venerdì 7 settembre 2012

NAPOLI CALCIO


ASCIUGATEVI CON ASCIUGAMANI DI VERA SPUGNA ASSORBE BENE I SUDORI.

giovedì 6 settembre 2012

PENSIONE AZZURRA CESARINA

PENSIONE AZZURRA CESARINA ZOAGLI PRIMA ANCORA CHE FACEVANO LA VERANDA SI VEDONO LE PERSONE AI TAVOLI SOTTO LA TENDA E RIPARATI DAGLI OMBRELLONI.

PIZZERIA AL CACCIATORE

PIZZERIA AL CACCIATORE CAMPOBERNARDO DI SALGAREDA.

OCA

A tutta... oca
Tutto inizia nel 1976, quando, mettendo in pratica l’esperienza della famiglia, Alana Jolanda de Colò fonda la “Jolanda de Colò”, unica azienda friulana per la produzione di oche da fegato oca. Da allora, tra le specielità di punta, di questi artigiani del buongusto troviamo, oltre alle carni speciali, proprio il famoso foie gras d’oca proveniente da animali selezionati in allevamenti controllati.
In origine era allevata per fare il patè. Oggi lo è anche per le uova e le carni, più grasse di quelle del pollo e con le quali si fanno salami e prosciutti.

OLEANDRO





































UN BELLISSIMO PRIMO PIANO DI UN OLEANDRO DALLA TONALITA' ROSA.


SANTUARIO DEI CETACEI

È il santuario dei cetacei
Isola del Giglio (Grosseto). Il salto di un delfino, fiore all’occhiello della fauna del Tirreno. La zona appartiene al Santuario dei Cetacei, un’area di 90mila chilometri quadrati che ospita le balenottere. «È un’ecosistema irripetibile»
È il santuario dei cetacei
Isola del Giglio (Grosseto). Il salto di un delfino, fiore all’occhiello della fauna del Tirreno. La zona appartiene al Santuario dei Cetacei, un’area di 90mila chilometri quadrati che ospita le balenottere. «È un’ecosistema irripetibile».

Il Santuario dei Cetacei, istituito nel 1999, si estende per circa 96.000 km2 sulle acque territoriali della Repubblica Francese, della Repubblica Italiana, del Principato di Monaco e sulle zone di alto mare internazionali adiacenti. Questa grande area marina protetta è interessata nei mesi estivi della straordinaria presenza di cetacei di tutte le specie stanziali del Mediterraneo, oltre ad alcune specie occasionali; fenomeno dovuto alla grandissima quantità di sostanze nutritive che risalgono dai fondali grazie a forti correnti di risalita denominate "upwelling" che innescano catene alimentari abbondantissime e diverse, creando le condizioni più favorevoli per l'alimentazione dei cetacei. In particolare, è la presenza di abbondante Krill (Meganyctiphanes norvegica) ad attirare i cetacei in questa grande zona di mare. Il Santuario dei Cetacei è meta, nel periodo estivo, di visite guidate in barca alla scoperta dell'ambiente marino e dei suoi abitanti. Durante le escursioni in barca, i visitatori, accompagnati da esperti e biologi, possono praticare l'osservazione dei cetacei (balene, delfini ecc) nel loro ambiente naturale, una pratica naturale molto diffusa all'estero e definita whale watching.

SARDE IN SAOR (SARDE MARINATE)

Ogni anno dal 9 al 18 luglio, nel centro storico di Chioggia si celebra “la Sagra del pesce”, organizzata dal Comune di Chioggia in collaborazione con l’Azienda di Promozione Turistica: dieci giorni ricchi di appuntamenti e soprattutto di buona cucina in cui il pesce la fa da padrone: oltre 12 quintali di calamari, seppioline, calamaretti, sarde e alici finiscono in padella per essere serviti nei tipici stand che riproduco l’architettura popolare chioggiotta. Vengono anche riproposti spaccati della vita di fine Ottocento con dimostrazioni di antichi mestieri legati al mondo della pesca; decine di spettacoli, rigorosamente gratuiti, fra cui, nei pittoreschi campielli della città, le tipiche “baruffe” del Goldoni e altre commedie in dialetto veneto; mentre lungo il Corso principale il coro popolare della città presenta un ricco repertorio di canti tradizionali lagunari. E, fra i tanti buoni piatti a base di pesce che si possono degustare, non mancano le tipiche “sarde in saor”.
Ingredienti per 6 persone:
1 kg di sarde freschissime
500 grammi di cipolla bianca di Chioggia
aceto di vino bianco
farina/pinoli/uvetta sultanina
olio extravergine d’oliva/sale
Pulire a squamare le sarde. Dopo averle ben lavate ed asciugate, infarinarle e friggerle in abbondante olio bollente.
Appena saranno rosolate, metterle sulla carta assorbente e salarle. Affettare la cipolla e farla soffriggere delicatamente in una padella con l’olio d’oliva e, appena saranno imbiondite, versare due bicchieri di aceto lasciando cuocere per un minuto.
Nel frattempo far ammollare l’uvetta in acqua tepida.
In un recipiente di vetro o di terracotta sistemare a strati il pesce, la cipolla soffritta e scolata, un po’ d’uvetta ben spremuta e una manciata di pinoli. Per ultimo, versarvi l’aceto rimasto nella padella dove sono state soffritte le cipolle.
Coprire e consumare almeno dopo un giorno, come antipasto o un secondo leggero e saporito.

SORDITA'

