Strage di innocenti
Polli abbattuti in un allevamento colpito dall’influenza aviaria. Nel 2003 gli allevatori olandesi ne hanno eliminato 31 milioni.
Influenza aviaria
L’influenza con le ali
L’influenza aviaria potrebbe imparare a passare da
uomo a uomo e scatenare una pericolosa epidemia.
Ci difenderemo con farmaci e vaccini.
Ma in Italia non siamo ancora pronti.
Fino al 22 luglio 2005 si era aggirata, spettrale, sull’estremo oriente. Poi improvvisamente, con una lettera indirizzata all’Organizzazione mondiale della sanità animale (Oie) l’Europa se era accorta che si è materializzata sull’uscio di casa. Con linguaggio burocratico, Evhueny Nopoklonov, veterinario del ministero dell’Agricoltura russo, informava l’Oie che i suoi colleghi di Novoribirsk, nella Siberia meridionale, avevano contato decine di cadaveri di anatre, che gli esami li avevano attribuiti all’influenza degli uccelli, documentando così che essa era giunta dagli Urali, catena montuosa che divide l’Asia dall’Europa. E che qui avrebbe presumibilmente, presto invaso l’Europa migrando insieme alle anatre.
Super-epidemia umana
Ma perché tanto allarme per la morte di semplici anatre? Il problema è che il virus dell’influenza aviaria chiamato “H5N1”, non minaccia solo gli uccelli, ma anche l’uomo.
Per ora ha colpito solo un centinaio di persone, tutte nel sud-est asiatico, contagiate direttamente dagli uccelli di allevamento con cui erano a contatto. Ma si è dimostrato molto pericoloso. E gli scienziati temono che possa presto imparare a passare rapidamente da uomo a uomo scatenando una pandemia, cioè un’epidemia di dimensioni mondiali.
Tre casi sospetti
Questo, per fortuna, non significa che il passaggio, in corso in questi giorni, delle anatre siberiane sulla penisola italiana possa immediatamente essere pericoloso per la popolazione.
Per trasmettersi dall’animale all’uomo finora il virus ha avuto bisogno di sfruttare la stessa la stessa convivenza di entrambi in precarie condizioni igieniche, fatto che in Italia non è frequente. Ma ci sono indizi che il virus stia imparando a passare da uomo a uomo.
Viveva per esempio a stretto contatto con i polli la ragazzina thailandese di 11 anni che si infettò il 2 settembre 2004; ma morendo trasmise l’infezione alla madre, che non era stata con i polli e poi alla zia, anch’essa non esposta al rischio.
Questo, secondo Il New Englan Journal of Medicine, è il primo focolaio di “probabile” trasmissione da uomo a uomo. Il volatile responsabile di un secondo caso sospetto invece non si trova.
A Villa Melati Mas, ricco sobborgo di Giacarta (Indonesia), fatto di ville e di giardini curati non ci sono nè polli, nè anatre e neppure tacchini. Fino al 12 luglio i banchieri, i medici, gli uomini d’affari che vivono qui non avevano fatto molto caso al rischio del virus aviario.
Poi di porta in porta è corsa la voce della morte di un revisore dei conti del governo, 38 anni, padre di 2 bimbe, morte poco dopo.
Il terzo focolaio sospetto, il più numeroso finora, è stato registrato la seconda settimana di agosto nel sud del delta del Mekong, in Vietnam, coinvolgendo una coppia e i suoi tre figli.
Il rischio cresce
Cioè tutti gli esperti temono è che questi casi siano solo l’inizio di un incubo.
E che stia per apparire un virus mortale, capace di trasmettersi facilmente da uomo a uomo come il virus della comune influenza.
Negli Usa un virus capace di scatenare una pandemia deve avere tre caratteristiche:
1. avere, sul “cappottino” esterno, proteine sconosciute al sistema immunitario umano.
2. essere capace di scatenare malattie nell’uomo.
3. Essere capace di trasmettersi da uomo a uomo.
Per ora H2N1 soddisfa i primi due criteri, ma non ancora (se i casi sospetti non saranno confermati) il terzo l’Oms valuta elevato l’attuale rischio di pandemia, ma non ci sono strumenti per prevedere quando si verificherà e quale sarà la sua gravità.
