lunedì 6 agosto 2012

LA LIVELLA

La livella
Ogni anno, il due novembre, c’è l’usanza
per i defunti di andare al cimitero.
Ognuno la deve fare questa creanza;
ognuno deve avere questo pensiero.

Ogni anno puntualmente in questo giorno,
di questa triste e mesta ricorrenza,
anch’io ci vado, e con dei fiori adorno
il loculo marmoreo di zia Vincenza.

Quest’anno mi è capitata un’avventura…
Dopo aver compiuto il triste omaggio
(Madonna!), se ci penso che paura!
Ma poi feci anima e coraggio.

Il fatto è questo, statemi a sentire:
si avvicinava l’ora della chiusura:
io serio, serio, stavo per uscire
buttando un occhio a qualche sepoltura.

«QUI DORME IN PACE IL NOBILE MARCHESE
SIGNORE DI ROVIGO E DI BELLUNO
ARDIMENTOSO EROE DI MILLE IMPRESE
MORTO L’11 MAGGIO DEL ‘31»

Lo stemma con la corona sopra a tutto…
…sotto una croce fatta di lampadine;
tre mazzi di rose con una lista di lutto:
candele candelette e sei lumini.

Proprio attaccata alla tomba di questo signore
Ci stava una tomba piccolina,
abbandonata, senza neanche un fiore;
per segno solamente una crocetta.

E sopra alla croce appena si leggeva:
«GENNARO ESPOSITO NETTURBINO»
Guardandola che pena mi faceva
questo morto senza neanche un lumino!

Questa e la vita! Pensavo nella mia testa…
chi ha avuto tanto e chi non ha niente!
Questo povero Cristo non si aspettava
che pure all’altro mondo era pezzente?

Mentre fantasticavo con questo pensiero,
si era già fatto quasi mezzanotte,
e io restai chiuso prigioniero,
morto di paura davanti alle candele.

Tutto ad un tratto, cosa vedo da lontano?
Due ombre avvicinarsi dalla mia parte…
Pensai: questo fatto a me mi sembra strano…
Sono sveglio… dormo, o è fantasia?

Altro che fantasia era il marchese:
con la tuba, la caramella e il pastrano;
l’altro appresso a lui un brutto arnese:
tutto fetente e con una scopa in mano.

E quello  certamente  è don Gennaro,
il morto poverello… lo spazzino.
In questo fatto io non ci vedo chiaro:
sono morti e si ritirano a quest’ora?

Potevano stare da me appena un palmo,
quando il marchese si fermò di scatto,
si gira e, serio, serio… calmo, calmo,
disse a don Gennaro: «Giovanotto!
Da voi vorrei saper, vile carogna,
con quale ardire e come avete osato
di farvi seppellir, per mia vergogna,
accanto a me che sono un blasonato?!

La casta è casta, e và, sì, rispettata,
ma voi perdeste il senso e la misura;
la vostra salma andava, sì, inumata;
ma seppellita nella spazzatura!
Ancora oltre sopportar non posso
la vostra vicinanza puzzolente.
Fa d’uopo, quindi, che cercate un fosso
tra i vostri pari, tra la vostra gente».

«Signor marchese non è colpa mia,
io non vi avrei fatto questo torto;
mia moglie è stata a fare questa fesseria,
io cosa potevo fare se ero morto?
Se fossi vivo vi farei contento,
prenderei la bara e con queste quattro ossa,
e proprio adesso, in questo preciso istante
me ne entrerei in un'altra fossa».

«E cosa aspetta, oh turpe malcreato,
che l’ira mia raggiunga l’eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
avrei già dato piglio alla violenza!»

«Fammi vedere… - prendi questa violenza…
La verità, marchese, mi sono scocciato
di sentirti; e se perdo la pazienza,
mi scordo che sono morto e sono mazzate!...

Ma chi ti credi di essere… un Dio?
Qua dentro, lo vuoi capire, che siamo tutti uguali?...
…Morto sei tu e morto sono pure io;
ognuno come è nato è tale e quale».

«Lurido porco!... Come ti permetti
paragonarti a me ch’ebbi natali
illustri, nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi e Reali”».

«Tu qua Natale… Pasqua ed Epifania!!
Te lo vuoi mettere in testa… nel cervello
che sei malato di fantasia?...
La morte lo sa cos’è?... è una livella.
Un re, un magistrato, un grand’uomo,
entrando da questo cancello, fatto il punto
che ha perso tutto, la vita e pure il nome:
tu non ti sei fatto questo conto?
Perciò stammi a sentire… non fare il restivo,
sopportami vicino – che te ne importa?
Queste pagliacciate le fanno solo i vivi:
noi siamo seri, apparteniamo alla morte!»

1 commento:

  1. Caspita Enzo ne ha già 6 etichette e tanti post.Complimenti per il BLOG. Le ricette sicuramente prenderò un po.Poi tu sa che domani è martedi e fuori è tranquilo,quindi parliamo um po domani ok. ciao caro mio.

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