La sordità si scopre appena nati. Soltanto la diagnosi precoce assicura una vita normale.
Lo screening neonatale per la sordità su tutti i nuovi nati. Infatti, è importante diagnosticare la sordità congenita al più presto possibile. Un bambino che non sente o sente poco rischia di non acquisire la capacità di parlare e di non riuscire a stabilire un rapporto ottimale con il mondo esterno.
L’esame che si raccomanda a una mamma e il bambino prima che lascino l’ospedale.
Il test che si raccomanda si chiama Eoae, sigla che sta per Emissione otoacustiche evocate.
Dura pochi minuti e viene fatto mentre il bambino dorme. Una piccola sonda inserita nel condotto uditivo esterno emette alcuni suoni, che all’interno dell’orecchio del piccolo, producono in risposta un altro suono. La presenza di questa risposta indica che la periferia uditiva, cioè l’orecchio funziona bene. E' un esame totalmente non invasivo che non procura alcun disagio nè dolore al piccolo.
Se il risultato dell’esame è positivo, non bisogna allarmarsi troppo, il risultato positivo impone solo un esame più approfondito. La sordità congenita causata da un danno neurologico, i principali sono i casi di sordità in famiglia, le malformazioni cranio-facciali, il peso alla nascita inferiore e 1.500 grammi, l’assunzione di farmaci ototossici, l’ittero grave alla nascita, la ventilazione meccanica protratta per più di dieci ore, le malattie ereditarie associate a danni neurosensoriali, la meningite neonatale e le infezioni contratte in gravidanza, cioè toxoplasmosi, rosolia, citomegalovirus, herpes vaginale, sifilide.
Se il bimbo ci sente si comporta così. Per capire se il neonato ci sente o no, come si fa.
Ecco i comportamenti del bebè che ci sente, tra i 3 e i 6 mesi, a 3 mesi si spaventa o si immobilizza a un rumore improvviso; rallenta, accelera o smette di poppare se c’è un rumore improvviso; riconosce e si tranquillizza ascoltando la voce della mamma. A 6 mesi si volta nella direzione di un suono improvviso e forte; smette di piangere quando la mamma lo chiama; gli piacciono i giochi musicali. Poiché metà delle sordità compaiono dopo la nascita, i genitori devono cogliere di un’eventuale debolezza uditiva e, se alcuni di questi segnali fossero presenti, bisogna interpellare uno specialista.
Medicina pratica (Sordità)
Audiologia
Quando cala l'udito
E' uno dei sensi più importanti, senza il quale, spesso, si rischia l'isolamento e la depressione. Per fortuna oggi esistono trattamenti in grado di restituire in moltissimi casi la facoltà di sentire
Puoi alzare il volume della televisione, per favore, non si sente nulla.
E' questa la frase che spesso segnala un disturbo dell'udito, in particolare tra gli anziani. Un problema molto diffuso e da non sottovalutare, nei confronti del quale però oggi esistono valide possibilità di intervento.
Sono tantissime le ipocusie, così le chiamano gli esperti: dalla sordità totale a quelle parziali a quelle parziali, dalle congenite a quelle causate dal troppo tempo passato in ambienti rumorosi. I deficit uditivi colpiscono spesso, ma non esclusivamente, in età avanzata. E rappresentano un enorme problema sociale; bast pensare che sono le malattie professionali più diffuse tra i lavoratori italiani: rappresentano, infatti, il 47% di tutte le erogazioni effettuate dall'Inail per patologie da lavoro.
E poi ci sono le ripercussioni sociali: l'udito è un senso importantissimo, al punto che chi non riesce a sentire il proprio interlocutore, a lungo andare, tende a isolarsi dal mondo, a evitare le relazioni sociali. Favorendo così l'insorgere di disturbi dell'umore: primo tra tutti la depressione.
Un problema molto diffuso
Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità nel mondo ci sono 278 milioni di persone con problemi di udito. Per lo più si tratta di anziani: ne soffre circa il 30 per cento degli ultrasessantenni e la metà degli over 85. Tanto che la sordità cronica, negli Usa, è la terza patologia tra gli anziani dopo ipertensione e artrite. Ma non bisogna pensare che avere un disturbo di udito significhi necessariamente sordità totale, altrimenti il pianeta sarebbe davvero popolato da non udenti. I sordi al cento per cento, vale a dire quelli che non riescono a sentire una normale voce umana durante una conversazione, rappresentano l'1,3 per mille della popolazione: cifre assai diverse, ma che comunque danno la misura di un problema molto diffuso. In Italia sono circa 50mila quelli completamente sordi, mentre gli ipoacusici parziali sono circa il 5 per cento della popolazione, vale a dire 2,5 milioni di persone.
L'origine del disturbo uditivo è la perdita neurosensoriale progressiva dovuta a cambiamenti che colpiscono l'orecchio interno con l'avanzare dell'età, ma che può avere anche cause diverse dall'invecchiamento: cardiopatie, diabete, fattori ereditari, infezioni, traumi, uso di farmaci (antibiotici e antitumorali) oltre all'esposizione a rumori forti per ragioni professionali (chi lavora a contatto con macchinari fracassoni) e la vita in ambienti rumorosi (per esempio coloro che vivono a ridosso di aeroporti).
Geni, infezioni, rumore e...
Alla base delle sordità totali, quelle che i medici definiscono "invalidanti" ci sono per lo più cause genetiche, che possono essere congenite (compaiono subito alla nascita) oppure manifestarsi più in là negli anni: La seconda causa di sordità invalidante alla nascita, in ordine di importanza, è rappresentata da infezioni virali contratte durante la gravidanza, in particolare citomegalovirus e rosolia. Infine, i nati prematuri corrono maggiori rischi di ipoacusie o sordità per scarsa ossigenazione della coclea.
Per questa ragione oggi, nella maggior parte degli ospedali italiani, i neonati vengono sottoposti a esami per la valutazione dell'udito. Tra le sordità totali acquisite successivamente alla nascita, invece, la causa più frequente è la meningite batterica. Ci sono poi cause meno frequenti, come la sindrome di Cogan, una malattia autoimmune che colpisce intorno ai 30 anni e nel giro di pochi giorni porta alla sordità totale.
Le sordità parziali invece possono essere causate da infiammazioni (otite) o da eccessiva esposizione a rumore. Ma anche da condizioni più gravi, come l'otosclerosi, una malattia in cui l'osso della cassa timpanica cresce in modo anomalo all'interno dell'orecchio bloccando l'attività degli ossicini. Quando sorgono improvvisamente, le ipoacusie possono essere provocate da un trauma acustico, che può riguardare un solo orecchio o entrambi. Tipico il caso degli adolescenti che vanno ai concerti e trascorrono qualche ora vicinissimi agli amplificatori. Compare una forma di ottundimento auricolare che nel giro di un paio di giorni scompare.
Un caso particolare un tappo di cerume
Anche se a volta può sembrare fastidioso e soprattutto antiestetico, il cerume è utilissimo: Sta alle orecchie come il sudore della pelle: protegge il canale uditivo dall'ingresso di corpi estranei e mantiene la pelle idratata. Viene prodotto in continuazione ed è spinto verso l'esterno: se si impedisce il suo cammino verso l'esterno, per esempio usando in modo scorretto i bastoncini specifici, si può formare un tappo. Per rimuoverlo, poi, è necessario l'intervento di uno specialista perché con il fai da te è possibile anche peggiorare la situazione. Il metodo più sicuro per pulire l'orecchio dal cerume è quello di una volta: l'angolo del fazzoletto
Quando il tappo è formato compaiono ronzii, sibili e tintinnii accompagnati da un senso di orecchio chiuso. Come fare a capire se si tratta davvero di un tappo di cerume? Semplice: i sintomi del tappo peggiorano dopo la doccia, perché a contatto con l'acqua la materia cerosa di cui il cerume è composto si gonfia, aumentando la pressione sul canale uditivo.
Rimedi e cure a misura di deficit
Ogni cento persone che manifestano problemi di udito, circa 80 possono risolverli con una protesi uditiva, 12 vengono trattati con una terapia medica e 8 devono ricorrere alla chirurgia. Sono queste le stime del fenomeno.
Gli interventi chirurgici, nella maggior parte dei casi, riguardano le otosclerosi, mentre ai farmaci si ricorre nei casi di otiti o di infezioni, con antinfiammatori nel primo caso o antivirali nel secondo. Di protesi acustiche ne esistono molte: gli impianti cocleari, per esempio, oggi rappresentano una soluzione ottimale nei casi di sordità totale a patto che si intervenga subito: sui bambini entro i due anni di età in caso di disturbo congenito il più velocemente possibile se la sordità insorge da adulti. Poi ci sono le protesi acustiche, che possono essere esterne, collocate cioè dietro il padiglione auricolare (quelle più moderne sono praticamente invisibili) oppure interne (si inseriscono con un intervento chirurgico).
Queste ultime hanno il vantaggio di essere completamente nascoste alla vista e di poter essere usate anche da coloro che soffrono di dermatiti sul condotto uditivo o di otite media. Inoltre, lasciano completamente libero il condotto uditivo, evitando così l'accumularsi di cerume. E alcune di loro possono essere usate anche nell'acqua.
Così riusciamo a sentire suoni e rumori
I suoni che arrivano sul padiglione auricolare, vengono convogliati nel canale uditivo a cui spetta il compito di "concentrare" le onde sonore. Alla fine del canale, le onde sonore incontrano la membrana timpanica: la colpiscono e la fanno vibrare.
B Al di là della membrana timpanica c'è l'orecchio medio, una cavità dove si trova la catena degli ossicini, formata dal martello, l'incudine e la staffa. Strutture che assolvono il compito di amplificare le vibrazioni timpaniche, trasferendole poi all'orecchio interno.
C Nell'orecchio interno è contenuta la coclea: una struttura a forma di chiocciola, che contiene una sostanza liquida, sulle cui pareti ci sono le cellule cigliate. Ognuna di queste entra in vibrazione a frequenze diverse, così che nel loro insieme sono in grado di captare una vasta gamma di suoni e rumori: alti o bassi, acuti o gravi: Quando una cellula cigliata viene stimolata da un suono, emette un impulso nervoso che, attraversa il nervo acustico, raggiunge il cervello per essere "letto" e interpretato.
La prima visita audiometrica nei primi due giorni di vita
Dopo soltanto due giorni dalla nascita è possibile capire se ci sono problemi di udito.
per farlo si misurano le otoemissioni acustiche. In pratica funziona così: con un piccolo apparecchio che emette impulsi acustici si stimola la coclea del neonato a emettere onde sonore particolari, che possono essere registrate con un microfono speciale posizionato all'interno del padiglione auricolare. Il tutto dura circa un minuto e l'esame è assolutamente non invasivo. Se la coclea emette i suoni giusti vuol dire che tutto fila liscio. In caso contrario si aspetta un paio di settimane e si ripete l'esame. E se in questo caso è negativo, si effettuano indagini più approfondite.
Scagionato l'ipod, ma solo a metà
Ascoltare la musica in cuffia, soprattutto con gli auricolari, può provocare danni all'udito, ma soltanto se ad alto volume e per oltre tre ore al giorno senza pause. Lo dice una ricerca inglese: a lungo andare infatti, la musica martellante può provocare acufeni (i classici ronzii alle orecchie) e riduzione dell'udito. Per essere sicuri di non danneggiare i timpani, secondo gli esperti britannici, è necessario ascoltare la musica a un volume non superiore alla metà di quello disponibile e non indossare le cuffie per troppo ore. Consigliano inoltre di usare le cuffie esterne: gli auricolari sono troppo vicini alle membrane del timpano. Infine, è meglio non ascoltare la musica in ambienti troppo rumorosi (metropolitana, traffico) perché in questi casi si tende ad aumentare il volume per superare il rumore di fondo.

