giovedì 30 agosto 2012

GLI PSICO INVESTIGATORI

Scandagliano negli abissi della mente degli autori di atroci delitti per tracciarne l’identikit psicologico e permetterne l’arresto.
Fino a pochi decenni fa i serial killer erano considerati un fenomeno esclusivamente americano. Un’idea rivelatasi sbagliata. la Germania ha conosciuto Fritz Haarmann, “il macellaio di Hannover”, o Peter Kurten, “il vampiro di Dusseldorf”.
L’Italia ha partorito “il mostro di Terrazzo”  e “il killer della Liguria”. Persino la Russia sovietica ha dimostrato di possedere un buon numero di maniaci, come il cannibale Nikolai Dzhurmongaliev, detto “Zanne d’acciaio”, o l’ucraino Anatoly Onoprienko. La lista potrebbe essere ancora lunga. Il fenomeno non risparmia infatti nessuna regione al mondo. Il Sudafrica ha contato 30 serial killer solo negli ultimi sette anni, in Colombia, Luis Alfredo Garavito ha violentato e ucciso 140 bambini. In Pakistan, Javed Iqbal ha fatto altrettanto su 100 adolescenti. Queste cifre corrispondono a un proliferare di assassini seriali o sono semplicemente l’effetto di una presenza più capillare dei mezzi d’informazione? Difficile dirlo. Certo è che le polizie di tutto il mondo sono dovute ricorrere a tecniche diverse da quelle tradizionali per combattere tale piaga. Tra queste la più promettente è quella del profiling, che consiste nel redigere un ritratto psicologico dell’assassino analizzando le scene dei crimini, le caratteristiche delle vittime, il contesto nel quale sono avvenute le morti... Un buon profilo psicologico può aiutare a restringere le ricerche, o a far cadere nella trappola il colpevole. A tratteggiare questi ritratti è una categoria di specialisti di criminologia clinica chiamati in inglese profiler. Sentiamo il parere di tre autorevoli specialisti, e di tre Paesi diversi

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