postura scorretta e da altre cause.
Le cervicalgie sono dovute alla perdita del tono ed elasticità muscolare, e più spesso, a problemi di natura osteoarticolare causati da portamento scorretto, reiterato nel tempo, o da uno spostamento del corpo vertebrale. Tutto ciò può portare a u processo artrosico legato all’età.
Comunque il processo artrosico non è un fatto solo ed esclusivamente di usura, ma avviene insieme a dei fattori biochimici.        
Si può fare prevenzione?
La prevenzione è la prima ed unica vera medicina, specialmente grazie a una sana attività fisica. Nella nostra esperienza clinica ormai decennale, abbiamo notato che la maggior parte dei nostri pazienti o non fa attività fisica o ne fa troppa e scorretta. Bisogna dedicare almeno 30 minuti al giorno all’esercizio fisico. e, più invecchiamo, più attività fisica si dovrebbe dare, con un impegno che tenga ovviamente conto dell’età e delle  possibilità anatomiche-fisiologihe individuali.
Come agisce l’osteopata?
Dopo una scrupolosa prima visita diagnostica di tutta a struttura biomeccanica del paziente, procede a trattamenti manipolativi e mobilizzativi delle strutture interessate a livello muscolare, articolare, tendineo, legamentoso e di fascia, nonché viscerale e craniale; viscerale perché molto spesso i problemi riferiti alla colonna possono essere di origine viscero-somatica.
Sono utili i massaggi?
I massaggi possono essere utili se fatti da mani qualificate, comunque non sono risolutivi, sono un metodo di trattamento sintomatico. Ecco perché necessitano i trattamenti osteopatici che lavorano su tessuti più profondi e a livello articolare.     
Viene definito cervicobrachialgia il dolore che colpisce il collo e può coinvolgere anche le spalle e glli arti superiori. In quale modo si interviene?
 La cervobrachialgia è molto comune e spesso non è semplice capire se si tratta di un problema cervicale che si dirama sul braccio, o viceversa; come sempre una buona diagnosi è la chiave essenziale. I trattamenti, come per gli altri disturbi curabili come l’osteopatia, sono individuali e calibrati su misura del paziente, e comprendono: manipolazioni, mobilizzazioni, trazioni con macchinari e atre terapie sinergiche all’osteopatia stessa.  
La cervichalgia può provocare vertigini e sbandamenti nel camminare? Se si, come si combattono?
Uno dei sintomi più comuni della cervicalgia sono proprio sbandamenti e vertigini e sono sintomi di una cervicalgia importante. Anche in questo caso vengono trattati cercando di risolvere la causa biomeccanica del problema.
Dottor Turchetti, in un non corretto stile di vita favorisce l’insorgere della cervicalgia?
Un corretto stile di vita (igiene mentale, igiene fisica, igiene alimentare) è il miglior modo di prevenire l’insorgenza di tutte le patologie, cervicavalgia inclusa. Ne consegue che uno stile di vita inadeguato può essere il principale fattore scatenante questo problema. È ovvio che un trauma, come un colpo di frusta, non può essere evitato nonostante un corretto stile di vita.  
La cervicalgia colpisce più gli uomini che le donne, dai 40-50 anni in su. Nella foto una radiografia delle vertebre cervicali.

MGM

17 APRILE 1924
Dalla fusione della Metro Pictures Corporatin con la Goldwyn Pictures Corporation e la Lous B. Mayer Pictures nasce la Metro-Goldwyn Mayer (Mgm). La compagnia possiede la più vasta cine-libreria del mondo con oltre 4.100 titoli. La mitica mascotte della Mgm si chiama Leo il leone, addestrato a ruggire al segnale del ciak. 
IL LEONE DEL CINEMA
Le luci si spengono ed ecco che sul grande schermo compare il leone della Metro Goldwyn Mayer. Il leone apre le fauci  il suo ruggito annuncia che il film sta iniziando: un’immagine che ha accompagnato intere generazioni. Ma dopo 85 anni di onorata carriera quel leone potrebbe non ruggire più. Troppo debiti. I creditori, infatti, attenderanno fino al 31 gennaio 2010 per riavere 4 miliardi di dollari.