Per potersi trasmettere da uomo a uomo, infatti, il virus deve cambiare.
Sappiamo solo che le probabilità che questo avvenga aumentano con l’aumentare del raggio d’azione e delle opportunità di infezione. Perciò gli epidemiologi sono attenti e pronti a contrastare ogni focolaio di infezione sospetto.
Pericolo polmonite
Sostenendo che si individua il focolaio quando è limitato a 30 persone, basta somministrare un antivirale ai potenziali 20 mila contatti di queste 30 persone e contenerlo a 200 casi in tutto. Un altro gruppo di ricercatori ha ipotizzato che il primo focolaio possa essere a 500 mila casi. Secondo i calcoli, se ogni paziente infetto non trasmette la malattia a più di 1,6 altre persone, intervenendo con l’antivirale entro 21 giorni potrebbe essere possibile spegnere il focolaio. Questa influenza spaventa perché fin dai primi casi di Hong Kong, del 1997, il virus ha causato spesso polmoniti virali. Di solito la polmonite è una complicanza secondaria dell’influenza dovuta al sovrapporsi di infezioni batteriche, curabili con gli antibiotici.
Ma nell’influenza da H5N1 la polmonite è strettamente correlata al virus, non risponde agli antibiotici e spesso è fatale. Se H5N1 diventerà il prossimo ceppo di pandemia, si ripeterà quanto avvenne nel 1918, con il virus della cosiddetta “spagnola”, quando più della metà dei decessi si verificò proprio tra le persone più forti dal punto di vista immunologico, quelle di età fra 18 e 40 anni. Perché questa polmonite? Nei 2-3 giorni che intercorrono fra l’infezione e i sintomi, il virus penetra nelle cellule della parete polmonare e il paziente può trasmettere ad altri l’infezione. Il sistema immunitario risponde a questa invasione producendo citochine, proteine che rendono permeabili i capillari che irrorano i polmoni per consentire alle cellule di pattuglia di raggiungere il nemico. Una percentuale di malati guarisce spontaneamente.
Altri (pochissimi) non manifestano sintomi, ma per altri ancora qualcosa va teribilmente storto.
Le pareti dei vasi diventano troppo permeabili e nei polmoni fluiscono i liquidi del sangue che cominciano a riempire i singoli alveoli; se la malattia non regredisce, la quantità di liquidi continua ad aumentare, rendendo necessario il ricovero in ospedale: il paziente è messo in ventilazione forzata per aumentare l’ossigeno che i polmoni non possono più assorbire dall’aria. Ma, per il momento non solo non ci sarebbero vaccini e pochi Paesi sarebbero pronti con adeguati farmaci antivirali; ma anche la datazione di apparecchiature per la ventilazione forzata sarebbe insufficiente in caso di pandemia.
Quale rotta?
I rischi immediati, legati al passaggio di anatre infette sull’Europa sono, per fortuna, molto minori e più facilmente fronteggiabili dall’Asia, come documenta la lettera di Nepklonov, il virus H5N1 ha percoeso qualche migliaio di km, trasportato sulle ali degli uccelli migratori, capaci di corpire 1.500 km al giorno. E raggiunto l’inizio dell’estate le fresche distese siberiane, dove gli uccelli nidificano. Qui si sono incontrate con le anatre africane e europee, anch’esse migrate a nord per l’estate. E da qui tutte le anatre sono ripartite ai primi freddi per i Paesi di origine, fra i quali l’italia.
In un mese di convivenza, però il virus orientale ha avuto tutto il tempo di trasmettersi alle anatre accidentali.
Precedente olandese
Che cosa avverrà? che rischi ci sono per gli altri uccelli europei che verranno in contatto con le anatre infette? E per gli allevamenti di polli e tacchini? Gli olandesi temono che il guano delle infettante delle anatre malate, cadendo sulle mangiatoie o sul terreno di razzolamento dei volatili da cortile, possa trasmettere loro l’epidemia. E hanno quindi deciso che a partire dal 22 agosto tutto il pollame debba stare al coperto.
Non c’è da stupirsi nel 2003 gli olandesi hanno pagato un conto salatissimo all’H7N7 un altro ceppo di influeanza aviaria, che li ha costretti a uccidere 31 milioni di volatili.
Non solo: il virus si era dimostrato capace di colpire anche l’uomo.
