mercoledì 29 agosto 2012

ANTICHI SPLENDORI

Dalle steppe russe alle Ande peruviane, i tesori riportai alla luce dagli archeologi
Lo scrigno degli Assiri
Scatoletta d’oro rinvenuta a Nimrud (Iraq)nel palazzo del re assiro Assurnasirpal II (IX secolo a.C.). oltre che dagli ori, lo sfarzo della corte era testimoniato da oggetti in avorio e tessuti preziosi.
Passaggio per il cielo
Il cavallo di bronzo dorato regalato dall’imperatore Wu (Cina), II secolo a.C.) a sua sorella. Sotto la dinastia Han si credeva che dopo la morte l’imperatore fosse portato in cielo da un destriero.
Foglie d’oro sul capo
Coroncina trovata nella necropoli reale di Ur, città sumera (oggi in Iraq) fiorente attorno al III millennio a.C.
I precolombiani lavoravano oro, rame, argento. Ma non conoscevano il ferro
Per orecchie preziose
Un orecchino lavorato a mosaico in oro, turchese, lapislazzulo, conchiglie e corallo. Appartengono alla cultura moche, che fiorì a nord del Perù fra il 200 a.C. e il 600 d.C.
A me gli occhi!
Maschera funeraria del popolo chimù, che unificò il Perù del nord ma fu poi sconfitto dagli Inca. Dagli occhi, la cui forma ricorda quelle delle ali di un uccello, pendono due file di perline di smeraldo.
Un ciondolo impegnativo
Pendente d’argento della cultura moche. Veniva portato sul petto e rappresenta un dio che poggia su un serpente a due teste. Il serpente è una figura ricorrente nell’iconografia religiosa dei popoli del Perù antico.
Gli sciti erano un popolo nomade vissuto nell’odierna Russia fra il VII e il II secolo a.c. eccelsero nell’arte orafa
Placche a forma di cavallo per abbellire i copricapi.
L’oro della steppa
Piccoli cinghiali in oro trovati nella tomba di una coppia appartenente all’aristocrazia scita (Russia): adornavano la feretra che custodiva le frecce.
Antiche città
Espugnata dal tempo
Jiahoe, in Cina fu eretta nel II secolo a.C. come fortezza. Sorge su una rocca alta 30 metri, protetta da due fiumi.
I centri urbani, come le civiltà, nascono, crescono e muoiono. Passando dallo splendore alle rovine
Schema vincente
Pompei, distrutta dal Vesuvio nel 79 d.C, aveva una tipica pianta a scacchiera. La stessa di New York.
Metropoli millenarie
Centro di potere
Il palazzo reale di Persepoli (Iran), capitale dei persiani dal 518 a.C. Anche allora i simboli di potere erano “in centro”.
Abitata per 27 secoli
Hamadan, in Iran, è l’antica Echàtana. Capitale dei Medi nel VII secolo a.C. abitata ancora oggi.
I giardini pensili di babilonia figuravano tra le 7 meraviglie del mondo. Forse erano una sorta di ziqqurat, con alberi e cascate
Ur, Uruk, Babilonia, Assur, Ninive, Ebla, Persepoli… Della millenaria vita di questi e di molti altri grandi centrici restano sbiadite memorie, strappate alla terra con pazienza dagli archeologi. Che ci hanno così svelato come nel corso del IV millennio a.C., dalle fertili terre della bassa Mesopotamia, insieme all’orzo e al grano, germogliassero le prime città della Storia. Iniziò allora una delle più drastiche trasformazioni economiche, sociali e culturali promosse dal genere umano: dai piccoli e dispersi insediamenti agricoli alle vaste metropoli, alla ricerca di prosperità e sicurezza.
