
Giulio Cesare imperatore romano (100-44 a .C.)
sulle carte da ramino è il re di quadri
Germanico, Giulio Cesare (Roma 15 a .C. - Antiochia 19 d.C.), generale romano, figlio del generale Druso Maggiore. Adottato dall'imperatore Tiberio nel 4 d.C., nel 12 divenne console e, l'anno seguente, l'imperatore Augusto lo nominò comandante delle otto legioni romane stanziate sul fiume Reno. Nel 14, alla morte di Augusto, dovette sedare una rivolta scoppiata all'interno delle legioni. Sconfisse i marsi, una tribù germanica, e l'anno seguente si scontrò con l'esercito di Arminio, capo della tribù dei cherusci, che nel 9 d.C. aveva sconfitto tre legioni romane guidate dal generale Publio Quintilio Varo. Non riuscendo a riportare una vittoria decisiva, nel 16 fu richiamato a Roma da Tiberio; accolto con grande entusiasmo, gli fu tributato un trionfo, la tradizionale celebrazione per i generali vittoriosi. Tiberio lo inviò quindi nelle province orientali per risolvere una disputa sorta tra armeni e parti, ma morì nel corso di questa missione. Dalla moglie, Agrippina Maggiore, ebbe sei figli, tra cui Caligola, divenuto poi imperatore, e Agrippina Minore, madre del futuro imperatore Nerone.
Dopo la conquista i Romani permettevano ai popoli sconfitti di nominare i propri capi e di conservare la propria cultura. Erano dominatori illuminati, che portavano ovunque prosperità e pax romana.
Tutto vero? Non proprio. Questa visione, infatti, tiene conto solo di un punto di vista: quello dei vincitori. Un punto di vista criticato all’epoca, ma divenuto verit indiscutibile con il passare dei secoli. E’ quello dei Romani non era l’unico caso in cui ciò sia successo.
Giulio Cesare: generale, storico e.. macellaio
Grande uomo politico, sottile storico, abile generale: questa è l’immagine che abbiamo di Giulio Cesare. Pochi sanno che Cesare fu anche uno dei più grandi massacratori della storia.
Chi lo dice? Ma gli stessi contemporanei di Giulio Cesare, da Catone a Cicerone, e successivamente Plinio il Vecchio: la Gallia fu annessa alla civiltà romana, dai 58 al 51 a .C., con violenza e il genocidio. Secondo Plinio, Cesare massacrò circa un milione e duecentomila persone, e altrettante furono ridotte in schiavitù. Insomma la pace romana fu raggiunta uccidendo o deportando più della metà degli abitanti delle Gallie.
Uno dei comportamenti più ignominiosi di Cesare fu il massacro delle tribù germaniche degli Usipeti e dei Tencteri: il 14 maggio del
Gli amori, i trionfi, il destino
Una grande rassegna ha ripercorso il mito di un personaggio unico nella storia. Le grandi opere del piano regolatore dell’Urbe alla Basiliche.
«Cesare si nasce, non si diventa affermava Napoleone I, convinto di avere molti punti in comune con il grande condottiero romano. Capacità strategica, impeto nella battaglia, tenacia nel perseguire l’obiettivo, energia e carisma perché i soldati, sorretti dal coraggio e dall’esempio del dux lo seguissero in campagne interminabili, perigliose quanto incerte.
A tali prerogative peculiari si aggiungeva saldezza e tenacia nelle avversità, equilibrio e moderazione nelle vittorie, prudenza nell’alternare con intuito senza eguali magnanimità con gli sconfitti e rigore con le proprie truppe trionfatrici. Tempre straordinarie che hanno fatto di questi personaggi un mito imperituro. Forse perché sono morti in modo inatteso, dopo le imprese incredibili prima che sopravvivessero l’inevitabile vecchiaia e decadenza. Cesare ucciso a 64 anni nel pieno del potere, alle ormai celebri Idi di Marzo del 44 a .C.