L’infezione si era trasmessa agli occhi di 86 persone, e un veterinario ne era morto.
Tutti sotto un tetto
Oggi le precauzioni olandesi sono seguite anche dai tedeschi. Niente provvedimenti invece per Inglesi, Belgi e Italiani. Campioniamo come ogni anno gli animali migratori per seguire l’evoluzione, e sorvegliamo gli allevamenti. Nel 2004 con oltre 1.000 esami, non abbiamo trovato infezioni negli uccelli migratori. Ma, soprattutto l’avicoltura italiana è diversa da quella olandese. Là le galline ovaiole sono tenute prevalentemente all’aperto, quindi più esposte al pericolo di contagio da parte di uccelli migratori. In Italia anche gli allevamenti a terra sono per lo più coperto. Pure l’Italia nel 1999 ha dovuto combattere contro l’H7N1, un ceppo dell’influenza aviaria che aveva colpito gli allevamenti Veneti e Lombardi. E per difendersi, nel 2004 ha già immagazzinato un vaccino bivalente (H7N1 e H5N1) studiato per gli uccelli gli allevamenti di alcune province di quelle due regioni, con buoni risultati. E se le anatre siberiane fossero infette, la vaccinazione potrebbe essere estesa nei Paesi coinvolti.
Nel frattempo, per precauzione, l’Unione Europea ha chiuso le frontiere alle importazioni di volatili, uova e piume dai Paesi colpiti dall’infezione. Insomma, al momento le grandi allevamenti non dovrebbero correre rischi, mentre per proteggere gli animali da cortile, soprattutto tacchini e maiali, molto sensibili all’infezione, quindi si consiglia di tenerli al coperto.
Sembra infine, per fortuna, che i piccioni, i maggiori candidadi in Italia al ruolo di “untori” del virus tra la popolazione umana, siano refrattari all’infezione.
Questo non significa che non si debbano predisporre sistemi anche per difendere l’uomo dal nuovo virus. Il governo britannico ha già iniziato a diffondere fra i sanitari un libretto di 50 pagine contenente tutte le informazioni per gestire una pandemia.
Ormai è solo questione di tempo. Se agiamo ora e se la pandemia ci dà ancora qualche anno, possiamo farcela. Ma il tempo sta per scadere. Possiamo solo preparare gli argini, queste le parole di autorevoli medici dell’Oms.
Prevenzione domestica
Per il momento gli strumenti a disposizione per difenderci dalla nuova minaccia non sono però molti. Alcuni farmaci antivirali riducono la risposta del sistema immunitario e la possibilità di trasmissione dell’infezione ad altri. Per quasto l’Oms consiglia l’accantonamento preventivo di una scorta di antivirali. Quanti? Un numero sufficiente a coprire il 25% della popolazione.
Ma non tutti i Paesi si sono adeguati. La stessa Italia ha una scorta di 150 mila cicli, pari allo 0,3%. Gli antivirali sono oggi alla terza generazione. Alla prima appartengono amantadina e rimantadina: costavano poco, tanto poco che gli agricoltori cinesi, abusando di questi farmaci (li hanno somministrato persino ai polli) li hanno resi inutilizzabili e il virus oggi è diventato resistente a loro.
I farmaci che funzionano
Ancora efficaci sono invece gli antivirali detti “di seconda generazione” come oseltamivir (che si assume per via orale) e zanamivir (inalabile). L‘oseltamivir agisce impedendo alle cellule di liberare il virus moltiplicandosi al interno. Se entro 48 ore dall’inizio dei sintomi (prima la si prende e meglio è) è in grado di ridurre gravità e durata della malattia. Zanamivir va inalato e questo potrebbe creare problemi nei casi in cui la respirazione è difficile.
Entrambi, se ben conservati mantengono l’efficacia per una decina d’anni, ma costano di più: sono a totale carico del paziente, e oseltamivir sarà in vendita in Italia solo da metà ottobre a circa 30 euro a ciclo. E sarà contingentato: ogni farmacia disporrà di 3-4 scatole.
In Svizzera non si vende più di una scatola per volta. La farmacia San Gottardo di Chiasso (dove si può ordinare per telefono, pagare con carta di credito e ricevere a domicilio) ordina i rifornimenti in Germania. Ma così costa il doppio. Per non spuntare anche quest’arma bisogna cominciare la terapia solo se si è certi che l’infezione sia dovuta al ceppo H5N1.