Rivoluzionarie. Furono le città dei Sumeri, le prime che l’uomo abbia conosciuto, a dare forma a questo “strappo”. Esse erano state precedute (di qualche millennio) solo da alcuni isolati “esperimenti” di città: come Gerico, in Palestina, una piccola città murata sorta 10 mila anni fa, e çatal Hϋjϋk, in Turchia, prosperata tra il 6500 e il 5600 a.C. Ma fu in centri come Uruk e Ur, lungo il basso corso dell’Eufrate, che si formò il primo modello di città, destinato a venire riprodotto in migliaia di versioni. «Per millenni durante l’età neolitica, c’erano stati solo villaggi» dice Mario Liverani, docente di Storia del Vicino Oriente antico all’Università La Sapienza di Roma. «Erano insediamenti autosufficienti, cui le famiglia avevano tutte lo stesso compito: produrre cibo. Con la nascita delle città il tessuto sociale si differenziò, e nella nuova comunità si raccolsero famiglie che svolgevano altre funzioni, come quelle di trasformazione, di scambio, di amministrazione, oppure quelle legate al culto. Ciò finì per riflettersi sui modi di vita, portando a una maggiore complessità dei rapporti tra gli abitanti». Queste metropoli dovevano fare una grande impressione alla gente dei villaggi, che già da lontano potevano scorgere i terrapieni su cui svettavano possenti cerchie di mura punteggiate di torri: poco più in là, in posizione elevata sul brulicare dei quartieri quasi al centro della grande macchia ocra della città di argilla, si stagliava la cittadella, che al riparo di ulteriori fortificazioni ospitava i templi, i palazzi reali, i depositi alimentari. Sopra a tutto c’era la ziqqurat, la torre a gradoni destinata a facilitare la discesa in terra delle divinità.
Modello-base. Il “prototipo” sumerico influenzò tutta l’area orientale, dall’Anatolia all’attuale Iran, fino alla valle dell’Indo, ma fu modificato di volta in volta in volta in base alle differenti condizioni geografiche ed economiche. Ur, Uruk e le più antiche città mesopotamiche erano agglomerati che potevano contare tra i 10 mila e gli 80 mila abitanti, perché la piana alluvionale su cui sorgevano permetteva di sfamarli. Ninive e Babilonia (Iraq) nel VII secolo arrivarono ad accogliere rispettivamente quasi 100 mila e 400 mila persone. Le stesse condizioni favorevoli affollarono le città delle valli del Nilo  dell’Indo di decine di migliaia di abitanti, mentre quelle sorte in Siria, in Palestina e nella penisola anatolica, quindi in zone dove l’agricoltura dipendeva solo dalle precipitazioni (non c’erano cioè grandi fiumi o canali d’irrigazione), si svilupparono su estensioni minori. Hattusa, la capitale degli Ittiti, era soprattutto una città-fortezza, ancor più lo era Troia (nell’attuale Turchia). Il caso di Ebla, scoperta negli anni ’60 nella Siria settentrionale, ha dimostrato però, come, anche senza le condizioni ideali di urbanizzazione della bassa Mesopotamia, tra il III e il I millennio sia potuta nascere e prosperare una città-Stato fortificata di notevoli dimensioni (circa 40 mila abitanti), dedita al commercio e capace di imporsi su un vasto territorio.     
Caos o rigore? L’ambiente determinava anche la forma degli insediamenti. L’ansa di un fiume o il rilievo di una collina potevano servire da baluardi naturali e disegnare i confini, tanto da dare vita a tracciati diversificati, arrotondati o poligonali. In altre circostanze, quando la città nasceva presso il tratto rettilineo di un corso d’acqua, l’insediamento di disponeva sulle due sponde assumendo una forma rettangolare: è il caso di Nippur e di Babilonia sull’Eufrate. Nel corso dei secoli, e in particolare a partire dall’età assira (III millennio a.C.), la pianta apparentemente confusa delle città-Stato sumeriche lasciò progressivamente il campo a tracciati più regolari con quartieri disposti ordinatamente lungo le vie principali. Fu così a Ninive e Assur, e risultò evidente nell’incompiuta Khorsabad, voluta da Sargon II (VIII secolo a.C.), per ospitare un insediamento reale esteso su ben 10 ettari, oppure nella più tarda capitale persiana Persepoli (V secolo a.C.) A criteri geometrici si ispirarono nel III millennio anche gli architetti di Mohenjo Daro e Harappa, città della valle dell’Indo, e persino quelle città precolombiane dell’America centrale, da Teotihuacàn (500 a.C.-700 d.C.) a Tenochtitlàn (XIV secolo d.C.).      
