mercoledì 5 settembre 2012

ACCISA

QUESTO E' UN ARGOMENTO CHE NON MI PIACE PARLARE PERCHE' VORREI CHE LE COSE FUNZIONASSERO MEGLIO, MA PURTROPPO NON E' COSI' TUTTO QUESTO SUCCEDEVA NEL 2006 DOPO 6 ANNI LE COSE SONO PEGGIORATE
A determinare il prezzo finale, cioè alla pompa della benzina intervengono varie voci.
In primo luogo come è facile intuire, la quotazione del petrolio, sulla quale mi pare lo Stato possa davvero poco: c’è, a regolare il tutto, la legge della domanda e dell’offerta, ci sono le vicende mediorientali, le minacce terroristiche, le bizze degli sceicchi e pure quelle della natura.
Stato innocente. I guai cominciano dopo, qui da noi, perché sui carburanti, in Italia, vige una quadrupla tassazione. In altri termini: Lo Stato ci guadagna quattro volte, con l’Iva (che conosciamo abbastanza bene), l’accisa (cioè l’imposta di fabbricazione e consumo). L’Iva sull’accisa (in pratica una tassa sulla tassa) e infine con la tassazione sui profitti delle compagnie. Siamo i più inguaiati d’Europa (peggio di noi solo il Portogallo). Mettiamo cinquanta euro di diesel e ventisei se li frega il fisco. Più della metà. E non finisce qui, perché l’accisa tassa antica, tra le sue voci ha qualche incredibile sorpresa (uso le lire per essere più chiaro): 1,90 lire per la guerra in Abissinia del 193. 14 per la crisi di Suez del 1956, 10 per il disastro del Vajont, 10 per l’alluvione di Firenze, 10 per il terremoto del Belice, 99 per il terremoto del Friuli, 75 per il terremoto dell’Irpinia, 205 per la missione in Libano del 1983, 22 lire per la missione in Bosnia del 1996. Tasse messe lì, per un motivo specifico, per costruire case o mandare all’estero i nostri soldati. Tasse rimaste lì, anche se il Vajont è stato ricostruito e la guerra in Abissinia è preistoria, grazie a uno Stato che non interviene perché non ne ha la voglia, perché altrimenti non saprebbe come far quadrare i bilanci pubblici e anche perché, evidentemente, non ha il coraggio né la forza di procedere all’unico intervento possibile: la liberalizzazione del mercato. Pensi che da noi ci sono 22.000 distributori, contro i 15.000 tedeschi e gli 11.000 inglesi. Se solo razionalizzassimo i punti vendita (e quindi la distribuzione), la benzina ci verrebbe a costare molto meno. Ma non si può. È ciò spiega anche, sia detto per inciso, perché in Italia le cosiddette fonti energetiche rinnovabili siano così poco conosciute e sviluppate e perché le lobby, le amicizie, le pressioni e il complicato reticolo di interessi politico-finanziari continuo così tanto. Risultato finale: la benzina senza piombo a 1,369 euro a litro, diesel a 1.239. fino al momento in cui questo giornale va in macchina. Domani sarà un altro giorno, e un altro rincaro.
venerdì 5 maggio 2006.
Un pieno di benzina
50,00 euro
Valore 17,57
Valore compreso compagnie petrolifere + aggio gestore
Accisa 24,00
Iva 8,32
Tasse 32,43

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