NICCOLO' COPERNICO

 

(Thorn 1473 - Frauenburg, odierna Frombork 1543), astronomo e cosmologo polacco noto per la teoria astronomica detta “teoria eliocentrica” o “ teoria eliostatica”, in base alla quale il Sole è immobile al centro dell’universo e la Terra, ruotando quotidianamente sul suo asse, gira nell’arco dell’anno attorno al Sole (vedi Astronomia; Sistema solare).
Giovinezza e formazione
Copernico nacque nell’odierna Polonia da una famiglia di commercianti e funzionari amministrativi originaria della Slesia e di lingua tedesca. Lo zio materno, il vescovo Lukasz Watzenrode, provvide affinché il nipote ricevesse una solida formazione. Iniziò gli studi presso l’università di Cracovia nel 1491, dove studiò arti liberali per quattro anni senza però conseguire la laurea; successivamente, come altri giovani polacchi del suo ceto, si recò in Italia per studiare medicina e giurisprudenza. Nel frattempo lo zio gli aveva fatto assumere un canonicato a Frauenberg (odierna Frombork), carica di carattere amministrativo che necessitava degli ordini minori. Nel gennaio 1497 cominciò gli studi di diritto canonico presso l’università di Bologna e approfondì lo studio della letteratura classica; in quel periodo fu ospite di un professore di matematica, annoverabile tra i primi critici della veridicità della Geografia dell’astronomo del II secolo d.C. Tolomeo, Domenico Maria Novara; quest’ultimo incoraggiò l’interesse che il giovane polacco nutriva per la geografia e l’astronomia e insieme osservarono l’occultazione (vedi Eclissi lunare) della stella Aldebaran, avvenuta il 9 marzo 1497.
Nel 1500 Copernico insegnò astronomia a Roma; l’anno seguente ottenne il permesso di studiare medicina a Padova (presso l’università in cui Galileo insegnerà quasi un secolo dopo). Poiché a quell’epoca era normale studiare una materia presso un’università e laurearsi in un’altra, benché non avesse concluso gli studi in medicina, egli si laureò in diritto canonico a Ferrara nel 1503 e tornò in Polonia, richiamato dai suoi doveri amministrativi.
Ritorno in Polonia
Dal 1503 al 1510 Copernico visse nel palazzo vescovile dello zio a Lidzbark Warminski, collaborando all’amministrazione della diocesi e alla lotta contro i cavalieri dell’ordine teutonico, ma proseguendo contemporaneamente le osservazioni astronomiche. Tra il 1507 e il 1515 licenziò un trattato di astronomia nel quale delineò sommariamente i principi della teoria eliocentrica. Il trattato, intitolato De hypothesibus motuum coelestium a se constitutis commentariolus (noto come Commentariolus), apparve esclusivamente in forma manoscritta e venne pubblicato solo nel XIX secolo.
Dopo essersi trasferito a Frauenburg nel 1512, prese parte alla commissione del V concilio Laterano per la riforma del calendario (1515); scrisse un trattato sulla moneta (1517) e iniziò la stesura della sua opera principale, il De revolutionibus orbium coelestium (La rivoluzione delle sfere celesti), che terminò nel 1530. L’opera venne pubblicata a Norimberga da uno stampatore luterano solo poco tempo prima della morte di Copernico.
La cosmologia degli inizi del XVI secolo
La teoria cosmologica universalmente accettata prima dell'ipotesi copernicana concepiva l’esistenza di un universo geocentrico nel quale la Terra era fissa e immobile, al centro di diverse sfere concentriche rotanti. Queste sfere sorreggevano – a partire dalla Terra e procedendo verso l’esterno – i seguenti corpi celesti: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno; infine, vi erano le sfere finite più esterne, che sostenevano le cosiddette “stelle fisse” (l’ultima sfera si pensava oscillasse lentamente, dando conseguentemente origine alla precessione degli equinozi; vedi Eclittica).
