La sordità si scopre appena nati. Soltanto la diagnosi precoce assicura una vita normale.
Lo screening neonatale per la sordità su tutti i nuovi nati. Infatti, è importante diagnosticare la sordità congenita al più presto possibile. Un bambino che non sente o sente poco rischia di non acquisire la capacità di parlare e di non riuscire a stabilire un rapporto ottimale con il mondo esterno.
L’esame che si raccomanda a una mamma e il bambino prima che lascino l’ospedale.
Il test che si raccomanda si chiama Eoae, sigla che sta per Emissione otoacustiche evocate.
Dura pochi minuti e viene fatto mentre il bambino dorme. Una piccola sonda inserita nel condotto uditivo esterno emette alcuni suoni, che all’interno dell’orecchio del piccolo, producono in risposta un altro suono. La presenza di questa risposta indica che la periferia uditiva, cioè l’orecchio funziona bene. E' un esame totalmente non invasivo che non procura alcun disagio nè dolore al piccolo.
Se il risultato dell’esame è positivo, non bisogna allarmarsi troppo, il risultato positivo impone solo un esame più approfondito. La sordità congenita causata da un danno neurologico, i principali sono i casi di sordità in famiglia, le malformazioni cranio-facciali, il peso alla nascita inferiore e 1.500 grammi , l’assunzione di farmaci ototossici, l’ittero grave alla nascita, la ventilazione meccanica protratta per più di dieci ore, le malattie ereditarie associate a danni neurosensoriali, la meningite neonatale e le infezioni contratte in gravidanza, cioè toxoplasmosi, rosolia, citomegalovirus, herpes vaginale, sifilide.
Se il bimbo ci sente si comporta così. Per capire se il neonato ci sente o no, come si fa.
Ecco i comportamenti del bebè che ci sente, tra i 3 e i 6 mesi, a 3 mesi si spaventa o si immobilizza a un rumore improvviso; rallenta, accelera o smette di poppare se c’è un rumore improvviso; riconosce e si tranquillizza ascoltando la voce della mamma. A 6 mesi si volta nella direzione di un suono improvviso e forte; smette di piangere quando la mamma lo chiama; gli piacciono i giochi musicali. Poiché metà delle sordità compaiono dopo la nascita, i genitori devono cogliere di un’eventuale debolezza uditiva e, se alcuni di questi segnali fossero presenti, bisogna interpellare uno specialista.
Medicina pratica (Sordità)
Audiologia
Quando cala l'udito
E' uno dei sensi più importanti, senza il quale, spesso, si rischia l'isolamento e la depressione. Per fortuna oggi esistono trattamenti in grado di restituire in moltissimi casi la facoltà di sentire
Puoi alzare il volume della televisione, per favore, non si sente nulla.
E' questa la frase che spesso segnala un disturbo dell'udito, in particolare tra gli anziani. Un problema molto diffuso e da non sottovalutare, nei confronti del quale però oggi esistono valide possibilità di intervento.
Sono tantissime le ipocusie, così le chiamano gli esperti: dalla sordità totale a quelle parziali a quelle parziali, dalle congenite a quelle causate dal troppo tempo passato in ambienti rumorosi. I deficit uditivi colpiscono spesso, ma non esclusivamente, in età avanzata. E rappresentano un enorme problema sociale; bast pensare che sono le malattie professionali più diffuse tra i lavoratori italiani: rappresentano, infatti, il 47% di tutte le erogazioni effettuate dall'Inail per patologie da lavoro.
E poi ci sono le ripercussioni sociali: l'udito è un senso importantissimo, al punto che chi non riesce a sentire il proprio interlocutore, a lungo andare, tende a isolarsi dal mondo, a evitare le relazioni sociali. Favorendo così l'insorgere di disturbi dell'umore: primo tra tutti la depressione.
