martedì 28 agosto 2012

ALGA TOSSICA

Alga tossica  Bagnanti a rischio?
L’Ostreopsis ovata è una vecchia conoscenza per le coste italiane: quest’anno la “vittima” è stata la Sicilia. Non c’è da preoccuparsi, ma è importante sapere come agire appena compare
L’alga tossica dal nome impronunciabile – Ostreopsis ovata – ormai da anni incombe sulle vacanze di migliaia di bagnanti che nei mesi di luglio e agosto affollano i litorali della Penisola, dalla Liguria alla Puglia. Quest’anno a farne le spese sono alcuni tratti della costa della Sicilia, lungo le spiagge del palermitano, dove da qualche settimana l’alga di origine tropicale ha colpito diversi bagnanti provocando febbre, malessere, irritazioni e problemi respiratori. Nulla di grave: quello dell’alga tossica è però un fenomeno che va attentamente monitorato e studiato, visto che si presenta in tutte le estati.  
È pericolosa quando fiorisce
Come tutte le alghe, come l’Ostreopsis ovata prolifera nel corso del periodo di fioritura, come viene detto tecnicamente “bloom”.
La fioritura è un evento improvviso, ma prevedibile in base ad alcuni indicatori.
In superficie: presenza di schiume a pelo d’acqua; acque opalescenti; materiale di consistenza gelatinosa in sospensione.
Sott’acqua: pellicole membranose di colore bruno-marrone che avvolgono gli scogli e i fondali e che si disperdono in colonne d’acqua; fiocchi di materiali in sospensione nell’acqua, che in controluce si presentano con punti rossastri; il ritrovamento di animali marini con evidenti segni di sofferenza: i ricci perdono gli aculei; le stelle marine perdono le braccia; moria di cozze, patelle, crostacei, polpi. La fioritura è un momento clou: in questa fase l’alga diventa potenzialmente tossica per l’uomo e per alcuni organismi marini, in quanto, proprio durante il bloom, può produrre delle biotossine. Sarebbero proprio queste ultime – molto potenti e dannose per pesci e crostacei – che, disperse nell’aerosol marino, attraverso impercettibili gocce d’acqua, vengono trasportate a riva ed entrano a contatto con le persone, raggiungendo le vie aeree.        
Invisibile a occhio nudo
L’Ostreopsis ovata è una microalga, ovvero un’alga microscopica, invisibile a occhio nudo, che ha la forma di una piccola goccia. È originaria dei mari tropicali dove le acque sono molto calde, anche se negli ultimi anni, probabilmente attraverso le acque di sentina che le navi hanno scaricato in mare, l’alga ha trovato un habitat ideale nel Mediterraneo. Appartiene al genere di alghe Ostreopsis più piccole e, in quanto specifica, vive probabilmente sulla superficie delle comuni alghe degli scogli, soprattutto quelle rosse e brune dei fondali rocciosi sotto costa, in genere a pochi metri dalla riva.
Più frequente se il mare è calmo
L’Ostreopsis ovata trova condizioni favorevoli per la proliferazione soprattutto a luglio e ad agosto, nei mesi in cui riesce a raggiungere concentrazioni di milioni per litro d’acqua. In questo periodo infatti si verifica una concomitanza di condizioni meteo e ambientali favorevoli: alta pressione atmosferica e quindi tempo bello e soleggiato; alte temperature non solo nell’aria ma anche nell’acqua che raggiunge circa i 25°C; assenza di venti e quindi mare calmo a piatto; presenza di una brezza marina molto lieve ma comunque sufficiente per soffiare e trasportare aerosol marino, ossia impercettibili goccioline di acqua; forte illuminazione: non a caso la sua proliferazione coincide sempre con i mesi dove le giornate sono più lunghe.    
Non si sa perché si forma
Non è ancora ben chiaro se vi sia qualche nesso tra la presenza di questa alga e quelle di scarichi fognari mal depurati in mare. Sicuramente l’Ostreopsis si nutre di azoto e fosforo, elementi che non hanno a che fare con le condizioni meteo o climatiche, ma con il livello di inquinamento delle acque che giungono in mare. Non si conosce ancora bene la catena di eventi che porta alla fioritura di queste alghe, né dell’origine del loro passaggio in superficie – attraverso le mareggiate oppure per il decadimento della fioritura o per qualche altro meccanismo – né i dettagli del processo di formazione dell’aerosol tossico che la contiene. Non è ancora nota la natura della tossina stessa. Insomma, le conoscenze relative all’Ostreopsis ovata sono ancora limitate, proprio perché è un fenomeno relativamente nuovo alle nostre latitudini.  
Che cosa provoca
Le tossine prodotte dall’Ostreopsis ovata possono causare nell’uomo i seguenti sintomi, fermo restando che ogni persona ha una reattività del tutto individuale: sensazione di malessere più o meno transitorio, febbre, mai comunque al di sopra dei 38°C, mal di gola, tosse, disturbi respiratori (broncospasmo, respiro sibilante, dispnea), mal di testa, nausea, raffreddore, congiuntivite, vomito, dermatite.