Un fenomeno aveva posto un problema particolare ai cosmologi e ai filosofi naturali sin dai tempi antichi: l’apparente moto retrogrado di Marte, Giove e Saturno, cioè un moto che sembra talora arrestarsi e procedere in direzione opposta. Cercando una spiegazione a questo fenomeno, la cosmologia medievale affermava che ogni pianeta si muove tracciando un’orbita circolare detta “epiciclo”, il cui centro si muove intorno alla Terra secondo una traiettoria chiamata “circolo deferente” (vedi Sistema tolemaico).
Il sistema copernicano e la sua influenza  
Le premesse fondamentali della teoria copernicana consistono nell’asserzione che la Terra ruota per la durata di una giornata sul proprio asse e, nell’arco dell’anno, attorno al Sole. Copernico dimostrò inoltre che i pianeti ruotano attorno al Sole e che la Terra, ruotando, effettua una precessione sul suo asse (oscilla come una trottola). La teoria copernicana manteneva numerose caratteristiche della cosmologia, incluse le sfere che sostenevano i pianeti e le sfere finite più esterne, che sostenevano le stelle fisse. La teoria eliocentrica sul moto dei pianeti aveva tuttavia i seguenti vantaggi: dimostrava l’apparente moto giornaliero e annuale del Sole e delle stelle; forniva una spiegazione chiara del moto retrogrado di Marte, Giove e Saturno, nonché il motivo per il quale Mercurio e Venere non superavano mai una determinata distanza dal Sole. Le teorie copernicane affermavano anche che la sfera delle stelle fisse era immobile.
Un’altra importante caratteristica della teoria eliocentrica è che essa consentiva una nuova disposizione dei pianeti in base ai loro periodi di rivoluzione. Nell’universo di Copernico – diversamente da quanto accadeva in quello di Tolomeo – maggiore è il raggio dell’orbita di un pianeta, maggiore è il tempo impiegato dal pianeta per compiere un giro intorno al Sole. Il concetto di una Terra che ruota intorno al Sole non era però accettabile per la maggior parte dei lettori del XVI secolo, anche per quelli che comprendevano le rivendicazioni di Copernico; alcune parti della sua teoria furono tuttavia adottate, mentre il fulcro fu ignorato o comunque rifiutato.
Tra il 1543 e il 1600 esistevano solo dieci copernicani. La maggior parte di essi era estranea all’ambiente accademico e operava presso le corti di principi, nobili o sovrani; i più famosi, Galileo e l’astronomo tedesco Giovanni Keplero, riconducevano il loro favore al sistema copernicano a ragioni diverse. Nel 1588 una posizione intermedia fu sviluppata dall’astronomo danese Tycho Brahe.
Dopo la condanna della teoria copernicana determinata dal processo intentato contro Galileo dalla Chiesa nel 1615-16, alcuni filosofi appartenenti all’ordine dei gesuiti rimasero segretamente fedeli alle tesi copernicane, mentre altri adottarono il sistema geocentrico-eliocentrico di Brahe. Nel tardo XVII secolo, con l’avvento del sistema della meccanica celeste proposto da Isaac Newton, i maggiori pensatori inglesi, francesi, olandesi e danesi divennero copernicani. I filosofi naturali viventi in altre parti d’Europa, tuttavia, mantennero una visione fortemente anticopernicana per almeno un altro secolo.

