
San Corrado Gonfalonieri unisce Emilia Romagna e Sicilia: nato a Calendasco vicino a Piacenza nel 1290, trascorse gran parte della sua esistenza da eremita a Noto, dove morì il 9 febbraio 1351.
È antica tradizione che ogni anno in quel giorno, si svolga a Piacenza nella chiesa dedicata al santo un solenne incontro dei fedeli notini con quelli emiliani, in segno di fratellanza per la festa del comune patrono. Contemporaneamente una festosa processione si sparge dal Duomo per le vie della cittadina siciliana – emblema del Barocco – recando l’urna con le reliquie, processione che si terrà una seconda volta alla fine di agosto, a ricordare la proclamazione a beato avvenuta nel 1515.
Corrado era figlio della nobile famiglia dei Gonfalonieri; sposato giovanissimo, conduceva vita da aristocratico finché un giorno, durante una battuta di caccia, ordinò di dar fuoco alla macchia per stanar meglio la selvaggina scatenando involontariamente un terribile incendio, che distrusse boschi e campagne per chilometri.
Corrado capì che era un segno divino e non esitò quindi ad accusarsi del disastro decidendo di devolvere i suoi beni per risarcire i contadini rovinati e di entrare in convento.
Convinse anche la moglie a fare altrettanto.
Dopo alcuni anni trascorsi nella comunità eremitica dei frati Penitenti di Calendasco, partì per il sud alla ricerca di una maggiore spiritualità.
Dopo numerose peregrinazioni che lo vedono in Terrasanta, a Malta e a Gozo, approdò infine in Sicilia fermandosi a Noto.
Era il tipico eremita, emaciato, lunga barba bianca, vestito del solo saio. Condivise in un primo tempo una grotta dietro la chiesa del Crocifisso con san Giorgio, altro eremita notino, poi si sistemò in una caverna isolata sui monti Pizzoni, dormendo sulla nuda roccia con una pietra per cuscino. Sconfiggeva le tentazioni, come San Francesco, rotolandosi nei rovi e flagellandosi.
Solo il venerdì appariva in città per comunicarsi ed elemosinare un po’ di pane. La gente cominciò a venerarlo come taumaturgo e si recava spesso alla caverna, dove avvenivano incredibili miracoli. Finché un giorno, un 19 febbraio, fra’ Corrado fu trovato morto in atto di pregare in ginocchio inondato di luce: gli astanti furono sicuri si trattasse di un santo.
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