La cospirazione è guidata dall’amato Bruto, forse suo figlio naturale. Per una beffa del destino ciò avviene quando Cesare si assicura la dittatura perpetua, contro il parere di parte di un Senato nel quale per le sue decisioni populiste e autoritarie non è mai stato amato. Napoleone, scomparso ancora oggi oscuro e quando, sebbene in esilio, l’eco della sua gloria era lontana dall’affievolirsi, tanto da essere considerata un potenziale pericolo. Uomini diventati leggenda. Dagli esperti tanto poliedrici che costruirvi attorno una mostra è impresa ardua. Soprattutto quando, come per il grande romano, sono trascorsi i secoli. Modificati, dispersi o scomparsi i reperti archeologici di riferimento, materiale di per sé non sempre intelligibile al visitatore; cambiati a volte in toto il teatro delle azioni e avvenimenti che li hanno resi grandi; spesso incerti perfino i riferimenti fisionomici. Proporne l’attualità appare un percorso irto di ostacoli. Con queste premesse Giulio Cesare, l’uomo, le imprese, il mito, nei suggestivi spazi del Chiostro di Bramante a Roma, è da considerare una mostra coraggiosa. Quasi una sfida per i curatori, coordinati da Giovanni Gentili, riportando nella “città eterna” per celebrargli un nuovo trionfo. Certo più sobrio di quelli che egli stesso organizzava alla fine di epiche imprese: si trattasse della vittoria contro i Galli, contro Mitridate in Asia Minore o le fortunate spedizioni in Africa, in Spagna, oltre il Reno e in Britannia. Trionfi che oggi definiremmo macchine nazional-popolari di spettacolo. Eventi protratti per più giorni e in cui il divertimento, i giochi circensi con bestie feroci e gladiatori, il cibo e il vino gratuiti distribuiti copiosamente alla plebe, la sfilata in catene degli schiavi e dei prigionieri da caratteristiche e abbigliamenti inconsueti, i cortei di elefanti carichi di prezioso bottino, diventavano esibizione di potenza. Idea guida della mostra romana, supportata dal valido aiuto dei saggi presenti nel Catalogo della Silvana Editoriale, è non solo dedicare un omaggio a un uomo che ha lasciato un’impronta perenne nella storia ma rendere comprensibile a chi la visita la complessa figura e la vita avventurosa. Una vita trascorsa in anni di profondi cambiamenti di cui in parte è motore e che porteranno l’Urbe da Repubblica a Impero. Prossimo a quel potere assoluto, rincorso per anni e con ogni mezzo in battaglia e in politica, lo perderà drammaticamente quando finalmente hanno fine le guerre civili e la lotta contro Pompeo. A governare il vasto Impero sarà il figlio adottivo Ottaviano, ossia l’imperatore Augusto che si impegnerà a idealizzare l’immagine cesariana contribuendo a formare una leggenda che trasformò Giulio Cesare in uno dei più grandi condottieri dell’umanità e in simbolo perpetuo del potere. Si tratta di Kaiser o Czar, nomi derivati dall’antica pronuncia latina del nome, imperatori, dittatori, principi e politici, si sono ispirati alla sua figura. Non fosse altro che per costruire con abilità il mito di se stessi. Come ha fatto lui stesso con grande e attualissima capacità di comunicazione in tempi di non facile diffusione e molteplicità dei media; cominciando con l’esaltare con ogni mezzo propagandistico le proprie origini divine, riconducibili a quell’Enea, figlio di Venere, sbarcato sulle coste laziali dopo la fuga da Troia. Dal transfuga avrebbe avuto origine Roma. E le Genti Iulie. Per contrasto nei suoi Commentarii, si tratti dei sette libri del De Bello Gallico e i tre del De Bello Civili, Giulio Cesare è quanto mai sobrio, distaccato nel riferire le sue imprese utilizzando persino la terza persona. Divus ma concreto Cesare (100 a .C-44 a .C), figlio di nobile ma non ricca famiglia, per ingraziarsi il favore popolare più volte si indebita o ricorre al denaro di Crasso, l’uomo più ricco dell’epoca. È una costante necessità, per irrobustire le modeste risorse personali, esercitare il potere politico e militare e ottenere acquisizioni di vario tipo tramite le campagne, in Spagna, in Gallia, ecc.
Per ricoprire le più alte cariche dello Stato non esiterà nemmeno a violare le regole sulle quali la Repubblica si fondava.
Per ottenere il favore del popolo e dei soldati, avvalendosi di cariche sempre più importanti, si impegna in una febbrile attività di legislatore, con assegnazione di terre ai veterani, alle famiglie e giungendo fino a bloccare per un anno, nel 46 a .C., perché ritenuti troppo onerosi, la riscossione degli affitti.
Sempre a Cesare si attribuisce il primo “censimento” della popolazione a Roma allo scopo di verificarne la situazione giuridica e economica così da evitare frodi e sprechi. Vedi la distribuzione gratuita del grano a chi non era indigente. Verifica necessaria anche a rendere operativo il nuovo piano regolatore voluto dal dittatore, attivo urbanista. Un progetto grandioso che secondo il racconto di Cicerone includeva la deviazione di parte del Tevere, il conseguente ampliamento della città e una serie di normative che andavano dalla circolazione stradale alla collocazione delle bancarelle negli spazi pubblici, all’edificazione di importanti Basiliche dal Foro a Campo Marzio e alla creazione del Foro di Cesare. A causa della morte improvvisa parte dei progetti furono ultimati o realizzati dai successori. All’infaticabile condottiero, illuminato legislatore, grande stratega, interessante costruttore di opere pubbliche, acuto scrittore, politico di grande lungimiranza.
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