HARAPPA

Pakistan

Centro, insieme alla città gemella Mohenjo Daro, della civiltà dell’Indo. Decadde intorno al 1600 a.C.

HIROSHIMA

Ore 8.15 del 6 agosto 1945. Bel tempo cielo senza nubi.
Tre aerei americani del tipo B-29, provenienti dal nord-est alla quota approssimativa di 9.500 metri, apparvero improvvisamente nel cielo di Hiroshima. Uno di essi scese in picchiata, sganciò una bomba atomica e, con repentina conversione a destra, s’allontanò a tutta velocità in direzione nord-ovest. La bomba precipitò lasciandosi dietro una coda di colore rossastro; un minuto e mezzo dopo, a un’altezza di circa 570 metri, esplose con una terrificante detonazione in una sfera di fuoco dal diametro di 60 metri e della temperatura di 300 mila gradi di calore.Lo scoppio proiettò verso il suolo velocissime fiamme rosse, blu e marroni, radioattivando il 40 per cento dell’area cittadina. Simultaneamente, una colonna di fumo bianco a forma di fungo salì a 3000 metro d’altezza in 48 secondi, e in 8 minuti e mezzo raggiunse i 9.000 metri ai confini della stratosfera. Un quarto d’ora più tardi una pioggia densa e vischiosa, che dopo due ore si trasformava in pioviscolo, precipitò in terra le particelle radioattive di cui la nuvola era carica. La pressione dell’aria appiattì al suolo tutti gli edifici entro un raggio di 5 chilometri e mezzo. Venti minuti dopo l‘esplosione, una serie di incendi ridussero in cenere una gran parte di edifici, divampando in vari punti della città.
In questa catastrofe senza precedenti più di 240 mila persone perdettero la vita e più di 100 mila riportarono ferite di varia gravità.