TOSSE

Rimedio goloso per la tosse
Che la cioccolata facesse bene era noto: ora, grazie a uno studio effettuato da un gruppo di ricercatori britannici su dieci volontari sani, è emerso che è ottima anche per curare la tosse. Tutto merito della teobromina, una sostanza più potente ed efficace della codeina, presente nel cacao.
A che cosa serve la tosse?
La tosse serve a rimuovere dalla trachea e dai bronchi il materiale che può ostruire le vie respiratorie. Quando un piccolo oggetto viene ingoiato inavvertitamente, oppure quando sostanze prodotte dall’organismo (come il catarro) si accumulano ostacolando il passaggio dell’aria, le terminazioni nervose poste nella trachea e nei bronchi generano un riflesso che causa i colpi di tosse, con cui l’organismo cerca di liberare le vie respiratorie.
L’impulso nervoso parte dai recettori locali e arriva al cervello che, dal centro della tosse situato nel tronco cerebrale, manda ai muscoli respiratori l’ordine di contrarsi e provocare i colpi di tosse. Questo avviene anche quando si fuma la prima sigaretta o si respira aria che contiene sostanze inquinanti: l’organismo, infatti, cerca di liberarsi con lo stesso meccanismo dalle particelle irritanti  che vengono introdotte con la respirazione.
Visto nella sua dinamica, il colpo di tosse è costituito da un’ispirazione profonda al termine della parte della glottide, la fessura situata nella laringe, viene chiusa; quando la grande quantità d’aria introdotta spinge contro la glottide, ne causa l’apertura improvvisa uscendo in modo violento a una velocità molto elevata, che può raggiungere i 12 metri al secondo.
Un atto riflesso simile alla tosse è lo starnuto: si tratta anche in questo caso di un passaggio d’aria molto veloce, provocato dai recettori all’interno del naso, che serve a liberare le cavità nasali da ciò che può ostacolare il passaggio dell’aria.
C’è quella secca e quella grassa, l’asinina, la canina e quella con il fischio: sono davvero tanti i tipi di tosse. Fondamentale riconoscerla per intervenire adeguatamente
Si allevia principalmente con l’acqua, bevuta da sola o sotto forma di bevanda calda, oppure diffusa  nell’aria con vaporizzatori. Umidificatori o strumenti specifici come inalatori. Per mandare via la tosse bisogna poi riposarsi, sapendo che in genere non può durare più di 2 o 3 settimane. per sconfiggerla i fretta, di solito, si ricorre a farmaci di automedicazione, molto utili a patto che, prima di assumerli, si chieda consiglio al farmacista. Una consulenza necessarie perché con lo stesso termine “tosse” ci si riferisce a tantissime forme del medesimo disturbo, che possono differire anche parecchio tra loro; e, per questo, richiedono attenzione e medicinali totalmente diversi.

Un utilissimo mezzo di difesa

La tosse non è altro che un meccanismo di difesa, un riflesso automatico che attraversando una violenta e rumorosa espirazione aiuta a tenere pulita la gola e le vie respiratorie, espellendo eventuali oggetti estranei. Quindi, anche se è fastidiosa, bisogna sempre considerare che serve all’organismo per proteggersi dagli “attacchi esterni”.
Nei bambini sotto i due anni il sintomo tosse in quanto tale non va curato con medicinali e in quelli più grandi occorre stare molto attenti all’etichetta e chiedere chiarimenti al proprio farmacista di fiducia o al pediatra. Non tutti i prodotti sono adatti ai bambini e per molti occorre adottare precauzioni particolari. Se dura più di due o tre settimane si può parlare di tosse cronica: un disturbo che può nascondere altri problemi come asma, allergie, un’ostruzione cronica delle vie respiratorie, problemi di reflusso gastroesofageo o altri disturbi alla gola.

Come fare a riconoscerla

Riuscire a riconoscerla quale tipo di tosse ci ha “preso alla gola” può aiutare a gestire la situazione nel migliore dei modi e anche capire quando è il caso di cercare un aiuto medico. Ecco un elenco delle principali forme di tosse e le condizioni in cui di solito si manifestano.

Secca e canina

Questo tipo di tosse è causata in genere dall’infiammazione e dal gonfiore delle alte vie respiratorie. Se di gonfia la zona in prossimità delle corde vocali può persino risultare difficile respirare. Il disturbo può essere dovuto a laringotracheobronchite, un problema diffuso nei bambini piccoli, che si manifesta anche con raucedine e difficoltà respiratorie notturne. Oppure può essere imputabile ad allergie o al cambio di temperatura. Ma, più spesso, è di origine virale ed è legato ai virus influenzali. La tosse insorge all’improvviso, spesso di sera o di notte, accompagnata da respirazione aspra e pesante quando si inspira l’aria.

