Bianchina
Io abito in vico Paradiso,
tengo tre stanze all’ultimo piano,
in estate, in maniche di camicia,
in bocca un mezzo sigaro toscano,
mi metto sul terrazzo a respirare.
Ieri sera, quasi alle ventuno,
mentre facevo la solita fumata,
quando sento da dietro un rumore:
un fuggi-fuggi… una specie di inseguimento…
Mi giro di scatto e faccio: «Chi va là?».
Spalanco gli occhi e vedo nello scuro
Bianchina, ferma davanti ad un buco
e questa appostata! Proprio sotto al muro.
Ma dato che era scuro… era confuso,
non si vedeva la profondità.
Quest’appostamento che faceva la gatta,
a dir la verità, mi incuriosì…
Pensai: «Qui non ci vedo chiaro:
e si Bianchina polso ce ne mette,
vuol dire che qualche cosa ci deve stare».
E, come infatti, non mi ero sbagliato:
dentro al buco c’era un topolino
con gli occhi di fuori… tutto spaventato,
…il poverino non era tranquillo, pensava:
non me la posso svignare.
Tutto ad un tratto il topolino parlò
con una parlata in italiano puro:
Bianchina, ma perché con me ce l’hai?
Smettila, via, non farmi più paura!».
Disse la gatta: «Io non me ne vado da qui».
«Pietà, pietà, pietà! Che cosa ho fatto?».
E si girò di scatto dalla parte mia:
«Signore per piacere, dica al suo gatto
che mi lasciasse in pace e così sia!».
«Va bene, vai Bianchina… lascialo stare!».
«Padrone, entrate in casa,
che rispondete a fare in mezzo a questi fatti?
Questo topolino che fa il lindo e pinto,
me la devo vedere io che sono la gatta,
se no qua sopra che ci sto a fare?».
Va bene, - rispose imbarazzato –
vedetela voi questa questione,
però qua sopra non voglio scenate;
e ricordate che sono io il padrone
e si rispetta l’ospitalità».
«È che stai nel buco,
- la gatta gli disse – questa è la fine…
Se credi di scansarti, povero illuso!
Hai fatto il conto senza Bianchina…
Sono decisa e non me ne vado da qua!»
Piangeva e in petto le tremava la voce,
cosa che ti faceva arricciare la pelle.
Povero topolino, messo in croce
senza speranza di potersi salvare!
Va bene, per questa volta, dagli una mano,
cerca di farlo scappare questo topolino,
quello che stai facendo non è umano,
ti metti addosso a chi è più piccolo di te.
Embé, che sono queste novità?
«Il mondo è sempre andato in questa maniera:
il pesce grosso mangia quello piccolo
(mi rispose la gatta ieri sera).
Anche io ho perduto un gattino
in bocca ad un cane da presa; che devo fare?».
Ma cosa centro io con quel cagnaccio?
Anch’io ho una mamma che mi aspetta:
Gesù Bambino, non ce la faccio più!
Nella mia tana voglio tornare in fretta;
e se non mi vede mamma mia morirà!».
Il topolino già vedeva la morte
e incominciò a piangere a dirotto,
il cuore gli batteva forte, forte,
e per la paura se la fece sotto.
Mi giro e faccio alla gatta Frusta llà!
La gatta si fece una risata,
disse «E se poi andate in cucina
e trovate il formaggio rosicchiato,
perché poi ve la prendete con Bianchina?
Questo è dovere mio… questo debbo fare!».
In fondo in fondo, la gatta ragionava:
se me la tenevo in case era per uno scopo;
diciamo la verità chi se la prendeva
se non tenevo la casa piena di topi?
Chinai le spalle e me ne andai a dormire!
Nessun commento:
Posta un commento