GLOMERULO

Rete di capillari sanguigni del rene in cui il sangue si depura dall’acqua e dai sali minerali. Assieme al tubulo, un canaletto tortuoso, costituisce un nefrone (unità filtrante).

CARBOIDRATI

Zuccheri contenuti negli alimenti come pane, pasta, cereali in genere, frutta e legumi.
Carboidrati, da demoni ad... angeli (della famiglia dello zucchero)
Dall’Australia ecco una nuova dieta di successo che si basa sull’indice glicemico degli alimenti. Sorpresa. Sono ammessi i carboidrati, anzi sono suggeriti.
Sarà perché è di moda, sarà perché un bel fisico è quasi uno status symbol, sarà perché stampa e tv ci bombardano di continuo con messaggi più o meno incoraggianti (o terrorizzanti) sull’argomento, ma fatto è che il tema “dieta” è entrato prepotentemente nella vita degli italiani. Che a volte giurano di farla. Più spesso si limitano a parlarne. Quasi sempre ci pensano quando al bar o al ristorante viene il momento dell’ordinazione. E a rincarare la dose, se mai ce ne fosse stato bisogno, si era messo pure l’ex ministro della salute Girolamo Sirchia con le sue crociate per il controllo del “giro vita!”: monito e invito a tenere d’occhio la bilancia per evitare l’obesità e tutto il suo carico di danni fisiologici (dall’infarto al diabete) la cui cura tanto pesa sul bilancio economico della nazione. Andiamo dunque verso la dieta di Stato? No, grazie.
Ma un pò più di sensibilità verso il problema... si, è giusto che ci sia. E in questa prospettiva ben venga uno studio come quello messo a punto da tre medici australiani e condensato in un libro intitolato la Rivoluzione del glucosio.
Segreto
Già dalle prime pagine si comprende che il termine “rivoluzione” non è usato a caso o per eccesso di enfasi: quel che vi si sostiene, infatti, è che per perdere peso non è necessario sottoporsi a strazianti mortificazioni del gusto, nè la tour de force alimentari con elaborati calcoli delle calorie. Il segreto è nell’indice glicemico (IG) dei carboidrati, che non solo non vanno eliminati e demonizzati, ma addirittura rivalutati per il buon esito della dieta. Non è chiarissimo, vero? Allora cerchiamo di capire meglio cosa vuol dire.
L’indice glicemico
bussola
dei carboidrati
Prima di tutto facciamo chiarezza su qualche termine. Il glucosio è praticamente un sinonimo di zucchero e la glicemia è la quantità di glucosio presente nel sangue che, dopo i pasti, aumenta in modo direttamente proporzionale alla percentuale di carboidrati assorbiti. L’indice glicemico (IG) è invece una valutazione della quantità di carboidrati in funzione delle variazioni della glicemia registrabili dopo averli mangiati. Detto questo, gli scienziati australiani sostengono che, quando la glicemia si alza eccessivamente perché abbiamo ingerito troppo carboidrati ad elevato IG, il nostro corpo è costretto a produrre più insulina, il che aumenta il rischio di malattie gravi come il diabete o le patologie cardiovascolari e, in più, induce il nostro metabolismo a trasformare in tessuto adiposo (leggi chili di troppo) i carboidrati che non vengono utilizzati a scopo energetico. Che tradotto in parole ancora più semplici significa: se consumiamo regolarmente cibi a basso IG, produrremo meno insulina, la nostra salute ci ringrazierà e con la bilancia andremo d’accordo. Già, ma quali sono i carboidrati “buoni”, quelli con IG basso, che dovrebbero diventare protagonisti della nostra dieta?
Consigli
Il libro degli esperti australiani è esauriente in proposito e propone tanto di prospetti e tabelle facili da consultare. Certo le sorprese non mancano: scorrendole, infatti, si scopre per esempio che se si vuole perdere peso è meglio mangiare un piatto di tagliatelle all’uovo che non del riso, o un’insalata di lenticchie piuttosto che barbabietole. E le indicazioni non mancano neppure per chi si trova ogni giorno a combattere la quotidiana guerra tra le esigenze di una ristorazione di qualità e quelle di una clientela attenta alle calorie.
Creare un menù
che rispetti
i pesi glicemici
Per la colazione al bar, per esempio, basterebbe proporre accanto al classico croissant (IG67) una invitante muffin alle mele (IG), mentre all’ora dell’aperitivo si possono sostituire le tradizionali patatine (IG57) o il popcorn (IG72) con delle arachidi salate (IG14).
Break
Anche per il panino di mezzogiorno, croce e delizia di migliaia di lavoratori, si può far qualcosa: basta scambiare il solito pane all’olio (IG72) con del pane integrale di segale (IG41), o magari si può suggerirlo di alternarlo con un’insalata di cannellini (IG31) o di ceci (IG20). Persino sul dessert si può lavorare: spiacenti per gli affezionati dell’ananas (IG66) o del melone (IG72), ma conviene variare con un fresco pompelmo (IG25) o con una coppa di ciliege (IG22). Il tutto senza dimenticare che controllare zuccheri e IG non basta: condimenti abbinamenti e un pò di attività fisica sono altrettanto importanti per la riuscita della dieta. Così come è importante il consiglio degli autori: “Puntate sempre sulla qualità più che sulla quantità”.
E anche questa potrebbe essere una rivoluzione.
La rivoluzione del glucosio a tavola
Pranzo
Un pranzo a basso IG dovrebbe comprendere, oltre naturalmente i carboidrati “buoni” come il pane integrale, la pasta, i legumi anche proteine (pesce uova eccetera), abbondanti verdure cotte e crude e, infine un frutto. Tra le tante possibili combinazioni: sushi, cous-cous, zuppa di verdure, tagliatelle alle verdure, spaghetti al ragù, fegato alla piastra, ravioli e verdure miste alla griglia.
Cena
Per la cena, lo chef può osare di più. Si va dall’insalata di pasta con petto di pollo, peperoni e funghi alla carne mista saltata in padella e accompagnata da fagioli messicani e tortillas, dai filetti di pesce con patate novelle al vapore alla macedonia di frutta con salsa di miele e yogurt, dalle fragole con gelato alla vaniglia al mini strudel di pasta fillo al profumo di cannella.
Nel tuo frigo non possono mancare tagliatelle e pasta fresca.
I carboidrati contenuti nella pasta (ma presenti in elevate quantità anche nel pane e nel riso). Infatti, sono preziosi alleati di chi vuole combattere lo stress a tavola, aiutano il triptofano a raggiungere più velocemente il cervello e quest’ultimo a produrre più serotonina, con notevoli benefici per l’umore.

