
Breslavia (Polonia)
In questa foto del 1920 vediamo santa Teresa Benedetta della Croce due anni prima di convertirsi al cattolicesimo, quando era semplicemente Edih Stein; in quello stesso periodo, a Padre Pio erano da poco comparse le stimmate. Santa Teresa Benedetta morì uccisa dai nazisti nel 1942 e fu santificata da papa Woityla l’11 ottobre 1998.
Negli anni in cui padre Pio maturava in sé l’intenso percorso spirituale, altri personaggi in odore di santità vivevano e svolgevano la loro missione pastorale seguiti da schiere di migliaia di fedeli. Tra costoro c’è suor Teresa Benedetta della Croce, nata a Breslavia, in Polonia, il 12 ottobre 1891, quando padre Pio aveva quattro anni, e proclamata santa l’11 ottobre 1998 da Giovanni Paolo II, lo stesso Pontefice che santificò anche padre Pio. Suor Teresa, il nome era Edith Stein, era nata in una famiglia ebrea e solo nel 1922, quando il mondo si interrogava sulle stimmate comparse a padre Pio, si convertì al cattolicesimo. Dopo avere preso i voti, nel 1933, a quarantadue anni, diventò suo Teresa Benedetta e visse a Colonia in Germania, e poi in Olanda. Nel 1942, mentre a San Giovanni Rotondo padre Pio aveva avviato la costruzione de suo ospedale, fu arrestata dai nazisti e deportata nel lager di Auschwitz, dove morì. Per ricordare il cammino di fede di santa Teresa Benedetta della Croce, per certi versi simile a quello di padre Pio, abbiamo deciso di ripercorrere la sua storia. Eccola, qui di seguito.
Padre Pio era un bambino di appena quattro anni quando, Breslavia, una città polacca, il 12 ottobre 1891 nasceva Edith Stein, una bambina ebrea che sarebbe diventata una delle personalità di spicco della prima metà del Novecento: filosofa, femminista, teologa, autrice di opere di profonda spiritualità, martire e santa. Era l’undicesima figlia di un commerciante di legnami che morì quando lei aveva appena due anni: la mamma, fervente ebrea, riuscì a tenere in sesto la famiglia e l’azienda ma non a mantenere nei figli la devozione religiosa: «Purtroppo persi la fede in Dio quando ero una giovinetta. Non come accadde, semplicemente smisi di pregare», raccontava Edith che era una ragazza brillante, idealista, iscritta ad associazioni per il diritto di voto alle donne, portata per gli studi di storia e di filosofia, al punto da laurearsi e da diventare assistente universitaria del famoso filosofo autro-tedesco Edmond Husserl in una epoca in cui le donne erano viste con diffidenza in ruoli così prestigiosi. Una giovane di successo, insomma. Eppure aveva un tarlo che la rendeva irrequieta: «Non capivo quale fosse la mia strada. Mi sentivo vuota, spenta, come se la fede che avevo smarrito fosse una menomazione: pensai che forse abbracciando un’altra religione, avrei potuto ritrovare la mia strada interiore», spiegò anni dopo Edith Stein. Cominciò a studiare libri di teologia, a frequentare i conventi, a interrogarsi sui misteri della fede capendo che l’ebraismo non era la religione più indicata per il suo percorso spirituale. Decisiva per la conversione al cattolicesimo fu la lettura della vita di santa Teresa d’Avila, vissuta in Spagna nel Sedicesimo secolo, fondatrice dell’Ordine delle Carmelitane Scalze. «Era una sera d’estate del 1921 e mi trovavo da sola nella casa di campagna di alcuni amici», ricordava Edith. «Non riuscivo a dormire, così presi casualmente dalla biblioteca un libro intitolato Vita di santa Teresa narrata da lei stessa. Cominciai a leggere e non potei più smettere finché non l’ebbi finito. Quando lo richiusi mi dissi: questa è la verità. Devo diventare cattolica e seguire il suo esempio». Pochi mesi dopo, il 1° gennaio 1922, quando già padre Pio si erano manifestate le stimmate, si fece battezzare e continuò normalmente la sua carriera di intellettuale: non potendo, in quanto donna, ottenere la libera docenza all’università, insegnava filosofia e teologia nei licei e nei seminari, teneva conferenze in giro per l’Europa dove parlava soprattutto di temi femminili, faceva traduzioni di diari e lettere nei liberi pensatori del passato e scriveva opere filosofiche. Intanto la voce del Signore si faceva sempre più sentire ed Edith decise di diventare suora carmelitana, in omaggio all’ordine creato da santa Teresa d’Avila che aveva cambiato la sua vita: nel 1933, a quarantadue anni, entrò nel convento di Colonia, prese i voti e modificò il suo nome in Teresa Benedetta della Croce, continuando però a dedicare la propria vita allo studio e alla meditazione.
