lunedì 20 agosto 2012

TRATTATO Ue

Verso l’approvazione del trattato Ue
Ma l’Europa dov’è?
Si chiedono in tanti
I cittadini europei sono perplessi e dimostrano una certa indifferenza in relazione a tale importantissimo documento. Abbiamo indagato su tale stato d’animo della gente a Bruxelles, dove è la sede del Parlamento. Ecco i risultati.
L’approvazione del nuovo progetto di Trattato dell’Unione europea potrebbe essere vicina: il vertice si svolgerà il 18 e 19 ottobre a Lisbona e riunirà i capi di Stato e di Governo dell’Unione dovrebbe poter disporre il testo definitivo elaborato dalla Conferenza intergovernativa (Cig) e procedere la sua votazione. Se così fosse, potrebbe partire in tempi brevi il processo di ratifica da parte dei 27 paesi membri, condizione essenziale perché il nuovo possa entrare in vigore per il 2009, anno delle prossime elezioni europee.
Il progetto attualmente in discussione è il frutto della revisione del Trattato costituzionale europeo, ratificato da 18 paesi, tra cui l’Italia, nel 2005 e bloccato dal risultato negativo dei referendum di Olanda e Francia. Esso dovrebbe ricalcare gli orientamenti definiti dal Consiglio europeo del 21 giugno scorso, dopo tre giorni di discussioni serrate e di mediazioni diplomatiche che per far fronte alle forzature di alcuni paesi che, pur stando dentro, di Europa non vogliono sentire parlare. Ma cosa ne penano i cittadini? I pareri, evidentemente discordi, sono tuttavia accomunati da un sentimento misto di incomprensione che a volte sfocia in indifferenza. Abbiamo indagato su questo stato d’animo partendo proprio da Bruxelles e più precisamente dall’edicola-libreria situata in pieno quartiere europeo, a meno di cento metri dall’ingresso del parlamento.
«Mi sento europea perché sono figlia di emigrati – racconta Francine Czvetko, settant’anni passati, proprietaria della Librairie de France che gestisce insieme al figlio da oltre diciotto anni -. Mio padre, ungherese e mia madre olandese, sono venuti a lavorare in Belgio ed io sono il frutto di queste radici multiple. Vivendo qui, mi sono trovata faccia a faccia con tradizioni anche molto diverse, accomunate però da alcuni valori imprescindibili, come la pace e il rispetto dei diritti umani». 
A chiederle quali siano state le reazioni dei suoi clienti all’indomani della notizia dell’accordo, risponde: «Veramente non ci sono stati grandi cambiamenti. Qui entrano persone di tutti i tipi: dallo studente al commerciante, dall’impiegato della pubblica amministrazione al funzionario europeo. Credo che questi ultimi in particolare siano sempre meno entusiasti, anche se non sono i soli. Manca la convinzione di prima e, intanto, di Europa politica non c’è traccia. Personalmente io ci ho creduto, però poi mi guardo intorno e vedo le diseguaglianze che crescono invece di diminuire, anche all’interno di uno stesso paese, e allora mi chiedo: ma l’Europa dov’è?». 
Il progetto di Trattato di riforma,  mini-trattato o trattato semplificato, non dà fiducia a chi, come la signora Czevetko, sperava in un miglioramento degli obiettivi dell’Unione. «La differenza è già nel titolo – si inserisce un cliente sulla cinquantina che chiede di restare anonimo-. L’aggettivo “costituzionale”, contenuto nella versione precedente, è stato tolto e ciò è veramente triste, perché modifica il fine che un tale testo, avrebbe potuto avere. L’intento della Costituzione (si riferisce al trattato costituzionale firmato dai capi di Stato er di Governo a Roma il 29 ottobre 2004, sicuramente perfettibile in molte sue parti, era di creare un testo al di sopra dei precedenti, mentre quello che viene oggi discusso altro non è che una lista di emendamenti».
Il  nuovo progetto di trattato, inoltre, rischia di scontentare un gran numero di cittadini: «L’hanno chiamato Trattato semplificato – sorride un altro cliente – ma la sua lettura comporta uno sforzo tale da dissuadere anche il lettore più tenace».
«Potrà sembrare una banalità – continua la signora Czvetko – ma anche la perdita della bandiera con le dodici stelle e dell’inno europeo (l’Inno alla gioia della 9° sinfonia di Beethoven, rappresentano una delusione per molti». E non a tutti i torti: la richiesta di eliminare il riferimento ai simboli europei, compresa la frase «la moneta dell’Europa è l’euro», è stata vissuta come uno scacco. Scelte che, a parere di molti, contribuiscono ad alimentare il distacco esistente.