Asinina o con fischio

È quella che comunemente viene chiamata pertosse: un’infezione delle vie respiratorie causata da un batterio, la Bordetella pertussis. La tosse asinina inizia con una bronchite, con molto catarro e via via diventa sempre più insistente e grave.
Compaiono dei veri e propri accessi: una serie di colpi di tosse continui, sempre più ravvicinati, che impediscono di respirare normalmente, e spesso terminano con un’ispirazione forzata che produce il caratteristico “urlo” o taglio.
Accompagnati spesso da vomito e da espulsione di muco chiaro, gli accessi possono essere più o meno frequenti nella giornata, può diventare più invadenti di notte.
Questa tosse, in genere, non dura più di qualche settimana e il contagio avviene attraverso saliva e muco nelle fasi iniziali della malattia. Esiste anche un vaccino contro il batterio che la provoca: viene somministrato a neonati e bambini di età inferiore a sette anni.
Tosse notturna
È una caratteristica comune a molte forme di tosse, quella di peggiorare di notte, perché il naso congestionato  chiuso asciuga e fa si che la gola si secchi, causando irritazione. Questo fenomeno però è un problema soltanto se si impedisce di dormire o causa risvegli improvvisi per l’apnea. Un altro tipo di tosse che si manifesta soprattutto di notte è quella provocata dall’asma. Lo scatenarsi notturno dei “colpi” è dovuto al fatto che le vie aeree sono più sensibili e si irritano più facilmente.
Se colpisce di giorno
Quando invece la tosse si fa sentire soprattutto di giorno allora i colpevoli possono essere le allergie, le sindromi da raffreddamento, o infezioni delle vie respiratorie. In questi casi gli accessi di tosse di notte celano e peggiorano quando ci si espone all’aria fredda. La prima regola è evitare che nell’ambiente frequentato di giorno (casa, lavoro) ci siano agenti che favoriscono la tosse come fonti di freddo, peli di animali o fumo di sigaretta. 
Assieme alla febbre
Quando la tosse è accompagnata da qualche linea di febbre la causa può essere un semplice malanno da raffreddamento, soprattutto se il naso comincia a colare. Se però il termometro raggiunge e magari supera i 39° centigradi bisogna stare attenti, perché può voleri dire polmonite, soprattutto se accompagnata da un respiro breve e spossatezza. In questo caso è necessario consultare il medico.
Con il vomito
Talvolta la tosse può essere così intensa e ripetitiva da indurre lo stimolo del vomito.
Non c’è da preoccuparsi, perché di solito è un evento raro e non grave, a meno che non sia continuato nel tempo. A volte infatti la nausea e vomito possono essere ridotti da una quantità elevata di catarro che finisce nello stomaco.
Come comportasi  se persiste
Le principali forme di tosse, come si è detto, possono durare al massimo qualche settimana; ma, a volte, si hanno frequenti ricadute. Accade soprattutto ai bambini e, in questi casi, è bene rivolgersi al pediatra. Una lunga durata della tosse può voler dire asma, allergie o infezioni croniche o la presenza di reflusso gastrico che irrita e stimola la tosse. Oltre tre settimane è quindi meglio rivolgersi a un medico.

Per sciogliere il catarro

Quando i polmoni e in tutto l’albero respiratorio è presente muco occorre intervenire con farmaci che aumentino il contenuto d’acqua nel secreto bronchiale, ne aumentino il volume e lo rendano più fluido. Tutto ciò serve a rimuovere il muco in modo più veloce perché, tramite le ciglia, ne agevola lo scorrimento dentro le vie respiratorie ed evita il ristagno, che può essere fonte di nuova infiammazione.
Ci sono principi attivi, come per esempio il sobrerolo, che assolvono efficacemente in tutte queste funzioni. È sempre meglio poi verificare che il farmaco anticatarro agisca rapidamente e sia ben tollerato. Perché alcuni mucolitici hanno diverse controindicazioni, come per esempio l’asma, l’ulcera oppure problemi di tipo epatico, renale o cardiaco.
Un controllo dal dottore

È opportuno rivolgersi al medico…

Ø      Se respirare diventa difficile
Ø      Se il respiro si fa frequente e affannoso
Ø      Se le labbra o la lingua assumono un colore bluastro o scuro
Ø      Se la febbre è alta in particolare per bambini e neonati e se non ci sono altri segni di congestione come il naso e la gola
Ø      Se tra un colpo di tosse a l’altro il respiro diventa un fischio
Ø      Se si espelle sangue con la tosse
Ø      In bambini con meno di tre mesi che tossiscono per qualche ora
Ø      Se si fischia inspirando o espirando
Ø      Se ci si sente irritabili, svogliati e stanchi
Ø      Se il muco è giallo scuro o verde
Ø      Se si ha dolore al torace o altri sintomi.

mercoledì 5 settembre 2012

ORANGE CAFE'

ORANGE CAFE' MOTTA DI LIVENZA. LA RRAFFAELLA E LA RITA.

BAR AZZANELLO




NELLE FOTO LA VALENTINA TROCCIOLA AL BAR DI AZZANELLO NEGLI ANNI '90.

TRATTORIA PIZZERIA ALLA SPERANZA

DIETRO AL BELLISSIMO FORNO FATTO CON TANTI SACRIFICI, MA ABBIAMO AVUTO ANCHE TANTE SODDISFAZIONI.
IN CUCINA CON MIA MOGLIE.

QUI SIAMO IN UN MOMENTO DI RELAX.






ANTICA GRECIA

Inventarono la filosofia, la democrazia e l'alfabeto, che usiamo ancora oggi quasi invariato. Ma non solo, furono anche esportatori delle loro invenzioni e delle loro idee e grandi innovatori nelle terre che conquistarono. Nella vita quotidiana amavano lo sport, i banchetti, pregare e "viaggiare" per lavoro. Civilissimi, eppure anche nella loro epoca non mancarono le guerre le violenze e i soprusi.

RISTORANTE PIZZERIA 3 GOBBI


RISTORANTE PIZZERIA AI TRE GOBBI VIA MARGHERA QUESTO E' L'ULTIMO POSTO CHE HO PRESTATO SERVIZIO PRIMA DI ANDARE VIA DA MILANO NEL 1982.
ORA E' CAMBIATA LA DENOMINAZIONE E LA GESTIONE. SI TROVAVA IN VIA MARGHERA NEL CENTRO DI MILANO.

ACQUA DELLA PASTA

Per l’acqua della pasta si può usare il sale fino?
Si. Per salare la pasta si usano normalmente entrambi i sali. Quello che conta, per determinare la quantità necessaria, è piuttosto il tipo di sale: il salgemma, che è sale di cava, è meno salato di quello marino.
Mescolare bene. Di solito però si usa il sale grosso per comodità perché si scioglie più facilmente, mentre quello fino tende a depositarsi nella pentola, lasciando una patina bianca sul fondo e la pasta più insipida. Per evitare il deposito, quando si usa il sale fino è bene avere l’accortezza di mescolare spesso la pasta e di evitare di buttarla quando l’acqua è ancora fredda. Il sale, infatti, soprattutto quello fino, va buttato durante la prima ebollizione dell’acqua, cioè quando cominciano ad affiorare delle piccole bollicine. Oppure a metà cottura: impiega solo 1-2 minuti per sciogliersi.

ACCIUGHE SOTTO SALE

Foto: Acciughe sotto sale, conserva casalinga
Gettate un po’ di sale sulle acciughe, mescolatele delicatamente e lasciatele riposare almeno un’oretta al fresco, ma alcuni le lasciano fino a 24 ore. Questa fase della preparazione permette alle acciughe di perdere parte del sangue e dei liquidi.
Prendete un’arbanella, fate sul fondo uno strato di sale, e iniziate a deporvi le acciughe in modo regolare facendo in modo di ottenere uno strato senza buchi.
Spolverate con il sale tutto lo strato, e ricominciate a deporre le acciughe incrociandole.
Procedete in questo modo fino a colmare l’arbanella.
Coprite con uno strato più abbondante di sale, e premete il tutto leggermente.
Coprite le arbanelle con dei dischi di vetro, o di plastica (originariamente erano di ardesia), leggermente più piccoli dell’imboccatura, in modo da non sigillare il tutto. Deponete poi sopra al coperchio un peso (per esempio una bottiglia di acqua minerale), e mettete a riposare in un luogo fresco e non umido, come una cantina. Il peso può essere rimosso dopo alcuni giorni.
Per gustare le acciughe sotto sale occorre aspettare almeno fino all’Autunno. Controllatele di tanto in tanto, se fossero sommerse da troppo liquido eliminatelo in parte (questo succede di solito all’inizio), mentre se vedete che stanno seccando troppo aggiungete un po’ di salamoia (cioè una soluzione satura di sale, ottenuta facendo bollire acqua e tutto il sale che riuscirà a sciogliersi). Le acciughe devono rimanere sempre lievemente umide.

