SAN GREGORIO DI NISSA

Con Gregorio di Nissa (335 ca.-394 ca) fratello di Basilio di Cesarea, da lui definito “padre e maestro” (Ep. 13,4), si conclude la triade dei Padri Cappadoci che ebbe un’influenza fondamentale nella definizione della dottrina trinitaria e cristologica. Gregorio fu deposto dal seggio vescovile di Nissa a causa dell’opposizione ariana e restò in esilio sino al 378. Riconosciuto da Teodosio come uno dei massimi esponenti dell’ortodossia, egli esercitò un ruolo rilevante nel Concilio di Costantinopoli del 381 che definì la divinità dello Spirito Santo. Gregorio apportò un considerevole contributo all’elaborazione teologica, dettata non da una pura riflessione accademica, ma espressione di una vita spirituale. Il tema centrale è per lui la creazione, ritenendo che l’uomo è un riflesso di quella bellezza originale che è Dio: «Che cos’altro, infatti, poteva essere bello, al pari di chi era simile alla bellezza pura e incorruttibile? (…) Riflesso e immagine della vita eterna, egli era bello davvero, anzi bellissimo, con il segno raggiante della vita sul suo volto» (Om, Sul Cantico 12). Quando l’uomo ama Dio egli coopera a plasmare in sé la divina immagine e, avendo Cristo come modello e maestro, quando guarda a Lui diviene “il pittore della propria vita” (La perfezione cristiana). Dice di lui Benedetto XVI: «È questa la lezione più importante che san Gregorio Nisseno ci consegna: la piena realizzazione dell’uomo consiste nella santità, in una vita vissuta nell’incontro con Dio, che così diventa luminosa anche per gli altri, anche per il mondo».
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