ECODOPPLER

Scopri quanto corre il tuo sangue 
CHE COS’E’ Utilizza gli ultrasuoni emessi da una sonda sfruttando l’analisi della loro velocità.
Si tratta infatti di un particolare tipo di ecografo collegato a un computer.
A COSA SERVE Verifica quel’è lo stato di arterie e vene e individua eventuali restringimenti od occlusioni. Permette di controllare anche la circolazione di alcuni organi. E’ utile se si sospetta la presenza di placche nell’apparato circolatorio.
COME SI SVOLGE Il medico applica sulla pelle del paziente disteso o sulla sonda una gelatina speciale che facilita la trasmissione degli ultrasuoni. Fa quindi scivolare la sonda in corrispondenza delle arterie e delle vene da esaminare: la velocità del flusso sanguigno si visualizza su uno schermo.
Durata 20 minuti.
PERCHE’ NON DEVI TEMERLO Indolore e innocuo (non radiazioni), si esegue anche come integrazione a una visita angiologica o cardiologica o completando un’ecografia.
PRIMA DELL’ESAME Non richiede alcuna preparazione.

PRESSIONE DEL SANGUE

Se ti si abbassa la pressione

Il caldo causa una dilatazione dei vasi sanguigni che può metterti in crisi se hai già la pressione bassa. Per evitare problemi, bevi acqua e sale (un cucchiaio per mezzo litro d’acqua): aumenta il volume del sangue in circolazione e tutti i tessuti riceveranno più ossigeno.
Inoltre, porta in spiaggia albicocche, prugne, pesche, banane e pomodori: sono ottime fonti di potassio, che regolarizza la pressione.
Pressione alta
Sempre più ragazzi ipertesi
La pressione alta non è più solo un problema degli adulti. Secondo uno studio dell’ospedale per bambini di Boston (Usa) circa 2 milioni di piccoli statunitensi sono ipertesi, ossia hanno livelli di pressione superiori alla media.
Dall’indagine è emerso che già a due anni i bambini hanno questo parametro troppo elevato: nella maggior parte dei casi, però, il disturbo non è stato riconosciuto, favorendo la comparsa di altre malattie.
Il caffè fa bene ai nonni
Se le persone anziane hanno la pressione nella norma non ha senso proibire loro di bere il caffè e il tè. Le bevande a base di caffeina, infatti, sembrano aiutare i nonni a non farsi prendere dalla sonnolenza, che compare dopo i pasti e che si fa sentire sempre più con l’avanzare dell’età. A dimostrare i benefici del caffè per gli anziani è uno studio americano che ha coinvolto più di 6.500 over 65.
Mangiare soia abbassa la pressione
La soia  e i prodotti a base di questo legume, come latte o biscotti, abbassano la pressione del sangue di chi si nutre: diminuiscono così il rischio di essere colpiti da infarto e ictus. Lo hanno scoperto i ricercatori americani Beth Israel Medical Center di Boston che, hanno studiato gli effetti di una dieta a basso contenuto grassi, colesterolo, sale a calorie su un gruppo di sessanta donne ultracinquantenni. Dopo avere diviso in due parti il gruppo, i ricercatori americani hanno aggiunto alla dieta quotidiana di trenta delle sessanta pazienti alcuni prodotti a base di soia. Alla fine dell’esperienza, le donne che avevano mangiato soia avevano una pressione del sangue inferiore del 10 per cento rispetto alle altre.

