venerdì 31 agosto 2012

CINQUE TERRE

Il piacere di vivere

                     nelle Cinque Terre

Un tempo – dice Franco Bonanini presidente del Parco – ci si vergognava a dire che si proveniva da queste parti”.
Poi il radicale cambiamento che ha fatto delle Cinque Terre un posto bellissimo e funzionale. Qui gli anziani sono rispettati e aiutati.
E i giovani non vanno più via.

«Ricordo che i miei genitori provavano vergogna nel dire che provenivano dalle Cinque Terre, all’epoca era sinonimo di miseria».

Comincia così il racconto di Franco Bonanini, presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Il suo è, fortunatamente, solo un ricordo: la situazione odierna è molto diversa. «Oggi vivere alle Cinque Terre è motivo di orgoglio per tutti, grazie al recupero del nostro bagaglio culturale che ci ha dato una marcia in più per riprendere in mano le sorti del territorio».

E pensare che qui, in questo splendido angolo della costa ligure, con le colline e il caratteristico sistema delle “terrazze”, i borghi che si degradano su un mare blu, fino agli inizi degli Anni ’90 chi poteva emigrava. Le Cinque Terre avevano ben poco da offrire. Nei comuni che oggi fanno parte del Parco Nazionale (Riomaggiore con la frazione di Manarola, Vernazza con quelle di Carniglia e Monterosso), i primi insediamenti risalgono all’anno Mille quando furono costruiti i primi muri a secco per ricavare degli spazi da dedicare all’agricoltura.

Prosegue Bonanini: «Questa pratica è continuata fino al secondo dopoguerra e la lunghezza dei muretti a secco ha raggiunto ben 7mila chilometri, una estensione che eguaglia la muraglia cinese con la quale siamo gemellati».
Due gli eventi nella storia delle Cinque Terre che hanno determinato il suo declino nel corso del ‘900. «Nel 1920 – prosegue il presidente del Parco – è scoppiata la fillossera, una malattia che distrugge le viti; nel nostro caso ha comportato il venir meno all’unica risorsa che i contadini avevano. È iniziata così la grande emigrazione».
Tra gli anni ‘60 e ’70, poi è stata costruita la strada di collegamento con La Spezia, capoluogo di provincia. Fini l’isolamento dei Comuni delle Cinque Terre.
«All’epoca ero ragazzo e ricordo che per noi iniziò una sorta di confronto con una realtà diversa. Trovavamo il nostro modo di vestire e di pensare anacronistico. Ci sembrava che il progresso andasse da tutt’altra parte. Molti se ne andarono, rimasero solo, o quasi, gli anziani».
A metà degli Anni ’90 un altro cambiamento nelle Cinque Terre arrivò il turismo.
Nel frattempo però cresceva l’esigenza da parte di chi era rimasto di ripristinare gli spazi agricoli. I muretti a secco cadevano uno dopo l’altro e non erano più in grado di proteggere il territorio dalle frane. Spiega Bonanini: «Dovevamo si difendere il territorio dalle frane, ma anche dai flussi turistici. Il turismo rispetto al comparto agricolo, per noi primario, stava diventando straripante. Se i muretti, però, crollavano veniva meno, oltre all’agricoltura anche il turismo».
Allora che fare? Gli amministratori locali si sono uniti (all’epoca Franco Bonanini era sindaco di Riomaggiore) e coadiuvati da Legambiente, hanno chiesto l’istituzione del Parco Nazionale e l’inserimento delle Cinque Terre nel patrimonio mondiale dell’umanità.

Ora il progetto è quello di fare un passo indietro e recuperare tutto quello che nel corso del ‘900 è andato perso: il lavoro della terra, la coltura della vite, dell’ulivo, dei limoni, dei prodotti tipici del luogo. C’era bisogno di denaro per finanziare questo grande restauro. Si è trovato un modo semplice. «Abbiamo applicato il biglietto di ingresso al Parco e il ricavato lo abbiamo riversato nel recupero dei terreni. Via via siamo riusciti ad istituire varie cooperative che hanno impiegato moltissimi giovani che finalmente hanno avuto la possibilità di rimanere».

Il Parco continua ad investire sulla formazione dei giovani e si cerca anche di puntare sulle novità, come la linea di cosmesi biologica oppure il formaggio della Val di Vara e lo Schiacchietrà, il famoso vino passito locale.