Diario di scavo
L’ubicazione di Ebla
Dopo 5 anni di scavi, affiora sul pendio dell’acropoli (…) un torso di statua in basalto con un’iscrizione cuneiforme quasi integra, contente una dedica alla dea Ibbit-lim, signore di Ebla. (…) Il mistero è definitivamente risolto. Paolo Matthiae
Tell Mardikh (Siria), 1968
Rifatta a metà
La ziqqurat di Ur (Iraq), presso Nassiriya, all’epoca in cui il Dipartimento Iracheno delle antichità fece ricostruire il primo gradone (1960-1970).
Sulle rive del Tigri
Ricostruzione ottocentesca di Nimrud, la capitale assira sorta sulle rive del fiume Tigri.
Cuore d’argilla. Al centro di tutti questi grandi agglomerati era l’area riservata ai templi, il palazzo del re e a quelli della sua amministrazione, protetta da un bastione e posta in posizione elevata rispetto al resto della città. La si decidevano le sorti dello Stato, si onoravano gli dèi, si immagazzinavano gli alimenti e gli abiti necessari alla vita della corte e degli uomini impiegati nelle terre regali e templari: gli scribi registravano la contabilità statale sulle tavolette di argilla che oggi raccontano la vita di quei popoli. Oltre due millenni di storia portarono dalle massicce ziqqurat sumeriche a quella svettante di Babilonia. La “torre di Babele” del racconto biblico, dalle semplici decorazioni dei templi di Uruk a quelle sontuose dei santuari di Assir e di Ninive, dai sobri palazzi delle prime città-Stato alle grandiose regge dalle vaste sale colonnate dei sovrani assiri e babilonesi. Attorno alle mura delle cittadelle, il fitto reticolo dei quartieri si estendeva sino ai bastioni esterni; lungo le direttrici della viabilità principale si allargava un dedalo di vie strette e spesso irregolari dove viveva il popolo dei contadini e degli artigiani. I luoghi del potere e dell’amministrazione al centro, o in posizione dominante, la popolazione delle aree circostanti: tutto sommato niente di molto diverso dall’organizzazione delle nostre metropoli.
Sulle strade si affacciavano case uniformi a uno o due piani, prive di finestre verso la via, generalmente piccole e organizzate attorno a una corte aperta e centrale. «La presenza di attività artigianali», dice Liverani «fece in modo che la casa cirradina diventasse anche luogo di lavoro. Queste case erano infatti anche botteghe per la tessitura, per la lavorazione delle pietre dure, dell’osso o del legno, forni per la cottura delle ceramiche o per la fusione dei metalli». Gli scavi di Uruk, Ugarit e Babilonia hanno portato alla luce alcuni quartieri con abitazioni più ampie, talvolta con più di una corte, probabilmente destinate ai funzionari o ai mercanti più ricchi, ma ci hanno anche restituito schiere di piccole casette che, come ad Harappa, ospitavano presso la cittadella gli operai addetti alla macinazione del grano.     