Un noto medico spiega come prevenire e curare l’ipertensione
Pressione alta: poco sale, tanta acqua e frutta
«Consiglio anche di non essere sovrappeso e di fare attività fisica»
Consiglio a tutti di controllare regolarmente la pressione del sangue, specialmente a chi ha avuto parenti stretti con ipertensione, a chi è sovrappeso o a chi soffre di problemi cardiocircolatori. Infatti l’ipertensione è un disturbo subdolo perché può anche non dare segni immediatamente riconoscibili ma manifestarsi dopo avere procurato danni a varie parti del corpo non sempre curabili. Per prevenire i rischi dell’ipertensione, suggerisco allora di ridurre il peso corporeo, di aumentare l’attività fisica quotidiana e, ma solo nei casi più seri, di ricorrere a farmaci che, tuttavia, devono comunque accompagnare il mutamento dello stile di vita e non essere considerati come rimedio alternativo».
 Perché è importante tenere sotto controllo i livelli della pressione sanguigna?
«Perché, se invece è troppo alta, può favorire disturbi cardiovascolari anche di tipo acuto. Per esempio, il distacco dei trombi, cioè di grumi solidi, delle placche aterosclerotiche, causando danni come ictus, infarti embolia polmonare. Inoltre la persona ipertesa va incontro a modificazioni della struttura interna del cuore, con conseguente riduzione del suo funzionamento. Ma il problema può avere effetti sui reni e persino sulla vista poiché interferisce con una dilatazione dei piccoli vasi che alimentano la retina con conseguente diminuzione dell’area visiva. Il problema è che l’ipertensione non dà sintomi specifici finché non ha provocato danni. Per questo molte persone sono ipertese e non lo sanno».
Quali sono i valori di pressione oltre i quali suggerisce di adottare qualche rimedio?
«La pressione sanguigna per non dare problemi, dovrebbe essere compresa fra ottanta e ottantaquattro nel valore minimo e fra centoventi e centoventinove in quello massimo. Il passo successivo, che noi medici definiamo come pressione normale alta, che non deve allarmare ma necessita di piccole correzioni di vita quotidiana, è compreso fra ottantacinque e ottantanove di minima e centotrenta e centotrentanove di massima. Sopra questi valori si può parlare di ipertensione vera e propria, la quale, a sua volta, può essere di primo, secondo o terzo grado».
Quali valori di pressione indicano che si ha una ipertensione di primo grado? E di secondo grado? E di terzo grado?
«L’ipertensione di primo grado è contraddistinta da una minima compresa fra novanta e novantanove e una massima tra centoquaranta e centocinquantanove. L’ipertensione di secondo grado ha valori minimi tra cento e centonove e massimi fra centosessanta e centosessantanove. Infine l’ipertensione di terzo grado ha valori superiori a centodieci per la pressione minima e superiori a centottanta per la massima».
Quali cure suggerisce per eliminare l’ipertensione?
«In caso di pressione normale alta e di ipertensione di primo grado, prescrivo di correggere le abitudini di vita. Per fare questo, valuto la corporatura del paziente. Se è sovrappeso, consiglio di perdere i chili di troppo con l’aiuto di un dietologo. Altri aggiustamenti consistono nel limitare al massimo l’uso del sale da cucina, nel bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno e nell’introdurre regolarmente almeno una portata di vegetali, cioè frutta e verdura, ai pasti, riducendo o evitando del tutto i piatti a base di carne rossa, gli insaccati, i fritti e qualsiasi pietanza molto salata in genere. Tuttavia i consigli alimentari spettano al dietologo che mi dà una mano a impostare una base delle esigenze del paziente. Oltre alla dieta, invito poi a fare attività fisica».
Quale attività consiglia ai pazienti ipertesi?
«A questi pazienti, ma anche a chi vuole prevenire l’ipertensione, propongo attività aerobiche, cioè sforzi in presenza di ossigeno, legati al moto e di media intensità ma prolungati, quali il nuoto, la corsa o anche una camminata a passo svelto, o ancora una bella pedalata in bicicletta. L’esercizio non deve durare meno di mezzo’ora al giorno e occorre che sia continuo per aumentare l’efficienza del sistema cardiocircolatorio e, quindi, per regolarizzare i valori della pressione sanguigna».
Sono i consigli utili anche a chi ha una ipertensione di grado superiore al primo?
«Assolutamente si. Anzi, lo sono ancora di più. A questi pazienti chiedo di verificare a quali risultati possono arrivare con la sola correzione delle abitudini di vita, affiancando una terapia personalizzata secondo la situazione. Comunque sia, una correzione radicale delle abitudini sbagliate permette, come minimo, una riduzione del dosaggio dei farmaci da assumere. Ed è pur sempre un buon risultato».
Quali farmaci esistono per combattere l’ipertensione?
«I più usati sono i diuretici, che agiscono per eliminare il ristagno di acqua nel corpo, facendo abbassare la pressione. Una seconda possibilità è offerta dai cosiddetti calcio antagonisti, che servono a dilatare i vasi sanguigni: così il sangue ha bisogno di minore pressione per viaggiare in circolo. Una terza possibilità la danno gli ACE-inibitori, che bloccano l’azione dell’angiotensina, una sostanza che il nostro corpo produce spontaneamente per fare alzare i livelli di pressione sanguigna».