ACCISA

QUESTO E' UN ARGOMENTO CHE NON MI PIACE PARLARE PERCHE' VORREI CHE LE COSE FUNZIONASSERO MEGLIO, MA PURTROPPO NON E' COSI' TUTTO QUESTO SUCCEDEVA NEL 2006 DOPO 6 ANNI LE COSE SONO PEGGIORATE
A determinare il prezzo finale, cioè alla pompa della benzina intervengono varie voci.
In primo luogo come è facile intuire, la quotazione del petrolio, sulla quale mi pare lo Stato possa davvero poco: c’è, a regolare il tutto, la legge della domanda e dell’offerta, ci sono le vicende mediorientali, le minacce terroristiche, le bizze degli sceicchi e pure quelle della natura.
Stato innocente. I guai cominciano dopo, qui da noi, perché sui carburanti, in Italia, vige una quadrupla tassazione. In altri termini: Lo Stato ci guadagna quattro volte, con l’Iva (che conosciamo abbastanza bene), l’accisa (cioè l’imposta di fabbricazione e consumo). L’Iva sull’accisa (in pratica una tassa sulla tassa) e infine con la tassazione sui profitti delle compagnie. Siamo i più inguaiati d’Europa (peggio di noi solo il Portogallo). Mettiamo cinquanta euro di diesel e ventisei se li frega il fisco. Più della metà. E non finisce qui, perché l’accisa tassa antica, tra le sue voci ha qualche incredibile sorpresa (uso le lire per essere più chiaro): 1,90 lire per la guerra in Abissinia del 193. 14 per la crisi di Suez del 1956, 10 per il disastro del Vajont, 10 per l’alluvione di Firenze, 10 per il terremoto del Belice, 99 per il terremoto del Friuli, 75 per il terremoto dell’Irpinia, 205 per la missione in Libano del 1983, 22 lire per la missione in Bosnia del 1996. Tasse messe lì, per un motivo specifico, per costruire case o mandare all’estero i nostri soldati. Tasse rimaste lì, anche se il Vajont è stato ricostruito e la guerra in Abissinia è preistoria, grazie a uno Stato che non interviene perché non ne ha la voglia, perché altrimenti non saprebbe come far quadrare i bilanci pubblici e anche perché, evidentemente, non ha il coraggio né la forza di procedere all’unico intervento possibile: la liberalizzazione del mercato. Pensi che da noi ci sono 22.000 distributori, contro i 15.000 tedeschi e gli 11.000 inglesi. Se solo razionalizzassimo i punti vendita (e quindi la distribuzione), la benzina ci verrebbe a costare molto meno. Ma non si può. È ciò spiega anche, sia detto per inciso, perché in Italia le cosiddette fonti energetiche rinnovabili siano così poco conosciute e sviluppate e perché le lobby, le amicizie, le pressioni e il complicato reticolo di interessi politico-finanziari continuo così tanto. Risultato finale: la benzina senza piombo a 1,369 euro a litro, diesel a 1.239. fino al momento in cui questo giornale va in macchina. Domani sarà un altro giorno, e un altro rincaro.
venerdì 5 maggio 2006.
Un pieno di benzina
50,00 euro
Valore 17,57
Valore compreso compagnie petrolifere + aggio gestore
Accisa 24,00
Iva 8,32
Tasse 32,43

ACCIUGHE

200 g 192 calorie.
Nelle reti cadono a tonnellate. Ma per non impoverire il mare bisogna evitare di mangiarle piccole. I mercati top e le ricette tipiche
Di nome e di fatto
L’Engraulis encharasicholus, (nome scientifico di acciuga o alice), non va confusa con la sarda: più affusolata, ha il “labbro” superiore prominente su quello inferiore.
Pesca propizia
Attratte dalle lampare a branchi, nel 2006 (dai più recenti dati Ismea ne sono cadute nelle reti 78.051 tonnellate, pari al 27% di tutto il pesce pescato.
Eco Fish
Si riproducono da aprile  novembre. Perché il mare continui a darcene in abbondanza, non si devono pescare di taglia inferiore a 9 centimetri.
Spadellate
Semplici sono meglio. Lavatele togliete testa e interiora e disponetele nel tegame con un soffritto d’aglio in un solo strato. Spruzzatele di vino bianco e aceto e, a fine cottura, spolverizzatele di prezzemolo.
Dove vivono
Si pescano in Adriatico, nel canale di Sicilia, nel Golfo di Genova. Le più pregiate nel Tirreno. Quelle di Monterosso e di Menaica sono protette e valorizzate come presidio Slow Food. Goro e Chioggia sono i mercati migliori.
Specialità: fritte e marinate
Appena pescate nelle Valli di Comacchio, le acciughe arrivano alla Manifattura dei Marinati e lavorate nelle quantità richieste dal mercato.
Prima della frittura vengono infarinate. Tra le acciughe può essere finito in rete qualche tombarello (sgombro), aringa o acquadella.
Quando l’olio ha raggiunto la temperatura giusta, si buttano i pesci, che cuociono in pochissimi minuti e subito si prelevano.
Le acciughe croccanti, vengono messe a sgocciolare dall’olio in un cesto. L’uso di Comacchio è friggerle intere, lasciando la testa.
Si pesano fredde: ogni latta ne contiene 330 g. Poi si aggiungono la salamoia d’acqua, aceto e sale e due foglie di alloro.

TISANA

NELLA SEQEUNZA ALCUNI FIORI PER LA PREPARAZIONE DELLA TISANA CARDO SANTO - FUMARIA - BETULLA
La tisana che depura
Per depurare in profondità l’organismo ed eliminare le sostanze in eccesso è ottima una tisana composta da 20 g di carciofo, 20 g di fumaria, 10 g di cardo santo, 10 g di dulcamara, 10 g di frassino, 10 g di betulla, 10 g di quercia marina e 10 g di vischio.
Per preparare il decotto portare a bollore un’abbondante tazza d’acqua e aggiungere un cucchiaio della miscela. Dopo un paio di minuti spegnere il fuoco, coprire e lasciare riposare per una decina di minuti. Il composto, filtrato si può addolcire con un cucchiaio di miele.
Se ne consigliano una tazza al mattino a digiuno e una tazza alla sera.
Tisana Kalemata lassativo vegetale alle erbe.

DENTE DI LEONE

 
Dente di leone panacea in cucina
A carattere perenne, il tarassaco o dente di leone (taraxaco officinalis) cresce spontaneo nei campi e ha proprietà diuretiche e depurative. Inoltre è ricco di vitamina A, B; Q e PP e riduce il colesterolo. Può essere servito fresco nell’insalata, in zuppe calde accompagnato da crostini di pane ridotto in crema.

