San Domenico da Sora. Ogni anno, il primo giovedì di maggio, si svolge a Cocullo, n piccolo paese degli Abruzzi, una particolarissima festa in onore del Patrono, san Domenico di Sora, che raccoglie una folla di fedeli e curiosi provenienti da tutta Italia. È la celebre festa dei Serpari. Si inizia il giorno prima quando numerosi abitanti girano per le montagne limitrofe alla ricerca di serpenti: per lo più comuni bisce o capitoni, specie innocue, con le quali il giorno successivo sarà avvolta la statua del santo. San Domenico esce la mattina alle undici dal Santuario a lui dedicato seguito dalla banda e dalle ragazze in costume tradizionale e, col capo e le spalle avvolti dalle serpi, è portato in processione, accompagnato da un corteo festante. Alla sommità del paese lo “sparo” dei fuochi pirotecnici, quindi il ritorno in chiesa poi la parte più emozionante della cerimonia, coi fedeli che fanno la fila all’altare per prendere il pietrisco da spargere in intorno alle case e protezione dai serpenti e i pellegrini che intonano una particolare litania.
È indubbia l’origine precristiana della festa, legata ad antichissime tradizioni dei popoli del lago Fucino, Marsi, Peligni, nelle cui vicinanze si sono trovate statuette della dea Angizia raffigurata come “signora dei serpenti”, capace di dominarli e guarirne il morso velenoso. Spiegare il passaggio dello stesso ruolo a San Domenico non è facile, perché la Vita composta da un discepolo del santo fornisce solo dati aneddotici. Ma accade spesso che culti pagani passino con piccole modifiche nelle pratiche devozionali del cristianesimo, come accaduto proprio in questo caso per l’abate Domenico, nato a Foligno, in Umbria, alla metà del X secolo e deciso fin da piccolo a seguire la vita religiosa. Lasciata la casa natale, si fece monaco e poi sacerdote, quindi intraprese la vita dell’eremitaggio.
A lungo peregrinò in Ciociaria, quindi giunse in Abruzzo, dove fondò il monastero di San Pietro in Lago rimanendovi sei anni ed avendo le prime visioni, preludio dei successivi miracoli. In seguito, sempre spinto dalla vira eremitica, visse tre anni in una grotta in Ciociaria vicino a Trisulti finché fu riconosciuto e cominciò ad essere oggetto di venerazione come santo taumaturgo.
Con una donazione del signore di Sora costruì un nuovo monastero che porta ancora oggi il suo nome e lì visse fino alla morte, avvenuta nel 1031. Il suo culto si fortificò specie nelle zone da lui visitate e il santo rimase sempre legato alla sua capacità, che dicevano miracolosa, da proteggere dai morsi dei serpenti e di guarire chi ne fosse stato colpito.
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