Un problema molto diffuso
Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità nel mondo ci sono 278 milioni di persone con problemi di udito. Per lo più si tratta di anziani: ne soffre circa il 30 per cento degli ultrasessantenni e la metà degli over 85. Tanto che la sordità cronica, negli Usa, è la terza patologia tra gli anziani dopo ipertensione e artrite. Ma non bisogna pensare che avere un disturbo di udito significhi necessariamente sordità totale, altrimenti il pianeta sarebbe davvero popolato da non udenti. I sordi al cento per cento, vale a dire quelli che non riescono a sentire una normale voce umana durante una conversazione, rappresentano l'1,3 per mille della popolazione: cifre assai diverse, ma che comunque danno la misura di un problema molto diffuso. In Italia sono circa 50mila quelli completamente sordi, mentre gli ipoacusici parziali sono circa il 5 per cento della popolazione, vale a dire 2,5 milioni di persone.
L'origine del disturbo uditivo è la perdita neurosensoriale progressiva dovuta a cambiamenti che colpiscono l'orecchio interno con l'avanzare dell'età, ma che può avere anche cause diverse dall'invecchiamento: cardiopatie, diabete, fattori ereditari, infezioni, traumi, uso di farmaci (antibiotici e antitumorali) oltre all'esposizione a rumori forti per ragioni professionali (chi lavora a contatto con macchinari fracassoni) e la vita in ambienti rumorosi (per esempio coloro che vivono a ridosso di aeroporti).
Geni, infezioni, rumore e...
Alla base delle sordità totali, quelle che i medici definiscono "invalidanti" ci sono per lo più cause genetiche, che possono essere congenite (compaiono subito alla nascita) oppure manifestarsi più in là negli anni: La seconda causa di sordità invalidante alla nascita, in ordine di importanza, è rappresentata da infezioni virali contratte durante la gravidanza, in particolare citomegalovirus e rosolia. Infine, i nati prematuri corrono maggiori rischi di ipoacusie o sordità per scarsa ossigenazione della coclea.
Per questa ragione oggi, nella maggior parte degli ospedali italiani, i neonati vengono sottoposti a esami per la valutazione dell'udito. Tra le sordità totali acquisite successivamente alla nascita, invece, la causa più frequente è la meningite batterica. Ci sono poi cause meno frequenti, come la sindrome di Cogan, una malattia autoimmune che colpisce intorno ai 30 anni e nel giro di pochi giorni porta alla sordità totale.
Le sordità parziali invece possono essere causate da infiammazioni (otite) o da eccessiva esposizione a rumore. Ma anche da condizioni più gravi, come l'otosclerosi, una malattia in cui l'osso della cassa timpanica cresce in modo anomalo all'interno dell'orecchio bloccando l'attività degli ossicini. Quando sorgono improvvisamente, le ipoacusie possono essere provocate da un trauma acustico, che può riguardare un solo orecchio o entrambi. Tipico il caso degli adolescenti che vanno ai concerti e trascorrono qualche ora vicinissimi agli amplificatori. Compare una forma di ottundimento auricolare che nel giro di un paio di giorni scompare.
Un caso particolare un tappo di cerume
Anche se a volta può sembrare fastidioso e soprattutto antiestetico, il cerume è utilissimo: Sta alle orecchie come il sudore della pelle: protegge il canale uditivo dall'ingresso di corpi estranei e mantiene la pelle idratata. Viene prodotto in continuazione ed è spinto verso l'esterno: se si impedisce il suo cammino verso l'esterno, per esempio usando in modo scorretto i bastoncini specifici, si può formare un tappo. Per rimuoverlo, poi, è necessario l'intervento di uno specialista perché con il fai da te è possibile anche peggiorare la situazione. Il metodo più sicuro per pulire l'orecchio dal cerume è quello di una volta: l'angolo del fazzoletto
Quando il tappo è formato compaiono ronzii, sibili e tintinnii accompagnati da un senso di orecchio chiuso. Come fare a capire se si tratta davvero di un tappo di cerume? Semplice: i sintomi del tappo peggiorano dopo la doccia, perché a contatto con l'acqua la materia cerosa di cui il cerume è composto si gonfia, aumentando la pressione sul canale uditivo.