COLESTEROLO

Valori al di sotto di 200 (mg/dl)
Patologie (malattie cardiovascolari)
E tu quanto colesterolo mangi?
Il colesterolo viene sintetizzato naturalmente dal fegato, ma è introdotto nell’organismo anche attraverso i cibi. Per tenerne a bada il livello, quindi, devi moderare sia il consumo sia degli alimenti che ne sono particolarmente ricchi sia di quelli (soprattutto i grassi saturi e i “trans”) che l’organismo utilizza per produrlo “in proprio”.
Ma quanto colesterolo è contenuto nei cibi che portiamo in tavola ogni giorno?
Le frattaglie, per esempio, ne sono ricchissime.
Il top sono le cervella, un etto ne fornisce ben 2.000 mg circa, contro i 52 mg del coniglio, o i 50 della fesa di tacchino. Un po’ di attenzione anche alle uova di gallina: meglio non consumarle non più di due volte a settimana, perché contengono circa 300 mg di colesterolo per 100 grammi. Via libera, invece, al pesce (un etto di alici contiene solo 61 mg di colesterolo, il tonno 70 e la trota 55). Anche tra i condimenti occorre saper distinguere: meglio puntare sull’olio extravergine d’oliva, che come tutti gli olii vegetali è del tutto privo di colesterolo. Nessuna controindicazione, invece, per frutta e verdura e per i cereali, il cui apporto di colesterolo è davvero modesto. Vuoi saperne di più e scaricare la tabella che riassume i valori di colesterolo in tutti i principali alimenti? Vai sul web e clicca su www.proactiv.it
Le virtù del mirtillo
Il mirtillo aiuta a combattere le malattie cardiovascolari. Da uno studio dell’Università di Lavali, in Canada, emerge che il suo consumo quotidiano aumenta dell’otto per cento il tasso del colesterolo “buono” (Hdl) che contrasta quello cattivo (Ldl).
Le cose da sapere
Il pericolo aumenta per i fumatori
Il colesterolo alto non dà alcun sintomo, ma predispone alle pericolose malattie cardiovascolari, all’aterosclerosi e ad altre importanti patologie, per esempio, infarto e ictus.
La sua profondità aumenta quando si accompagna ad altri fattori di rischio, come la pressione alta, il diabete o il fumo. Ma combatterlo non è difficile: il colesterolo si vince evitando cibi sbagliati, facendo moto e utilizzando integratori a base d’olio di pesce. I farmaci, le statine in particolare, sono indispensabili nei casi più ostinati o in cui coesistono gli altri fattori di rischio.
Dolci
Arrivano quelli abatti-colesterolo
Presto il colesterolo sarà sconfitto unendo l’utile al dilettevole. Stanno infatti per entrare in commercio dolcetti che contengono una combinazione di steroli vegetali e psillio, una pianta officinale. Mangiarne due al giorno pare che faccia diminuire del 10% la concentrazione di colesterolo Ldl (cattivo) nel sangue, mentre il colesterolo buono (Hdl) resta invariato.
Gli steroli vegetali funzionano bloccandone l’assorbimento di colesterolo dai cibi ingeriti, mentre lo psillio è una fonte eccellente di fibre solubili, benefiche contro l’obesità, l’ipertensione, la sindrome dell’intestino irritabile, la stitichezza, le emorroidi e le malattie coronariche.
Colesterolo
Si tiene sotto controllo
Movimento, dieta, integratori e alcune piante: ecco la strategia salva-arterie
Il colesterolo è un grasso presente nei tessuti, nel sangue e nella linfa, e svolge importanti funzioni per l’organismo. Quando il tipo di colesterolo Ldl (Low density lipoproteins, o lipoproteine a bassa densità) è un eccesso può formare nel sangue placche che si depositano sulle arterie causando, alla lunga, la loro ostruzione. E, quindi, importante tenere sotto controllo il tasso di colesterolo con corrette abitudini alimentari e un’attività fisica regolare. Quando è necessario, si può intervenire con alcune erbe in grado di eliminare il problema e con integratori di acidi grassi essenziali di vitamina E (circa 300 mg al giorno) e di oligoelementi. Particolarmente indicata, in questo caso, è anche la leticina di soia.
Per sciogliere i grassi
Un’erba che sta dimostrando buone virtù ipolipidemizzanti è il cosiddetto Crisantello (Chrysantellum indicum o Chrysanthellum americanum), che ha anche attività protettrici per i vasi sanguigni e per il fegato. È presente in diversi preparati, ma si può prendere anche come tintura madre: 50 gocce in mezzo bicchiere d’acqua per 3 volte al giorno, lontano dai pasti.
Per far lavorare bene il fegato
Un’ottima attività ipocolesterolemizzante cì viene svolta anche dalle erbe tradizionalmente impiegate per la depurazione del fegato quali il carciofo (Cynara scolymus e il rosmarino (Rosmarinus officinalis), che si possono prendere anche nello stesso periodo.
Della si consigliano 50 gocce di tintura madre in acqua prima dei due pasti principali, del rosmarino si utilizzano 35 gocce di tintura madre in acqua dopo i pasti.
Queste erbe sono reperibili anche in altre forme, per esempio compresse da usare secondo i dosaggi riportati sulla confezione. Un’azione moto efficace contro il colesterolo viene svolta anche dall’ulivo(Olea europea), un rimedio che abbassa anche la pressione e non va, quindi, utilizzato da chi tende ad averla troppo bassa. Si prende in genere come tintura madre: 25 gocce in acqua per tre volte al giorno.
Da sapere
I dosaggi si intendono indicativi per adulti privi di allergie, non in gravidanza o allattamento.
È bene chiedere un parere medico per rimedi più adatti da adottare in caso di altre malattie e cure con farmaci.
I cibi che non alzano il colesterolo
Pesce; latte scremato; verdura e frutta; olii vegetali; pollo e riso; legumi; ricotta e fiocchi di latte.
…E quelli da consumare con moderazione
Carne; formaggi; frattaglie (fegato cervello)); latte intero; uova; burro e strutto.
Il giusto equilibrio tra buono e cattivo
L’assunzione di formaggio e cacao è solitamente sconsigliata in quanto sono considerati alimenti colestorolizzanti.
Estremamente indicato è, invece, il consumo regolare di pesce.
Sei su dieci oltre la soglia
Protette dagli estrogeni durante l’età fertile, noi donne perdiamo questo scudo superata la soglia degli anta, quando l’aumento del tasso di colesterolo diventa uno dei problemi più comuni.
In Italia, del resto, secondo l’Istituto superiore di sanità (ISS) oltre la metà della popolazione lotta contro il tasso eccessivamente alto di colesterolo: il 21 per cento degli uomini e il 25 per cento delle donne supera i 240 mg/dl (considerato il valore limite del colesterolo totale nel sangue), mentre il 36 per cento dei maschi e il 33 per cento delle femmine si trova in condizioni limite, tra i 200 e i 239 mg/dl. In pratica, quasi 6 persone su 10 hanno valori superiori alla soglia considerata.
«Oggi tendiamo ad avere uno stile alimentare particolarmente disordinato», spiega il dottor Andrea Poli, direttore scientifico di Nutrition Foundation of Italy (Nfi) e di Fondazione Italiana per il cuore (Fipc). «Quindi nonostante i valori del colesterolo dipendano solo per il 30 per cento da quello che si mangia, probabilmente la sedentarietà e lo stress incrementano parecchio il peso negativo di una dieta scorretta». Volendo tracciare infatti una graduatoria delle cause dell’ipercolesterolemia, subito dopo la predisposizione genetica troviamo l’obesità e il sovrappeso, seguiti da una dieta ricca di dolci e grassi animali.  
Prevenzione e cura
Riassumendo, la prevenzione sta nello stile di vita: meno sedentarietà e menu leggeri (niente dolci, pochi grassi animali) a base di verdure, soia, legumi e pesce inetgrati con perle di Omega 3 e omega 6 tratti da pesce azzurro, alghe e ribes. «Se invece,, il problema è già conclamato», dice la dottoressa Stefania Piloni, ginecologa responsabile dell’Ambulatorio di medicina naturale dell’Ospedale San Raffaele di Milano «la medicina naturale propone un rimedio che è la grande novità fitoterapica dell’anno: il monascus, estratto dal rosso fermentato, che agisce proprio come le statine. Ne basta una compressa al giorno, presa anche lontano dai pasti (a differenza dei farmaci allopatici che devono essere assunti sempre con alimenti) per ridurre i livelli di Ldl e colesterolo totale».