La fecero fuggire in Olanda
«La mia unica professione da ora in poi sarà la passione per Cristo e la tolleranza verso gli altri», spiegò alle consorelle seppur convertito, rimaneva per loro sempre uno ebreo e nei registri della polizia di Adolf Hitler era ancora registrato come “non ariano”. Poiché il pericolo si faceva sempre più vicino le suore carmelitane di Colonia il 31 dice
1939 decisero di farla espatriare precipitosamente in Olanda, nel convento di Echt, sperando di salvarla. Ci riuscirono per oltre due anni, durante i quali la monaca visse praticamente clausura per evitare di farsi fermare dalle pattuglie naziste, continuò a scrivere segretamente le proprie riflessioni mistiche e stilò il proprio testamento, ben consapevole che, prima o poi, si sarebbero presentati gli uomini di Hitler a segnare il suo destino e la sua fine: «Già ora accetto con gioia, in completa sottomissione e secondo la Sua santissima volontà, la morte che Iddio mi ha destinato», scrisse, da vera martire. «Io prego soltanto il Signore che accetti la mia vita e la mia morte». Il 2 agosto 1942 al portone del convento delle carmelitane di Echt bussò la Gestapo , la famigerata polizia segreta della Germania nazista che, nel frattempo, aveva invaso Olanda, Belgio e Lussemburgo. «Cerchiamo Edith e Rosa Stein», dissero gli agenti. Trovarono suor Teresa Benedetta nella cappella intenta a pregare e sua sorella Rosa, che nel frattempo si era pure convertita e prestava servizio nel convento, in cucina. «Andiamo, Rosa», disse alla sorella, con straordinaria serenità andiamo. «Ormai siamo straniere nel mondo. Seguiamo questi uomini per il nostro popolo e per il nostro Signore». Con molti altri ebrei convertiti al cattolicesimo le due donne furono portate nel campo di raccolta di Wsterbork, verso il martirio, poi all’alba del 7 agosto furono deportate a Auschwitz. Dopo appena due giorni ci fu la condanna a morte: come capitava nei campi di concentramento, chi non era ritenuto idoneo ai durissimi lavori forzati era destinato a morire subito. Così accadde a suor Teresa Benedetta, finita nella camera a gas a cinquanta anni il 9 agosto 1945, come appare dai documenti trovati al termine della guerra.
Una bambina guarì inspiegabilmente
Ben presto la storia di questa monaca che aveva accettato la propria fine nel nome del Signore fece il giro del mondo e cominciò a essere venerata in ogni parte del mondo, tanto che il miracolo che le consentì di essere proclamata Santa avvenne addirittura a Boston, negli Stati Uniti. Era il 20 agosto 1897 quando una bambina di tre anni, Teresa Benedetta McCarthy, che era stata battezzata con il nome della suora carmelitana proprio per affidarla alla sua protezione, fu ricoverata d’urgenza in ospedale per una grave intossicazione causata da una dose massiccia di farmaci che aveva ingerito di nascosto. I medici non diedero speranze ai genitori: «Vostra figlia ha una insufficienza epatica allo stadio terminale ed è in condizioni disperate. Si potrebbe tentare un trapianto di fegato ma è difficile trovarne uno compatibile e quasi certamente morirebbe durante l’intervento».
I signori McCarthy chiesero a tutti i parenti, gli amici e i devoti americani e canadesi di pregare suor Teresa Benedetta della Croce: l’invocazione alla futura Santa fu commovente, perseverante, insistente e dopo pochi giorni le condizioni di salute della piccola Teresa Benedetta migliorarono sensibilmente fino alla completa guarigione, non spiegabile scientificamente.
Infatti quando cinque anni dopo fu sottoposta a una perizia medica non presentava più nemmeno postumi riconducibili a quell’intossicazione. Un miracolo attribuito proprio a suor Teresa Benedetta della Croce, che le consentì di essere proclamata Santa l’11 ottobre 1998.
«Santa Teresa Benedetta della Croce ha portato nella sua intensa vita una sintesi drammatica del nostro secolo ricca di ferite profonde che ancora sanguinano, in un cuore che rimane così a lungo inquieto e inappagato fino a quando trovò la pace in Dio», disse durante la cerimonia Giovanni Paolo II fissando al 9 agosto la ricorrenza liturgica della religiosa che, forse anche perché era polacca come lui, aveva un posto speciale nel cuore del Pontefice, al punto da decidere l’anno successivo, durante il Sinodo dei Vescovi, di proclamarla compatrona d’Europa assieme a San Benedetto da Norcia, ai fratelli slavi santi Cirillo e Metodio, a santa Caterina da Siena e a santa Brigida di Svezia.
In quell’occasione il Papa spiegò: «Dichiarare santa Teresa Benedetta della Croce compatrona d’Europa significa porre sull’orizzonte del vecchio continente un vessillo di tolleranza e di rispetto universale, valori fondamentali nella legge morale che dovrebbe essere iscritta nel cuore di ogni uomo».
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