Rimedi e cure a misura di deficit
Ogni cento persone che manifestano problemi di udito, circa 80 possono risolverli con una protesi uditiva, 12 vengono trattati con una terapia medica e 8 devono ricorrere alla chirurgia. Sono queste le stime del fenomeno.
Gli interventi chirurgici, nella maggior parte dei casi, riguardano le otosclerosi, mentre ai farmaci si ricorre nei casi di otiti o di infezioni, con antinfiammatori nel primo caso o antivirali nel secondo. Di protesi acustiche ne esistono molte: gli impianti cocleari, per esempio, oggi rappresentano una soluzione ottimale nei casi di sordità totale a patto che si intervenga subito: sui bambini entro i due anni di età in caso di disturbo congenito il più velocemente possibile se la sordità insorge da adulti. Poi ci sono le protesi acustiche, che possono essere esterne, collocate cioè dietro il padiglione auricolare (quelle più moderne sono praticamente invisibili) oppure interne (si inseriscono con un intervento chirurgico).
Queste ultime hanno il vantaggio di essere completamente nascoste alla vista e di poter essere usate anche da coloro che soffrono di dermatiti sul condotto uditivo o di otite media. Inoltre, lasciano completamente libero il condotto uditivo, evitando così l'accumularsi di cerume. E alcune di loro possono essere usate anche nell'acqua.
Così riusciamo a sentire suoni e rumori
I suoni che arrivano sul padiglione auricolare, vengono convogliati nel canale uditivo a cui spetta il compito di "concentrare" le onde sonore. Alla fine del canale, le onde sonore incontrano la membrana timpanica: la colpiscono e la fanno vibrare.
B Al di là della membrana timpanica c'è l'orecchio medio, una cavità dove si trova la catena degli ossicini, formata dal martello, l'incudine e la staffa. Strutture che assolvono il compito di amplificare le vibrazioni timpaniche, trasferendole poi all'orecchio interno.
C Nell'orecchio interno è contenuta la coclea: una struttura a forma di chiocciola, che contiene una sostanza liquida, sulle cui pareti ci sono le cellule cigliate. Ognuna di queste entra in vibrazione a frequenze diverse, così che nel loro insieme sono in grado di captare una vasta gamma di suoni e rumori: alti o bassi, acuti o gravi: Quando una cellula cigliata viene stimolata da un suono, emette un impulso nervoso che, attraversa il nervo acustico, raggiunge il cervello per essere "letto" e interpretato.
La prima visita audiometrica nei primi due giorni di vita
Dopo soltanto due giorni dalla nascita è possibile capire se ci sono problemi di udito.
per farlo si misurano le otoemissioni acustiche. In pratica funziona così: con un piccolo apparecchio che emette impulsi acustici si stimola la coclea del neonato a emettere onde sonore particolari, che possono essere registrate con un microfono speciale posizionato all'interno del padiglione auricolare. Il tutto dura circa un minuto e l'esame è assolutamente non invasivo. Se la coclea emette i suoni giusti vuol dire che tutto fila liscio. In caso contrario si aspetta un paio di settimane e si ripete l'esame. E se in questo caso è negativo, si effettuano indagini più approfondite.
Scagionato l'ipod, ma solo a metà
Ascoltare la musica in cuffia, soprattutto con gli auricolari, può provocare danni all'udito, ma soltanto se ad alto volume e per oltre tre ore al giorno senza pause. Lo dice una ricerca inglese: a lungo andare infatti, la musica martellante può provocare acufeni (i classici ronzii alle orecchie) e riduzione dell'udito. Per essere sicuri di non danneggiare i timpani, secondo gli esperti britannici, è necessario ascoltare la musica a un volume non superiore alla metà di quello disponibile e non indossare le cuffie per troppo ore. Consigliano inoltre di usare le cuffie esterne: gli auricolari sono troppo vicini alle membrane del timpano. Infine, è meglio non ascoltare la musica in ambienti troppo rumorosi (metropolitana, traffico) perché in questi casi si tende ad aumentare il volume per superare il rumore di fondo.
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