Rifiuti e abusivismo. Se la viabilità principale poteva essere ordinata, quella dell’interno dei quartieri si presentava spesso caotica e intricata. Gran parte delle strade nelle più antiche città mesopotamiche erano letteralmente “a misura d’uomo”, tanto che gli asini faticavano a passarvi. Il tutto era complicato dalla consuetudine di buttare i rifiuti sulla pubblica via, così che questa, come accadeva a Ur, tendeva negli anni a innalzarsi sopra a strati di immondizia, costringendo gli abitanti a sopraelevare le soglie delle abitazioni per evitare che i rifiuti entrassero in casa. Come nelle nostre città, all’emergenza rifiuti si affiancava l’abusivismo edilizio. Pare per esempio che, all’inizio del II millennio a.C., a Ur interi vicoli venissero annessi da cittadini con pochi scrupoli alle proprie abitazioni: nello stesso periodo un codice di leggi sanciva il diritto dei cittadini a imporre lavori di ristrutturazione ai proprietari di abitazioni confinanti a rischio di crollo. Incidenti di questo tipo non dovevano essere rari in agglomerati costruiti con mattoni di argilla cruda, più economici ma più deperibili di quelli cotti. In tali contesti il problema degli scarichi fognari restava in gran parte irrisolto: con qualche eccezione, come quelle rappresentate dalle reti di fognature sotterranee rinvenute a Mohenjo Daro e Harappa, città antichissime ma dall’impianto solido, dovuto proprio al diffuso impiego di mattoni cotti. Per l’acqua potabile ci si affidava solitamente ai fiumi e ai pozzi, ma nel VII secolo a.C.a Ninive il problema dell’approvvigionamento idrico fu risolto con un imponente acquedotto.
Ambulanti. I piccoli commerci si tenevano in strutture temporanee che non hanno lasciato molte tracce archeologiche, probabilmente lungo le strade e nei pressi dei principali accessi alla città. «La porta» spiega Liverani «era un importante luogo di aggregazione in città che erano ancora distanti dell’agorà greca e della piazza medioevale. Nei suoi dintorni avvenivano gli scambi commerciali e vi poteva essere affissa la tabella dei prezzi praticati per i diversi prodotti». Per le attività sociali, ai cittadini rimanevano solo gli spazi attorno ai templi, le sponde dei fiumi e qualche raro parco pubblico, come quello che aveva Nippur (Iraq) intorno al 1500 a.C. Che conosciamo grazie a una tavoletta di argilla con la più antica pianta della Storia.
Per saperne di più
“Tuttocittà” d’altri tempi
Le città perdute, a cura di Maria Teresa Guaitoli e Simone Rambaldi (White Star). Un viaggio tra le grandi metropoli del mondo antico.
Ebla, la città rivelata, Paolo Matthiae (Electa-Gallimard). L’avvincente storia di una scoperta tutta italiana.
Sodoma, Gomorra e le altre dannate
Distrutta per la perversione dei suoi abitanti dalla pioggia di «zolfo e fuoco» descritta dalla Bibbia, o vittime di un incendio seguito a un drammatico sconvolgimento geologico o a una pioggia di meteoriti? L’Antico Testamento ha detto la sua molto tempo fa, storici e archeologi hanno invece avviato solo da qualche decennio il dibattito.
In fiamme
Quel che è certo è che negli Anni ’70, sulla costa sud-orientale del Mar Morto, sono stati individuati i resti di circa città del 3100-2300 a.C., probabilmente distrutte dal fuoco circa 2 mila anni prima della nascita di Cristo. L’eco della scoperta è stata notevole, le polemiche tra studiosi roventi; in effetti il racconto biblico parla di cinque insediamenti vittime dell’ira divina: oltre a Sodoma e Gomorra, Adma, Zeboim e Zoar. Anche la cronologia della distruzione sembra compatibile. Se le città rintracciate dagli archeologi sono davvero le cinque bibliche «città della valle», il sito più importante, quello di Bab ad-Dhraa, potrebbe forse celare i resti di Sodoma.  
Scavi a Gerico, in Palestina, nel 1958.
Le metropoli dei Maya aevano campi per il gioco della palla. Chi perdeva, però veniva ucciso
Gli Zapotechi vissero qui
Le grandiose rovine di Monte Albàn in Messico. Qui sorgeva una grande città degli Zapotechi (X-V secolo d.C.). Come altri centri delle civiltà precolombiane, era soprattutto sede del potere religioso.