I fattori che la “scatenano”
Perché in certi litorali, pur essendo diffusamente presente, l’Ostreopsis ovata non ha dato alcun problema ai bagnanti, mentre invece in altre località ha costretto decine di persone a rivolgersi al Pronto soccorso in preda a un non ben precisato malessere? Tutto dipende da una concomitanza di fattori. Questi sono quelli che favoriscono lo sviluppo di fenomeni tossici per l’uomo.   
La direzione del vento: soffiare verso la spiaggia dove sostano le persone; per “vento” si intendono lievi brezze che soffiano dal mare sufficientemente capaci di trasportare verso terra l’aerosol marino; la temperatura dell’aria: deve fare molto caldo; l’alta pressione: il tempo deve essere bello; la mancata rimozione di microalghe a riva.
La sensibilità alle tossine di quest’alga è del tutto individuale; sono ovviamente più a rischio le persone che già soffrono di problemi dell’apparato respiratorio (allergie e malattie respiratorie croniche).
La tossicità più o meno elevata della tossina prodotta non sembra collegata al numero di cellule proliferate in ogni litro d’acqua e dipenderebbe da diverse variabili; la salinità e la temperatura dell’acqua, la fase di crescita delle alghe, la presenza altro fitoplancton (microrganismi che vivono in sospensione del mare) il rapporto tra azoto e fosforo, un indice del grado di inquinamento della acque.        
Le zone più a rischio
I primi casi accertati di intossicazione da Ostreopsis ovata risalgono al 1998 in Toscana, lungo il litorale apuano tra Massa Carrara e La Spezia dove, oltre alle varie condizioni meteo-ambientali favorevoli, c’è da aggiungere la presenza di barriere artificiali lungo le coste (posizionate per evitare l’erosione delle spiagge) che limitano il ricambio di acqua.
A farne le spese alcune decine di bagnanti che, pur rimanendo a riva, hanno accusato sindromi simili a quelle dell’influenza e talora febbre. Il problema si è poi manifestato nel corso degli anni, sempre tra persone che sostavano in spiaggia e sempre con gli stessi sintomi anche nelle province di La Spezia, Bari, Latina, Genova, Palermo.
Nel 2005 l’alga in questione è stata segnalata in parecchie regioni: Liguria, Lazio, Toscana, Campania, Puglia, Molise, Sicilia, Sardegna, Calabria; nel 2006 in Abruzzo, Marche e Friuli Venezia Giulia. Le regioni dove però l’alga ha causato problemi respiratori nelle persone che sostavano in spiaggia sono state Liguria, Toscana, Lazio, Sicilia e Puglia.
Per evitare problemi
Non è facile sapere con certezza se in un certo tratto di litorale è presente l’alga in questione e se questa è in fase di fioritura, né se le condizioni sono favorevoli perché l’aerosol potenzialmente tossico possa arrivare a riva. Nel caso di sospetta presenza di vegetali tossici è bene: allontanarsi dalla spiaggia; evitare di fare il bagno; rispettare gli eventuali divieti di balneazione. Il rischio è invece minimo se si sceglie un litorale con fondali profondi e buone correnti.      
Ci s’intossica con l’inalazione
L’intossicazione che è da considerarsi del tutto benigna, avviene per l’inalazione dell’aerosol marino: si respirano le goccioline di acqua carica di umidità che vengono sospinte verso terra da lievi brezze; le mucose del naso e della bocca e gli occhi entrano a contatto con la tossina e possono irritarsi. Sono rari i casi di tossicità per contatto diretto con l’alga (limitati a coloro che fanno il bagno in acque che ovviamente hanno una colorazione e un aspetto generale abbastanza repellente).
Non si hanno segnalazioni di casi d’intossicazione per ingestione, anche perché si tratta di alghe a uso alimentare. I sintomi, in genere, si presentano nel giro di 2-6 ore dall’esposizione alle tossine dell’alga; tendono a regredire spontaneamente, senza dare particolari complicazioni, nell’arco di un paio di giorni. Attenzione: non necessariamente le persone colpite hanno fatto il bagno in mare; anzi, gran parte di coloro che hanno avuto malesseri hanno dichiarato di essere semplicemente stati in spiaggia senza essere entrati in acqua.    
Cosa fare
I sintomi in genere si risolvono a breve. È comunque consigliabile allontanarsi da riva; sciacquare occhi, naso e bocca con acqua dolce e andare in luogo ventilato. Nel caso in cui il malessere dovesse persistere o peggiorare o qualora la persona già soffrisse di problemi respiratori e allergici, ci si può rivolgere a un medico o al presidio di guardia medica turistica (non è il caso di andare al Pronto soccorso). Sta al medico decidere se prescrivere o meno una cura a base di antinfiammatori e antiallergici.

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