Per questo, e per ridurre il rischio di confezione con due ceppi virali è consigliata la vaccinazione contro la comune influenza invernale.
Per questo, e per ridurre il rischio di confezione con due ceppi virali è consigliata la vaccinazione contro la comune influenza invernale.
Il vaccino italiano
Intanto è in arrivo la terza generazione di antiviral CS8958 un’iniezione basta a prevenire l’infezione per 1-2 settimane. E il Vira38 sperimentato a Hong Kong ed efficace contro Sars e
H5N1. Gli antivirali servono nella prima fase dell’infezione, poi toccherà ai vaccini.
Se i calcoli del ministero della Salute sono giusti, il vaccino italiano preparato alla Chiron di Siena, dovrebbe essere pronto 3-4 mesi dopo l’inizio della pandemia.
La sua marcia in più rispetto a un analogo vaccino su cui si sta lavorando in un’altra azienda faramaceutica, la Sanofi-Pasteur , si chiama F59, un adiuvante che stimola la produzione di anticorpi per cui bastano 15 microgrammi di vaccino a dare la copertura.
Con questo gruppo l’Italia potrebbe diventare uno dei pochi Paesi autosufficienti.
Ma dopo alcuni mesi di epidemia.
Ha ucciso 66 volte
dal 26-12-2003 al 24-08-2005
Casi Decessi
Vietnam 90 40
Thailandia 17 12
Cambogia 4 4
Indonesia 4 3
Totale 115 59
A questi morti vanno aggiunti i 7 decessi di Hong Kong degli anni precedenti.
A proposito di…
Formazione e aviaria
La divulgazione dell’aviaria da parte dei giornalisti italiani non sembra abbia insegnato nulla a questi.
Gli italiani, però, hanno capito una sola cosa: l’Aviaria ha colpito i giornalisti e non i volatili. I giornalisti hanno creato un gran caos nel mondo avicolo fermando i consumi di questo tipo di carne e mettendo a rischio una infinità di posti di lavoro. Ora alcuni giornalisti presi dal rimorso, si mostrano in Tv nel bel mezzo di un Tg a mangiare carne di pollo per dimostrare che quello detto in precedenza era solo un bluff. Ma allora l’italiano si domanda. Ma il giornalista è un personaggio intelligente o viceversa non sa distinguere il vero dal falso? Non sa quando una notizia infondata può mettere in subbuglio un Paese?
Sembra di no, visto che ora mangiano il pollo in Tv. Non sarebbe quindi opportuno non dare nessuna notizia finché esiste una verità assoluta. Non è bene che prima certe notizie passino prima da responsabili competenti dove il ministro della Sanità possa dare l’ok per la divulgazione quando si è certi di un pericolo evidente per l’uomo? Il diritto dell’informazione se deve essere lasciato ai giornalisti occorre avere giornalisti con cervello no da pollo ma da esseri coscienti e responsabili. Non devono venirci a dire che “i cittadini devono sapere…” I cittadini non vogliono sapere fesserie giornalistiche. Non sarebbe ora che qualcuno pensasse di addebitare ai giornalisti il danno causato all’industria produttrice italiana? Ora per i giornalisti italiani è la volta della Francia.
Le aziende del settore avicolo sono al collasso. I dipendenti delle medesime se non sono già stati licenziati o messi in cassa integrazione rischiano di esserlo, il terrore che ha avviluppato chi mangiava carni bianche e che è stato seminato dalla stampa ma soprattutto dalla televisione deve in qualche modo cessare o comunque non è il pollo spiluccato da Sposini il rimedio a tutto ciò.
Visto che Tg 5 e Corriere della Sera hanno lanciato in passato sottoscrizioni notevoli e meritevoli, perché non ne lanciano una per salvare il settore avicolo dalla catastrofe facendo destinare un euro tramite i gestori della telefonia fissa mobile alle associazioni di categoria? Sarebbe un modo per riparare in parte il danno causato.
Un malato in un ospedale thailandese.