La prima pietra
Frammento di tavoletta del 2150 a.C., trovato in Iraq. Era la dedica di fondazione di un tempio. 
Le magnifiche 20
L’evoluzione dei centri urbani ha accompagnato passo passo la storia dell’uomo. Queste sono le città-simbolo di tale processo durato millenni, tra grandi splendori e rapidi declini:
Gerico (Giordania)
Fondata all’inizio dell’VIII millennio a.C., è forse il più antico centro urbano della Storia. Fu abbandonata in epoca romana.
Lepenski Vir (Serbia)
Circa 7 mila anni fa un piccolo gruppo di capanne con una rete viaria sulle rive del Danubio fu uno dei primi esempi di urbanizzazione in Europa.
Uruk (Iraq)
Nel 3000 a.C. fu una delle prime città-Stato delle Mesopotamia. Si spopolò nel V secolo a.C. per l’inaridimento dell’Eufrate, come la sumera Ur.
Mari (Siria)
Città sumerica distrutta dal re babilonese Hammurabi nel XVII secolo a.C., fu ripopolata me perse importanza per il ritiro dell’Eufrate.
Ebra (Siria)
Città-Stato rasa al suolo dagli Accadi intorno al 2300 a.C. Ricostruita, prosperò fino al 1600 a.C.
Neppur (Iraq)
Fondata nel III millennio dai Sumeri, declinò dal I millennio.
Ugarit (Siria)
Cresciuta su un’area abitata già nel V millennio a.C., fu distrutta dall’invasione dei Popoli del Mare nel XII secolo a.C.
Assur (Iraq)
Di origine sumerica, fu edificata sulla sponda destra del Tigri e divenne la prima capitale dell’impero assiro. Dopo la distruzione da parte dei Medi nel 614 a.C., fu ricostruita e abitata dai Parti fino al I secolo a.C.
Susa (Iran)
Fu capitale degli Elamiti, avversari storici dei Sumeri, poi centro dell’impero persiano tra il VI e il V secolo a.C. La sua fine (331 a.C.) fu segnata da Alessandro Magno.
Ninive (Iran)
Fondata dai Sumeri, divenne capitale degli Assiri. Nel 612 a.C. fu distrutta dai Medi.
Troia (Turchia)
La città descritta da Omero sorse nel III millennio a.C. come fortezza.
Harappa (Pakistan)
Centro, insieme alla città gemella Mohenjo Daro, della civiltà dell’Indo. Decadde intorno al 1600 a.C.
Babilonia (Iraq)
Sorta alla fine del III millennio, divenne capitale con Hammurabi. Più volte distrutta e riedificata, toccò l’apogeo con Nabucodonosor (VII-VI secolo a. C.). Decadde nel 539 a.C. con la conquista da parte dei Persiani.
Hattusa (Turchia)
Nata nel 1850 a.C., la capitale degli Ittiti fu distrutta dai Popoli del Mare 7 secoli dopo.
Persepoli (Iran)
Antica capitale dell’impero achemenide. Ingrandita da Serse I e Artaserse I, fu incendiata da Alessandro Magno nel 330 a.C. e abbandonata in epoca islamica.
Teotihuacàn (Messico)
Nata verso il 500 a.C., questa città tolteca, poi azteca, arrivò a contare 200 mila abitanti, ma decadde dopo circa 1.300 anni.
Tikal (Guatemala)
Grande centro dei Maya sorto verso il 200 a.C. Prima di essere misteriosamente abbandonata, alla fine del IX secolo, arrivò ad avere 45 mila abitanti.
Palenque (Messico)
Principale città dei Maya nel periodo classico (300-900 d.C.). Fu abbandonata alla fine del IX secolo d.C.
Tenochtitlàn (Messico)
Fondata verso il 1325-25, la capitale dell’impero azteco ebbe vita breve: fu distrutta dai conquistadores di Cortés nel 1521. sulla sua area sorge oggi Città del Messico.

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