Dall’istituzione del Parco sono nate anche centinaia di piccole attività imprenditoriali nel settore ricettivo.
Non ci sono grandi alberghi, ma tante affittacamere. Il che garantisce entrate di tutto rispetto. «La grande emigrazione – prosegue Bonanini – aveva lasciato una serie di case vuote. Così abbiamo promosso la formula del bed and breakfast. E devo dire che anche grazie a questa iniziativa le Cinque Terre possono essere considerate un’oasi di benessere».
Grazie poi all’innovazione tecnologica si è puntato sulla mobilità sostenibilità.
Nei comuni del Parco circolano solo autobus elettrici o a metano.
In più c’è un distributore a metano gestito dal Parco.
E ancora: a Riomaggiore e nella frazione di Manarola, già da qualche anno, non ci sono antenne né parabole sui tetti delle case. Tutto il comune è cablato ed è servito da un’antica antenna. Tutti i cittadini possono accedere sia ai canali nazionali che internazionali, anche quelli a pagamento. Dal 2006 è in atto un’altra rivoluzione informatica: il comune di Riomaggiore ha sostituito la linea telefonica tradizionale con quella Internet. L’Ente ha fatto un abbonamento per tutti i cittadini che pagano circa 10 euro al mese. Un bel risparmio. <<Per gli anziani – annuncia Bonanini – acquisteremo un telefonino, appena uscito, che ha un computer incorporato. Così potranno telefonare senza passare dal computer. Inizialmente daremo priorità a chi ha i figli lontani.
Basterà schiacciare un bottone con i numeri memorizzati».
Gli anziani sono davvero particolarmente attivi e “coccolati”.
«Un naturopata li visita gratuitamente, praticano anche la ginnastica leggera, per loro organizzano escursioni, a chi ha bisogno diamo assistenza domiciliare per tutte le incombenze quotidiane. Quello che facciamo con loro e per loro è una delle soddisfazioni primarie», dice Bonanini.

Alle Cinque Terre ci sono ancora delle cose da “aggiustare”. «Rispetto al turismo siamo vicini a un momento di saturazione, per cui stiamo cercando di far sì che l’interesse per il territorio del Parco tracimi anche nelle zone limitrofe. La Val di Vara, ad esempio, è bellissima, ricca di vegetazione e disabitata. Il progetto è quello di realizzare una funivia, finanziata dalla Regione, per favorire l’interazione tra la costa e l’entroterra.

Praticamente si potrà soggiornare nella Valle e spostarsi sulla costa».
I turisti che visitano le Cinque Terre sono per quattro quinti stranieri.
Questo interesse è dovuto ad una particolare iniziativa del Parco.
Si tratta dell’Università del Paesaggio: «Abbiamo stipulato convenzioni con le più prestigiose università nazionali ed internazionali e ogni anno migliaia di studenti visitano il Parco. Li coinvolgiamo nei campi di lavoro per il mantenimento e la pulizia dei sentieri, il recupero del territorio abbandonato, la raccolta delle olive, delle erbe aromatiche, nella vendemmia».
Ma le Cinque Terre non sono solo mare. «C’è la possibilità – dice il presidente del Parco – di un ricco escursionismo per tutte le stagioni, per tutti i gusti ed età.
Si parte dalla “Via dell’Amore” che può essere percorsa anche da chi ha 80 anni.
A fine novembre sarà pronto un sistema di ascensori da Riomaggiore a Manarola per l’accesso anche ai disabili». Il “Sentiero Azzurro”, tra Manarola e Carniglia, è aperto a tutti. Poi c’è un’infinità di sentieri come quelli tra Corniglia e Vernazza, il percorso botanico sul mare.
Aria sana, cibo sano, ospitalità. Il tutto in armonia con l’ambiente.
Impossibile chiedere di più.

Per saperne di più

Parco Nazionale delle Cinque Terre
Via T. Signorini
1907 Riomaggiore (Sp)
Tel: 187/760000
Fax: 187/760061
Azienda Promozione Turistica (Apt)
Viale Mazzini 4
19100 La Spezia
Tel 187/254311
Sulla collina si “accende” il Presepe
È un evento che non ha eguali. È il presepe luminoso di menarola che ogni anno, dall’8 dicembre fino alla Candelora, si accende sopra la collina delle Tre Croci. È ideato e realizzato da Mario Andreoli, ex ferroviere in pensione e prossimo agli 80 anni. Il presepe, quest’anno, sarà acceso con la luce del sole, grazie a un impianto fotovoltaico.
«Ho iniziato dal 1961 – racconta il signor Mario -. Lì, dove viene allestita la camera della Natività, un tempo c’erano tre croci illuminate che rappresentavano l’ultima stazione della Via Crucis. La prima luce la illuminai con la batteria di un’automobile. Le croci erano tre, quella centrale del Cristo le due laterali dei due ladroni. Nel 1963 feci anche le altre due, l’anno successivo una capanna in miniatura e arrivai nel 1965 ad una trentina di personaggi che oggi sono 250 figure, tutte fatte con materiali di recupero, e oltre 15mila luci accese». Ogni anno il signor Mario aggiunge qualche elemento in più al presepe e già da questa estate si è messo al lavoro. Si può considerare davvero un artista, ma lui umilmente dice: «Quando c’è la passione si può fare tutto. E per me è una soddisfazione enorme. Vedo le corriere che arrivano per ammirare il presepe, per l’occasione c’è anche un treno speciale. E poi i cori natalizi, le bande, la fiaccolata, i fuochi d’artificio. L’hanno scorso c’erano più di 100 fiaccole in segno di pace. Hanno partecipato anche un gruppo di ragazzi disabili, torneranno anche quest’anno. Ci emozioneremo ancora una volta insieme». Chi le da una mano? «Faccio tutto da solo. Il prossimo 6 febbraio compio 80 anni. Sono entrato nei Guinness dei primati: il presepe di Manarola è il più grande del mondo».

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