Soia e lecitina
Non dovrebbero mancare in cucina, soprattutto dopo i cinquant’anni. L’olio di soia, infatti, ha un elevato contenuto di acidi grassi polinsaturi omega 3, mentre la lecitina è un integratore composto da fosfolipidi essenziali che proteggono il cervello dai danni dell’età e dagli effetti dello stress psicofisico. Come utilizzarli? L’olio di soia non regge la cottura (ha un punto di fumo molto basso e si deteriora ad alte temperature), quindi va usato crudo, eventualmente miscelato con quello extravergine d’oliva per condire insalate, sughi, minestre e piatti di verdura cotta. La lecitina, invece, si può acquistare nella forma granulare e aggiungere alle bevande, ai sughi e alle salse.
Gli integratori da bere
Buoni come uno yogurt, utili come rimedi anticolesterolo. Sono i nuovi cibi funzionali integrati con steroli vegetali. A base di latte addizionato con bacilli probiotici, vengono arricchiti con principi vegetali che consentono di ridurre fino al 10 per cento l’Ldl dopo solo tre settimane d’assunzione, se associati a una dieta varia e bilanciata, ricca di frutta e verdura. Quando consumarli? Uno studio pubblicato nel 2005, sulla prestigiosa rivista European journal of clinical nutrition ha divelato che sono più efficaci se assunti durante i pasti.
Colesterolo: anche se basso, può essere brutto e cattivo
Il livello di colesterolo è importante, ma anche le dimensioni delle molecole di colesterolo sono un indicatore di rischio cardiovascolare. Se le molecole di colesterolo buono (quelle che eliminano il colesterolo cattivo dalle arterie coronariche) sono piccole, funzionano meno efficientemente. E se le molecole di colesterolo cattivo sono piccole, si attaccano più facilmente alle pareti arteriose. L’autore dello studio, il dottor David Freedman, del Centers for Disease an Prevention, raccomada il controllo delle dimensioni delle lipoproteine nei pazienti con fattori di rischio. Il tuo medico può informarsi sul test al sito www.Lipoprofile.com.  
Stop al colesterolo
Eulipid è un integratore alimentare a base di Barberina, Bioflavonoidi e Policosanoli con Resveratrolo, Tocotrienoli e Coenzima Q10. Questi principi nutritivi contribuiscono a ripristinare il fisiologico equilibrio dei livelli ematici di colesterolo totale, colesterolo LDL e trigliceridi. Ingrediente chiave di Eulipid è la Berberina, un alcoloide coadiuvante nel trattamento degli squilibri dei grassi ematici. La Berberina riduce i livelli plasmatici di colesterolo totale, colesterolo LDL e trigliceridi. Inoltre Eulipid aumenta il trasporto di glucosio all’interno delle cellule con riduzione della glicemia.
Info: U.G.A. Nutraceuticals – Gubbio (PG)
Tel. 075/9220779 – ww.omegor.com
Il colesterolo si combatte prima di tutto a tavola
È necessaria una corretta informazione per conoscere questo elemento che si trova soprattutto nel sangue, nel cervello e nella bile. Perché può essere rischioso per cuore e circolazione. Ecco come tenerlo a bada con una corretta nutrizione.
Al colesterolo viene attribuito una serie di patologie a carico di arterie e organi vitali; particolarmente si ritiene che le arterie coronariche e il cuore possono essere influenzati dall’elevato contenuto di colesterolo nel sangue con conseguente infarto del miocardo. In effetti, il ruolo che riveste il colesterolo è ben più complesso di quello che si creda: per avere un’informazione corretta è necessario un esame più completo ed approfondito dell’argomento. Innanzitutto si deve precisare che il colesterolo è un normale costituente dei tessuti degli animali; esso si trova, in maggiore quantità nel vervello, nella bile e nel sangue. La sua sintesi si svolge soprattutto a livello epatico, anche se vi partecipano altri organi, come il surrene, il testicolo e l’aorta; la sua eliminazione avviene attraverso la bile. La presenza del colesterolo nell’organismo umano consente tutta una serie di funzioni biochimiche e fisiologiche di grande importanza per il buon funzionamento dell’organismo. In primo luogo, il colesterolo partecipa alla formazione e alla riparazione delle membrane cellulari e delle guaine nervose, per cui senza di esso la crescita e la divisione cellulare non sarebbe possibile. Inoltre rappresenta la sostanza base per la sintesi degli ormoni steroidei e sessuali, il testosterone, l’estradiolo, il progesterone eccetera. Partecipa come precursore della sintesi della vitamina D, ed è proprio al colesterolo che si deve la corretta formazione delle ossa ed il trasporto degli acidi grassi nel sangue per consentire il loro metabolismo.
I tipi di colesterolo ematico
Il colesterolo non è in condizione di circolare nel sangue da solo, ma si deve muovere legato a particolari proteine sotto forma di lipoproteine che si completano da emulsionanti cioè permettono al colesterolo ed anche ai grassi, insolubili in acqua, di spostarsi in un mezzo acquoso quale è il sangue. Il colesterolo ematico si distingue in tre classi secondo le caratteristiche delle lipoproteine a cui è legato: Vldl, (Very Density Lipoprotein), a bassissima densità sono lipoproteine addette soprattutto al trasferimento del grasso;
L’olio di oliva è uno dei condimenti più sani, e favorisce il cosiddetto colesterolo “buono”.
Ldl (Low Density Lipoprotein), a bassa densità ovvero “colesterolo cattivo”, sono lipoproteine che veicolano dal 60% all’80% del colesterolo serico; sono le più pericolose in quanto presentando molte affinità con le cellule dell’endotelio delle arterie, liberano il colesterolo sulla parete dei vasi, che va costituire la placca ateromatosa dell’aterosclerosi;
Hdl (High Density Lipoprotein), ad alta densità, ovvero “colesterolo buono”, sono le lipoproteine che rimuovono il colesterolo dalle arterie riportandolo nel fegato.
La distinzione del colesterolo ematico rappresenta il motivo per cui sia i medici sia i certificati di analisi si riferiscono alle lipoproteine e fa comprendere l’importanza genetica del problema in quanto il tipo e la quantità delle proteine che vanno a costituire le lipoproteine sono la conseguenza dell’informazione genetica e quindi risulta essere prefissata ereditariamente. Quindi è evidente che i tipi di colesterolo sono tra di loro indipendenti ed hanno funzioni differenti: il ruolo del colesterolo Hdl, infatti, è quello di “spazzino” delle arterie che riduce l’effetto negativo nella formazione delle placche causate dal colesterolo Ldl.
Ecco perché è importante, nella valutazione di una possibile situazione patologica, prendere in considerazione non tanto il colesterolo totale, quando il rapporto: Colesterolo totale/Colesterolo buono Hdl. Questo rapporto prende il nome di “indice di rischio cardiovascolare” e per un soggetto sano deve essere inferiore ai valori di 5 di 4,5 rispettivamente per per l’uomo e per la donna.
Fattore di rischio
