Ieri ha fatto un anno – il dieci maggio,
una mattinate calda e piena di sole -,
pensai in testa a me: «Con che coraggio
io stamattina vado a lavorare!»
Facendo pari e dispari mi alzai:
«Mo me ne vado di sopra al Campo».
In dieci minuti mi vestii
con i mocassini e col vestito blu.
Non feci nemmeno sparare il cannone
Non feci nemmeno sparare il cannone
che già stavo seduto in cantina,
davanti a un piatto di maccheroni:
un zito che affogava nel ragù.
Con la Pancia piena, a passo… piano
me ne entrai dentro a una campagna,
in bocca un mezzo sigaro toscano,
che me lo succhiavo come un biberon.
Tutto ad un tratto io vedo un piazzale
pieno di ferraglie vecchie e arrugginite.
È cos’è, neh?... un campo di residuati:
«Il cimitero della civiltà».
Un carro armato con la lamiera rotta…
Trattori vecchi… macchine scassate…
un’«Alfetta» senza le quattro ruote sotto…
pareva il campo santo della Pietà?
Guardando ad uno ad uno questi rottami,
pare che ognuno di loro diceva:
«Guardate qua cosa diventiamo
Quando la vecchiaia subentra alla gioventù».
In mezzo alla pace, a questo silenzio di morte,
tutto ad un tratto sento un bisbiglio…
tiro su le orecchie e sento dire più forte:
«Mia cara Giulietta come va».
Chi è che sta parlando con Giulietta?
In mezzo a sto campo non ci sta nessuno…
Tu vuoi vedere che ce l’hanno con l’«Alfetta»?
Queste sono cose da pazzi. E chi sarà?
Mi muovo piano piano… indifferente,
prendo e mi siedo sopra al carro armato…
quando da sotto mi sento dire: Accidenti!...
e questo chi è? Che vorrà?
Chi ha detto queste parole? Chi ha parlato?
Io faccio sta domanda e salto all’erta…
Sono io che ho parlato: il carro armato…
Proprio da me ti dovevi sedere?
A Napoli non si può stare tranquilli.
Ieri un brutto cane mascalzone
se ferma, mi nasa… alza la coscia di dietro,
e poi mi fa la pipì in faccia,
«Vi prego di accettare le mie scuse,
ve le faccio anche a nome del mio paese;
ma voi siete tedesco o Made un Usa?
E come vi trovate in Italy?».
«Sono tedesco, venni da Berlino
per far la guerra contro l’Inghilterra;
ma poi – chiamalo caso oppure destino –
le mazzate le presi proprio qua!»
«A si… me le ricordo bene le mazzate
che avete preso da noi napoletani…
E quando furono… quattro le giornate,
se non mi sbaglio: o qualche cosa di più?».
«Furono quattro. Mazzate da tutti i lati,
sassi, benzina, sputi in faccia…
dovevate vedere quei scugnizzi
che cosa si fecero afferrare!»
«Caro signore il nostro è un paesino
che ha- è vero – tanta tolleranza;
ma non ci dobbiamo dimenticare di Masaniello
apparteneva a questa gente qua.
E adesso mi dovete scusare l’impertinenza,
prima ho sentito dire «Cara Giulietta».
Fatemela questa confidenza:
se non mi sbaglio era questa «Alfetta qua»?
«Appunto e qui da noi da un mese…
La poverina è stata disgraziata,
è capitata in mano ad un brutto arnese,
…questo non ha saputo mai guidare.
Io me la prenderei con i rappresentanti,
con quelli che danno le patenti;
chiunque di noi, oggi senza contante,
si prende la macchinetta e se ne va».
«Di macchine in Italia c’è abbondanza… -
rispose sottovoce la poverina –
se no che facciamo… poi ci grattiamo la pancia:
quello che viene lo dobbiamo prendere».
«Giulietta raccontate qui al signore
i vostri guai» - disse il carro armato.
L’«Alfetta» rispose a malincuore:
«Se ci tenete, li racconterò.
Come sapete, sono milanese,
son figlia d’Alfa e di papà Romeo,
per fare me papà non badò a spese;
mi volle fare bella come una regina»
Infatti mi adagiarono in vetrina,
tutta agghindata… splendida… lucente!
Ero un’«Alfetta» ancora signorina
facevo tanto gola in verità!
Un giorno si presenta un giovanotto
con un paccotto di cambiali,
io, poverina, dovetti fare fagotto,
pensando: Chi sa come va a finire!
Si rivelò un cretino, senza gusto:
apparteneva alla “gioventù bruciata”
diceva a tutti quanti: ‘Io sono un fusto,
le donne con me devono cadere!
Senza rispetto, senza contegno…
Cambiava tutti i giorni… signorina:
ci conduceva al solito convegno…
…alla periferia della città.
Quello che cambiava il giovanotto
Chi ma ve lo potrebbe raccontare:
io ne ho mantenute candele
di tutte le specie, e di tutte le qualità:
la signorina di buona famiglia,
la vedova, la zitella e la maritata…
E quanto successe il parapiglia,
stavano proprio con una di questa qua.
In una curva, questo gran cretino,
volle fare un sorpasso proibito,
di fronte a noi veniva un camioncino,
un cozzo, svenni, e adesso mi trovo qua».
«A un fetente come questo ci volesse
un pali atone, una scassata di osse…
Ma come - dico io poi – sono sempre gli stassi
che devono combinare questi guai?»
«E pensate disse donna Giulietta?»
«E che cosa devo fare? – rispose la poverina –
So che domani viene una carretta,
mi prendono e mi portano a fondere».
«Giulietta via fatevi coraggio –
(disse il carro armato). Io ero in Tigre»,
il popolo tremava al mio passaggio!…
Mannaggia alla guerra e chi l’ha voluta dare!
Io so cosa faranno quando mi avranno fusa:
coperchi di casseruole, rubinetti,
incudini, martelli, e qualche maglio,
e una dozzina di ferri da stiro».
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