Consiglia sempre di usare questi farmaci tutti insieme?
«No, ogni paziente va trattato in maniera differente dagli altri, cercando sempre il punto di equilibrio migliore tra il minimo dosaggio e il massimo risultato. Ecco perché, quando un paziente scopre di essere iperteso, gli raccomando di controllare periodicamente i valori della pressione sanguigna. Questo aiuta  medico e paziente a comprendere se i mutamenti nello stile di vita e la somministrazione di farmaci stanno ottenendo l’effetto sperato».
Il vero e il falso sull’ipertensione
È possibile misurarsi la pressione anche a casa, con appositi strumenti
Un bicchiere di vino a pasto aiuta a mantenerla stabile; il fumo invece fa male
Vero
La misurazione della pressione sanguigna, nei pazienti ipertesi, dovrebbe fare ogni giorno.
Questo permette di avere un costante quadro dell’andamento della pressione.
Falso
Basta misurare la pressione una volta al giorno.
Possono essere necessarie due o tre misurazioni, a patto che non si effettuino sempre alla stessa ora della giornata.
Vero
È preferibile misurare la pressione con strumenti a fascia che con quelli da polso.
Gli strumenti a fascia sono in genere più affidabili.
Falso
Non è possibile misurarsi la pressione sanguigna da sol, a casa.
Anzi, non solo si può fare, dato che sono in commercio misuratori affidabili e di semplice uso, ma è anche consigliabile questa scelta perché non si può ragionevolmente avere il tempo di recarsi più volte al giorno dal medico o presso una farmacia che offre tale servizio.
Vero
La misurazione va effettuata sul braccio dominante.
I destri dovrebbero misurare la pressione sul braccio sinistro e i mancini sul destro: questo rende il risultato più affidabile.
Falso
L’ipertensione causata dallo stress non è una vera ipertensione e pertanto non va curata.
È comunque una situazione che genera un aumento della pressione arteriosa e quindi va trattata.
Vero
Il momento migliore per misurare la pressione è al mattino.
Al risveglio, si dovrebbe effettuare la prima misurazione: infatti al mattino i valori sono mediamente più alti e perciò si può verificare meglio se esiste uno stato di ipertensione reale e non mascherata dal normale abbassamento della stessa che si riscontra alla sera.
Falso
Le persone in età tendono ad avere la pressione più bassa.
Al contrario, con il passare degli anni si osserva normalmente un aumento della pressione massima con un innalzamento della minima molto più contenuto.
Vero
Anche un eccessivo funzionamento della tiroide può degenerare ipertensione.
In questo caso, è necessario curare la tiroide per riottenere una pressione normale.
Falso
Non è possibile studiare l’andamento della pressione per lunghi periodi di tempo con esami strumentali.
Si può fare invece con uno strumento simile all’holter, il quale serve a monitorare il battito cardiaco nell’arco delle ventiquattro ore, denominato Abpm (Ambulatory Blood Pressure Monitoring, cioè monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa).
Vero
Piccole dosi di vino rosso, in pratica non più di un bicchiere a pasto, non danno ipertensione e possono persino aiutare a mantenere la pressione più stabile.
Questo accade grazie all’azione di una sostanza, il resveratrolo, che orotegge i vasi sanguigni. A ogni modo, il permesso di bere vino deve sempre essere prescritto dal medico che cura il paziente.
Falso
Il fumo di sigaretta non fa alzare la pressione.
Si tratta di un vasocostrittore e quindi fa salire i valori di pressione sanguigna. Nei forti fumatori, poi, questo aumento è stabile e pertanto il fumo è il primo nemico per gli ipertesi, e non solo per loro.
Vero
A volte farsi misurare la pressione da un medico può dare risultati alterati.
Molte persone, particolarmente emotive e preoccupate per la propria salute, vanno sotto stress in presenza del dottore. Questo può dare una ipertensione transitoria, che però non permette una valutazione affidabile.
Falso
I farmaci contro l’ipertensione fanno subito effetto.
Ci vuole invece un po’ di tempo: due settimane come minimo, ma si può attendere fino a sei, prima di vedere la reale efficacia terapeutica di questi farmaci. Se poi dopo sei settimane non emergono novità, la situazione va riesaminata.
Vero
A volte alcuni mal di testa improvvisi e di natura pulsante possono essere la spia di ipertensione.
Sono sintomi che potrebbero rivelare ipertensione anche se, come già detto, nella maggioranza dei casi questo problema non dà segni evidenti della propria presenza.
Falso
Anche se si fa sport, occorrono diverse settimane prima di vederne i benefici.
L’attività sportiva determina un abbassamento della pressione sanguigna già dopo una prima seduta di allenamento e il su effetto dura circa tredici ore. Nel tempo, questo effetto rinforza e diventa costante, permettendo di diminuire di dieci millimetri di mercurio (così sono espressi i valori di misurazione della pressione) la massima e di sette o otto minima.