
San Diego. Veneratissimo santo specie nei Paesi ispano-americani – è, infatti, uno dei grandi protettori degli Indios dell’America latina – San Diego, fratello laico francescano, ha legato il suo nome a importanti città e personaggi. Nato in Spagna nei pressi di Siviglia intorno al 1400, Didacus (da cui Diego) era di famiglia modesta quanto devota. Fin da giovanissimo sentì il richiamo della vita eremitica e lasciati ben presto i genitori, si ritirò a vivere nella solitaria chiesetta di San Niccolò. Provvedeva alle necessità materiali coltivando la terra e chiedendo l’elemosina una volta la settimana nei villaggi vicini. Trascorsi 30 anni in quella solitudine, dedito a preghiere, penitenze e meditazioni, decise di entrare in un convento dell’ordine di san Francesco. Novizio ad Arrizafa vicino a Cordoba, restò là come frate laico, distinguendosi su tutti per l’obbedienza e lo zelo nella carità. Meriterà d’essere inviato come capo della missione alle Canarie con l’incarico di guardiano nel convento di Fuerteventura. In quelle isole rimase 8 anni, vi diffuse senza sosta il Vangelo e salvò moltissimi nativi dalla schiavitù, guadagnandosi la fama di santità. Ritornato in Spagna, è ormai celebre e viene ascoltato persino su questioni di teologia, pur non possedendo alcun titolo di studio. Papa Sisto V, francescano anch’egli, lo innalzerà agli altari. Diego arriva a Roma nell’anno santo 1450 e pellegrino alloggia nel convento dell’Ara Coeli. Nei mesi di permanenza, il suo talento nel raccogliere elemosine lo porterà a contare su una cifra notevole con cui fece realizzare nel chiostro del convento una cisterna ancora visibile e che porta il suo nome. Di nuovo in Spagna ottiene di poter vivere in isolamento fino al 1456, quando è richiesta la sua presenza per provvedere alle molte necessità materiali e spirituali del nuovo convento di Alcalà de Henares.
È certa la data della sua morte, il 13 novembre del 1463; da allora è raffigurato con la croce levata in alto con la mano sinistra, nella destra un pane ed accanto un fanciullo scalzo e lacero. Subito dopo la sua canonizzazione, i monaci del Convento francescano dello Spirito Santo diffusero la devozione del santo spagnolo a Canicattì, narrandone i prodigiosi miracoli tanto da farlo divenire patrono della cittadina siciliana, dove ancor oggi le feste per san Diego si ripetono durante l’anno: l’ultima settimana d’agosto è interamente dedicata a lui con manifestazioni religiose e folcloristiche e il 3 novembre, sua memoria liturgica, con la processione del simulacro, la benedizione e la distribuzione del tradizionale pane.
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