Ha già ucciso 66 volte
Dal 26-12-2003 al 24-08-2005
Vietnam
|
90
|
40
|
Thailandia
|
17
|
12
|
Cambogia
|
4
|
4
|
Indonesia
|
4
|
3
|
Totale
|
115
|
59
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Qui, il funerale di una vittima di H5N1.
Più del 50% di mortalità
Il numero dei casi (umani) di influenza aviaria per Paese dal 2003. A questi 59 morti vanno aggiunti i 7 decessi di Hong Kong negli anni precedenti.
Perché H5N1 è così temuto
Gli effetti sull’uomo
Storia dell’influenza
1918
Un virus influenzale, noto come “la spagnola”, provoca una pandemia: 50 milioni di morti.
1957/58
Arriva l’”asiatica”, altra variante del virus dell’influenza. Centinaia di migliaia di morti.
1968/69
La pandemia causata dal ceppo “Hong Kong” uccide decine di migliaia di persone.
1997
Per la prima volta l’influenza aviaria riesce a passare all’uomo, 18 infetti, 6 morti.
2003
Due casi di influenza aviaria nell’uomo, sempre a Hong Kong. Uno muore.
2004 – marzo 2005
Aumentano i casi di passaggio degli animali (vedi tabella sopra) e i morti. Gli allevamenti di anatre vengono messe sotto accusa.
Da dove vengono e dove vanno le anatre infette
Dagli Urali, dove nidificano insieme ad animali provenienti dalle zone colpite dall’influenza aviaria, migrano in settembre-ottobre verso sud, seguendo rotte europee e portano con sé il virus. Molte sorvolano l’Italia seguendo le coste. Alcune si fermano nelle aree indicate qui sotto.
Aree di svernamento:
1) Laguna di Venezia
2) 2) Valli di Comacchio
3) 3) Salina di Cervia
4) 4) Delta del Po
5) 5) Gargano: laghi di Lesina e Varano
6) 6) Golfo di Manfredonia
7) 7) Biviere di Lentini
8) 8) Vendicari
9) 9) Circeo
10) 10) Stagni di Cagliari
Basta un po’ di guano
Uno stormo di pivieri in volo su una spiaggia europea. Non tutti gli uccelli migratori si comportano allo stesso modo quando sono infettati. Alcuni si ammalano, altri non hanno sintomi ma diffondono il virus del guano.
Per preparare gli argini
Per il responsabile del Programma globale influenza dell’Oms, Klaus Stoehr, si può solo arginare l’influenza.
Cremazione di polli
A Bali; in Indonesia, si cremano 2.500 polli infetti con rito indù. Sopra, un’anatra siberiana infetta viene eliminata con iniezione di veleno.
Cinque regole del buonsenso
Anche se H5N1 arrivasse portato dalle anatre non ci dovrebbero essere immediati problemi per l’uomo. Ecco i consigli pratici degli esperti.
Si può mangiare la carne (o le uova) di anatre e altri animali esposti?
Si, non ci dovrebbe essere il rischio di trasmissione per via alimentare. Per uccidere il virus basta la normale cottura. Sono segnalati solo due casi di infezione per via alimentare; 2 vietnamiti che avevano bevuto il sangue crudo di un’anatra.
Che fare se si possiedono polli o tacchini?
E meglio tenerli sotto un riparo durante il periodo del passaggio delle anatre.
Può essere utile la normale vaccinazione anti-influenza?
Non contro l’eventuale nuovo virus derivato dall’H5N1. Ma in caso di pandemia, averla fatta potrebbe essere un vantaggio: servirebbe immediatamente a capire che l’influenza da cui si è colpiti è quella pericolosa.
Che fare prima di un viaggio i oriente?
L’Oms consiglia ai viaggiatori la vaccinazione contro l’influenza stagionale, di non toccare naso e bocca e di lavare spesso le mani con acqua e sapone.
Nessun pericolo dai piccioni
Piccioni a Venezia. Il timore che contraggano la malattia dalle anatre e la trasmettano all’uomo è infondato: sono refrattari all’infezione.
Come la “spagnola”?
Aix-les-Bains, Francia, 1918: durante la Prima guerra mondiale malati ricoverati nel reparto influenza di un ospedale da campo della armata americana.
Coltivato nelle uova
Il virus influenzale, moltiplicato nelle uova, inattivo e iniettato nei pazienti per stimolare gli anticorpi.
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