domenica 5 agosto 2012

SAN GIUSEPPE DA COPERTINO

Copertino (Lecce). Una immagine del 1958 di San Giuseppe da Copertino. Il frate che era particolarmente devoto alla Madonna, che amava come una madre, proprio come fece Padre Pio.
Si rivolgeva alla Vergine in ogni momento della giornata. <<È lei la mamma>>, diceva.
La vicenda di un religioso che, per certi versi, ricorda quella di Padre Pio
Così la Madonna apparve
a San Giuseppe da Copertino
   

Tra i santi che hanno dimostrato una devozione particolarmente profonda e affettuosa per la Madonna, come Padre Pio, c’è il frate francescano San Giuseppe da Copertino, di cui stiamo raccontando la storia perché, conoscendo la sua vita, per certi versi simile a quella di Padre Pio, ameremo ancora di più il nostro frate di Pietrelcina.
Quella mattina, dopo il sogno e le parole rassicuranti della Madonna, i paesani di Copertino si trovarono davanti un Giuseppe completamente diverso. Non c’era traccia di quel giovane mezzo ebete che stentava a parlare e che guardava tutti a “boccaperta”.
Sembrava che la sofferenza e la sfortuna, che parevano appiccicate addosso a lui come una seconda pelle che non riusciva a togliersi, fossero sparite. Giuseppe sembrava rinato.
Sorrideva e parlava con tutti con una incredibile capacità di espressione. <<Questo è veramente un giovane strano>>, si dissero i paesani. <<Fino a ieri era mezzo scemo e oggi invece parla e discute di tutto>>. Fu proprio in quei giorni che Giuseppe capì che in lui era successo qualcosa di prodigioso. “La Madonna”, pensò “vuole affidarmi una missione. Vuole che io diventi un monaco”. Convinto di questo, andò a trovare uno zio materno. Donato Caputo, e lo pregò di intercedere per lui presso i Frati Francescani Conventuali. Lo zio riuscì solo a farlo accettare dal sacrestano il quale, in attesa di convincere i confratelli, lo tenne nascosto in una cella per tre mesi, portandogli durante il giorno una scodella con qualcosa da mangiare. Un giorno, Giuseppe fu scoperto. Stava per essere cacciato e denunciato. Ma lui si inginocchiò e li supplicò: <<Prendetemi, per favore. Voglio vivere in grazia di Dio, voglio servire il Signore. Altrimenti sarò costretto a lavorare gratis per pagare i debiti di mio padre, non potrò aiutare gli altri e rischierò di morire di fame. Sarò un vostro umile servitore>>.
I frati si commossero, lo abbracciarono, lo ammisero alla comunità prima come oblato, cioè come servitore del convento che desiderava diventare frate e imparare le regole. Anche se il suo fisico era mingherlino, per metterlo alla prova i frati gli affidarono i lavori più pesanti, ma Giuseppe li accettava volentieri pur di accontentare i frati e restare in convento. Fu così che cominciò a farsi apprezzare. Giuseppe era servizievole e umile e diede prova di possedere grandi virtù come l’umiltà, l’obbedienza e l’amore della penitenza. Ma per lui la vita in convento come semplice oblato fu soltanto il primo passo: voleva diventare sacerdote, anche se sapeva appena leggere e scrivere. Non solo, scriveva poesie bellissime: magari non seguivano alcuna metrica ed erano persino un po’ sgrammaticate, ma venivano dal cuore e raggiungevano facilmente il cuore della gente.
Giuseppe cantava canzoni che lui stesso componeva, specie durante le principali feste liturgiche. Ma soprattutto Giuseppe amava la Vergine Maria, proprio come la amerà qualche secolo dopo Padre Pio. Alla Madonna, Giuseppe si rivolgeva in ogni momento della giornata. A lei chiedeva aiuto nei momenti difficili. <<È lei la mia mamma>>, diceva ai monaci. Mamma Franceschina, infatti, lo aveva cacciato, non voleva più saperne di lui.
Ma un giorno avvenne il miracolo: alla porta del convento si presentò proprio mamma Franceschina. <<Ti perdono figlio mio>>, gli disse <<e tu perdona me>>. Giuseppe, per la prima volta dopo tanti anni, pianse abbracciato alla mamma e fu allora che le promise che avrebbe fatto di tutto per diventare un frate e un sacerdote.
<<Devi studiare>>, gli disse il frate guardiano quando Giuseppe gli espresse l’intenzione di diventare un vero frate e poi un religioso. <<Lo so>>, rispose <<Ma con l’aiuto di Dio e della Madonna ce la farò>>. Giuseppe, per realizzare il suo sogno di diventare frate e poi sacerdote, cominciò a studiare.
Ecco che cosa ci racconta di quel periodo della vita di Giuseppe un suo biografo, il professor Marco Pappalardo, docente di latino e greco al liceo “Don Bosco” di Catania.
<<Giuseppe, che già allora inn convento identificavano come “Giuseppe da Copertino” utilizzando nel nome, come si usava, il luogo di nascita, si mise a studiare con accanimento, con una volontà ferrea, anche se con molta difficoltà, perché specialmente il latino era per lui una materia difficile. Era come se dovesse scalare una montagna. Stava chino sui libri per ore e i confratelli gli passavano le candele perché potesse avere la luce sufficiente per studiare pure di notte. Il suo impegno fu premiato. La Madonna gli rivelò in sogno quale sarebbe stato il brano delle Sacre Scritture sul quale sarebbe stato interrogato per diventare diacono. E anche all’esame finale per diventare sacerdote, dopo tre anni, ebbe fortuna: il vescovo, monsignor Giovan Battista Deti, dopo le prime interrogazioni fu richiamato all’improvviso dalla Curia per un problema urgente da risolvere e decise di promuovere tutti, così gli andò bene ancora una volta. Proprio per questo, in seguito, quando lo proclamarono Santo, la Chiesa lo ha scelto come protettore degli studenti per indicare a chi si cimenta negli studi che il Signore ha un progetto per ognuno di noi e che, se si riesce a sposarlo con convinzione, non ci saranno risparmiate le fatiche, ma le ricompense sapranno colmare il nostro cuore più di ogni altra cosa>>. Padre Giuseppe da Copertino diede inizio alla sua missione. Era riuscito chissà cime a diventare un sacerdote. I paesani cominciarono a parlare di lui e delle sue stranezze.

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