Trovato l’inferno?
Secondo una leggenda diffusa da ormai oltre 20 anni, nei primi anni ‘80 un gruppo di scienziati sovietici, dopo aver scavato un buco sottoterra di oltre 14 chilometri , arrivò ad un punto in cui le trivelle si bloccarono. Gli scienziati pensarono di aver raggiunto il mantello della Terra, un luogo in cui i sensori rilevarono temperature che raggiungevano i 2.000 °C .
Ma la cosa sorprendente fu che alcuni microfoni, che erano stati calati per cogliere eventuali rumori, rilevarono e registrarono le voci di persone che piangevano e gridavano. Suoni che “testimoniavano l’esistenza dell’inferno”. La credibilità della storia è rafforzata dal fatto che è possibile trovare in Internet siti che permettono di ascoltare i file audio di quell’evento.
peccato che l’intera storia sia appunto una leggenda, nata negli ambienti dei cristiani fondamentalisti Usa, anche se originatasi a partire da un episodio realmente accaduto.
In effetti, in un articolo apparso sulla rivista scientifica Scientific American nel 1984 viene raccontata l’impresa di un gruppo di scienziati sovietici che, dopo aver compiuto uno scavo di ben 12 chilometri , si imbatterono in formazioni rocciose molto rare, gas, acqua e temperature di 180 °C . La trasformazione della notizia in leggenda passa, dunque, attraverso l’ingigantimento di alcuni dettagli, la profondità dello scavo e le temparature rilevate, e, soprattutto, attraverso l’aggiunta dell’elemento più straordinario, le urla dei dannati, di cui però gli scienziati sovietici non hanno mai parlato. Come spesso accade con le leggende, racconti come questo sono molti più debitori della fantasia o ai timori di chi sta sulla Terra piuttosto che a ciò che succederebbe nell’aldilà.
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