Non è ancora chiaro cosa determini la partecipazione del colesterolo Ldl alla formazione delle placche: un soggetto potrebbe avere il valore di colesterolo Ldl alto, ma nessuna placca ed un altro  averlo abbastanza basso, ma avere la formazione di placche a livello di pericolosità. Ecco perché nella valutazione del rischio cardiovascolare si ritiene che possano contribuire altri fattori. Studi epidemiologici che hanno messo in relazione lo stile di vita di pazienti e l’infarto coronario, hanno evidenziato come i fattori di rischio che incidono maggiormente sono, in ordine di importanza: il fumo, l’ipertensione, il diabete, il colesterolo alto e l’obesità. Da tutto ciò risulta ridimensionato il ruolo del colesterolo, in particolare quello assunto con gli alimenti se si considera che esso rappresenta solo il 20% in quanto il restante 80% è di produzione endogena, cioè sintetizzato dall’organismo umano: la produzione è di circa 1-2 g/giorno mentre l’apporto con gli alimenti può oscillare dai 200mg ai 500mg. Ecco, quindi, che l’alimentazione, riferita all’apporto di colesterolo con gli alimenti, esce ridimensionata come fattore di rischio delle patologie cardiovascolari, ma deve essere presa in considerazione e tenuta sotto controllo per altri aspetti.
Interventi alimentari per tenere sotto controllo la colesterolemia
Per prevenire possibili danni e proteggere la salute è in primo luogo necessario un controllo della quantità e della qualità dei grassi consumati e delle calorie totali essunte con la dieta. Infatti studi hanno dimostrato che, in generale, la quantità di grassi alimentari, in particolare di grassi saturi e trans delle calorie ingerite influenzano i livelli colesterolemia; una loro limitazione e controllo con la dieta riduce la probabilità di incorrere nelle patologie ad essi associate. I grassi dei cibi ad elevato tenore di acidi grassi saturi tendono ad innalzare i livelli di colesterolo ancor più di quanto non faccia lo stesso colesterolo apportato con gli alimenti. Fra questi rientrano soprattutto i prodotti lattiero-caseari, come i formaggi, la panna ed il burro, le carni grasse ed i loro derivati come le salsicce e certi oli vegetali, come l’olio di panna e di cocco che vengono spesso utilizzati per la preparazione di prodotti in busta come le patatine. Anche altri acidi grassi cosiddetti trans tendono a far innalzare il livello di colesterolo nel sangue, favorendo l’aumento del “colesterolo cattivo”. Questi acidi grassi sono presenti, naturalmente, nei prodotti ricavati dagli animali ruminanti, quali la carne ed il latte e possono essere presenti negli alimenti trasformati, quali le margarine in conseguenza dei trattamenti industriali che subiscono gli oli vegetali per produrre questo tipo di grasso. 
Interventi alimentari per ridurre la colesterolemia
Una adeguata scelta alimentare può incidere sul contenuto di colesterolo nel sangue; a tal fine sono da privilegiare il consumo di quegli alimenti i cui grassi tendono ad innalzare la quota di colesterolo Hdl (colesterolo buono). Rientrano in questa categoria quegli alimenti che contengono grassi ad elevata concentrazione di acidi grassi insaturi. Essi sono rappresentati dagli oli vegetali, dalle noci, dalle nocciole, dalle olive e dal pesce. L’olio di oliva, tra gli oli vegetali, è particolarmente ricco in acidi grassi monoinsaturi soprattutto acido oleico il quale presenta due vantaggi: fa diminuire il livello nel sangue delle lipoproteine a bassa densità Ldl (“colesterolo cattivo”); fa aumentare i livelli delle lipoproteine ad alta densità (“colesterolo buono”). Anche l’olio di semi generalmente ricco di acidi grassi polinsaturi del tipo omega 6 è efficace nel diminuire il livello delle Ldl nel sangue anche se, al contrario dell’olio d’oliva, non è in grado di aumentare il colesterolo buono. Restano infine da esaminare i grassi del pesce i quali, essendo ricchi di grassi del tipo omega3, sono capaci di far diminuire nel sangue tanti il livello di trigliceridi quanto la capacità di aggregazione delle piastrine, ossia il rischio di trombosi, proteggendo così l’organismo dalla possibile insorgenza di malattie cardiovascolari.
Il carciofo, alimento ricco di fibre che diminuiscono la colesterolemia. 
Alimenti funzionali per ridurre il colesterolo
Recenti studi hanno dimostrato come alcuni costituenti naturali dei prodotti di origine vegetale hanno la proprietà di legare il colesterolo riducendo l’assorbimento nell’intestino, facilitandone l’eliminazione e quindi diminuendo la colesterolemia. Tale capacità è caratterizzata dalla fibra alimentare solubile formata da pectine, mucillagine e gomme e dei fitosteroli. Della prima sono particolarmente ricche il carciofo, i legumi, l’orzo, le carrube e la frutta secca in genere 30g/giorno, quantità superiore a quella che attualmente si assume in Italia. Per raggiungere i livelli raccomandati è bene consumare maggiori quantità e più frequentemente alimenti ricchi di fibra. Anche i fitosteroli, i più comuni dei quali sono il beta-sitosterolo, il campesterolo e lo stigma sterolo, sono sostanze naturalmente presenti in molti alimenti tra cui le noci, le mandorle, i cereali, la frutta, la verdura e l’olio di oliva.
Il meccanismo di azione di questi steroli  nella diminuzione del colesterolo nel sangue dipende dalla capacità di assorbimento dall’intestino e si basa sulla sostituzione del colesterolo all’interno delle micelle che sono veri e propri “taxi del colesterolo”. I foto steroli assorbiti hanno il vantaggio, rispetto al colesterolo, di non produrre placche aterosclerotiche, ma hanno degli effetti colate reali negativi, quali la riduzione nel sangue della concentrazione dei carotenoidi, precursori di vitamine importanti e protettive di alcune malattie degenerative, ed il divieto  di assunzione per quei pazienti affetti da sitosterolemia, patologia piuttosto rara che si manifesta con aterosclerosi prematura e danni cardiovascolari. Attraverso il consumo di fitosteroli il risultato finale ottenibile è una riduzione netta della colesterolemia, oscillante tra l’8 e il 14%, ottenibile in seguito all’assunzione di alimenti arricchiti con steroli vegetali in quantità pari a 1,6-2 g/giorno. Da tutto emerge come un’alimentazione basata su quegli alimenti che veicolano fibra solubile e fitosteroli sia in grado di ridurre naturalmente il colesterolo ematico. L’industria alimentare è stata effettuata su alimenti di largo consumo sulla base sulla base di queste acquisizioni scientifiche e al fine di integrare con queste sostanze quei regimi alimentari poveri di fibra solubile e di fitosteroli hanno messo recentemente in commercio alimenti funzionali arricchiti in questi due componenti. In particolare, questa addizione è stata effettuata su alimenti di largo consumo come il latte e i latti fermentati. A tal riguardo, nel dicembre 2004 l’Unione Europea ha autorizzato la commercializzazione di bevande a base di latte addizionate di fitosteroli e fitostanoli e a cui ha fatto seguito la comparsa in commercio di prodotti a base di latte con spiccate capacità anticolesterolizzanti. È possibile quindi concludere come una giusta alimentazione sia un rimedio efficace per combattere il colesterolo e ridurre al minimo i rischi di aterosclerosi. Insomma, è possibile percorrere la via della prevenzione con un’alimentazione corretta e mirata prima essere costretti a ricorrere ai farmaci ad azione anticolesterolizzante, come le statine. 
Attenzione ai cibi in tavola
Alimenti di origine animale da limitare
Acidi grassi saturi
(mg/100g)
Coscia di agnello cotto al forno
1,83
Filetto di branzino
1,67
Uova
3,17
Burro
48,78
Panna
13,91
Formaggio
17,53

Alimenti di origine vegetale da limitare
Acidi grassi
(mg/100 g)
Margarina
26,43
Olio di cocco
86,80
Olio di palma
47,10

 Il colesterolo negli alimenti

(mg/100 g)
Burro
250
Lardo
69
Uova
371
Strutto
95
Cervello bovino
2000
Tuorlo di uovo
1350
Albume d’uovo
0
Panna
43
Latte
11
Formaggio grana
109
Mozzarella
46
Cuore
274
Fegato
191
Salmone affumicato
50
Aragosta
70
Pancetta
80
Ostriche
150
Cozze
121
Gamberi
150
Salmone fresco
35