Le rivendicazioni dei singoli Stati hanno inferto più seri danni al testo, che non gli aspetti simbolici: la vicenda occorsa alla Carta dei diritti fondamentali ne è un esempio. Il documento, ispirato alle costituzioni nazionali esistenti e alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (Cedu) è stato firmato a Nizza il 7 dicembre 2000 dai presidenti della Commissione europea, del Consiglio e del Parlamento, ma non è mai entrato nel corpus dei trattati. La decisione di inserire la Carta del titolo II del Trattato costituzionale sembrava aver riabilitato questo documento, restituendo visibilità ai diritti civili, politici, economici e sociali dei cittadini europei. Con il Trattato semplificato, di contro, la Carta dei diritti sarà nuovamente privata dalla sua forma in extenso: sarà giuridicamente vincolante nei ricorsi alla Corte di Giustizia europea, ma non avrà effetti sulle legislazioni nazionali.  
L’Unione europea, dunque, ma a quali condizioni? «In cambio di uno sforzo legislativo che dia forma all’identità europea che già esiste e che ci differenzia dalle altre civiltà presenti nel mondo – afferma un funzionario belga incuriosito dal nostro parlare – perché gli uomini sono tutti uguali ma ci sono dei valori che ci accomunano in quanto europei: la democrazia, per esempio, e il rispetto dei diritti umani, sono caratteristiche che devono emergere nella costruzione di un’Europa forte».
 «L’Europa politica non avrà grandi speranze fintanto che il potere sarà quasi esclusivamente nelle mani del Consiglio piuttosto che in quelle del Parlamento, un’assemblea di uomini e donne votati dai cittadini e che a loro debbono rispondere – aggiunge Nathalie M., funzionaria parlamentare -. L’Unione è importantissima per l’equilibrio tra le potenze e la creazione di un mondo multi popolare, ma per fare questo deve rafforzarsi, trovare una forma coesa e il progetto di Trattato semplificato da solo non basta». Alle spalle della Librairie de France, a meno di un chilometro di distanza, l’atmosfera cambia radicalmente: ci troviamo nel cosiddetto Matonge, dal nome del quartiere di Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo. Gli abitanti e i commercianti della zona sono stranieri o belgi di origine congolese e ruandese, arrivato ormai alla terza generazione. Per loro l’Europa è stato un passaggio obbligato verso una condizione di maggiore libertà e serenità economica. In molti tuttavia, criticano la gestione delle frontiere e la negazione del diritto d’asilo che vige in tanti Stati. «La gran parte delle procedure d’asilo o di regolarizzazione avviate da cittadini centro-africani in Belgio, si conclude con un rifiuto immotivato da parte delle autorità preposte – protesta un volontario di un’associazione di quartiere – e il Belgio non è tanto diverso da altri Stati. Se potessi scegliere, in un progetto di trattato costituzionale ci metterei il diritto alla cittadinanza europea per tutti e alla solidarietà».  
Sembra che l’idea comune in Europa stia lasciando sempre più spazio agli interessi nazionali. È questo si avverte a Bruxelles, cuore politico del progetto. 
Cosa cambia e cosa resta uguale
Il nuovo Trattato europeo che dovrebbe vedere la luce emenda, piuttosto che sostituire, i precedenti trattai di Maasrtricht sull’Unione europea e quello di Roma.
Tra le principali modifiche:
1.     scompare il riferimento alla Costituzione.
2.     scompare il riferimento ai simboli europei: la bandiera con le dodici stelle, l’inno europeo, il motto L’unione della diversità, la menzione la moneta dell’Europa e l’euro.
3.     viene modificata la parte III del Trattato costituzionale sul funzionamento delle Istituzioni e delle politiche che tornano al loro posto nei rispettivi trattai.
4.     la prevalenza del diritto comunitario su quello nazionale non è riaffermata esplicitamente.
5.     la Carta dei Diritti fondamentali, che costituiva il Titolo II del Trattato costituzionale figurerà solo come riferimento, sarà vincolante a livello giuridico, ma l’Inghilterra ne sarà esclusa.
6.     le nuove regole previste per il voto al Consiglio restano quelle del Trattato costituzionale (55% degli Stati, 65% della popolazione rappresentata) ma la loro applicazione slitta al 2017.
7.     viene soppressa la funzione di ministro degli esteri europeo, che si chiamerà Alto rappresentante della Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza.
8.     viene rafforzato il ruolo dei Parlamenti nazionali.
Vengono sostanzialmente mantenuti:
1.     la rotazione ogni due anni e mezzo per la presidenza dell’Unione.
2.     l’estensione delle politiche votate a maggioranza qualificata.
3.     la personalità giuridica dell’Unione, con la fusione dei tre pilastri (comunitario, politica estera e sicurezza comune, cooperazione giudiziarie e di polizia) fin qui distinti dal metodo di voto utilizzato.
4.     il diritto di iniziativa cittadina che permetterà a un milione di cittadini di invitare la Commissione ad esaminare una proposta.

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