
Gabriele, Michele e Raffaele sono i tre arcangeli riconosciuti dalla Chiesa secondo le decisioni del Concilio Romano del 745 e di quello di Aquisgrana del 789, che rifiatavano la tradizione dei sette arcangeli in quanto apocrifa. I tre angeli dalle ali d’aquila, il cui prefisso greco archa esprimeva il grado più alto della gerarchia angelica, sono i più vicini al trono celeste e come attesta il termine angheloi, sono i “messaggeri” della volontà del Signore. Gabriele – il cui nome deriva dall’ebraico Gabriel e significa “Fortezza di Dio” – è il messaggero per eccellenza, e come tale appare nel Vangelo di Luca nella celebre scena della Annunciazione: «Nel sesto mese l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, ad una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei le disse: «Ti saluto, o piena di grazia. Il Signore è con te…».Poco prima era apparso al sacerdote Zaccaria per annunciargli che la sua preghiera era stata esaudita ed Elisabetta avrebbe concepito un figlio: Giovanni Battista. All’incredulità dell’uomo, l’arcangelo rispondeva: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo».
Si ritiene anche che Gabriele sia l’arcangelo che appare sfavillante di luce ai pastori nella notte di Natale annunciando la nascita di Gesù e cantando il Gloria in excelsis Deo con un coro di angeli, anche se il suo nome non è in quel passo espressamente citato. Diverso è il ruolo nel Vecchio Testamento, dove Gabriele compare due volte nel libro del profeta Daniele, per spiegare a quest’ultimo, con voce umana, la visione del capro e poi la profezia delle 70 settimane. Gli Ebrei gli attribuivano anche l’espletamento di altre mansioni, come il seppellimento di Mosè e la distruzione dell’esercito assiro. Perfino Maometto gli attribuisce la rivelazione da lui avuta del Corano e dichiara che fu proprio Gabriele, definito “Spirito di Santità” a trasportarlo a Gerusalemme attraverso i cieli a dorso di mulo. Per i suoi ruoli specifici, Gabriele è nella tradizione cristiana il patrono dei corrieri e dei portalettere e dal 1951 delle telecomunicazioni; la sua festa è fissata il 24 marzo, anche se oggi si preferisce celebralo insieme agli altri arcangeli il giorno di San Michele, con il quale, lancia in mano, presiede alle porte dei templi sacri.
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