
Nato nel 351 a Bordigale, l’odierna Bordeaux, da una ricca famiglia senatoriale, Pontius Meropius Paolinus – questo il nome di San Paolino – era stato istruito nella città natale dal celebre poeta Ausonio e per i suoi auspici inviato nel 381 come governatore in Campania. Scelta Nola come sede di residenza, Paolino ebbe il modo di accrescere la sua fede a contatto con la devozione che gli abitanti avevano per San Felice, già martire nolano, noto per l’attaccamento ai poveri e ai contadini. Scaduto il mandato e mandato in Gallia, Paolino non seguì la carriera politica ma lo studio e i viaggi nei molti possedimenti che la famiglia aveva in Gallia e in Spagna. Durante uno di questi, conobbe Tarasia, fanciulla spagnola che sposò e con la quale ebbe a sopportare numerosi rovesci di fortuna tra cui la morte del figlioletto appena nato. Entrambi capirono che era giunto il momento di abbandonare ogni interesse terreno per darsi alla rinuncia e alla preghiera e dopo un lungo peregrinare, a Barcellona nel 394 Paolino venne consacrato sacerdote a furor di popolo. Il suo intimo desiderio era però quello di far ritorno a Nola e darsi alla vita monastica vicino al sepolcro di San Felice, cui doveva il risvegliarsi della sua vocazione. Riuscì presto a farvi ritorno insieme a Terapia, che aveva accettato con gioia anch’essa di vivere da monaca. Costruita una chiesetta, poi un oratorio e un battistero, nonché delle cellette per sé e i suoi seguaci, Paolino trascorreva la sua nuova esistenza componendo carmi per lo più in lode a San Felice o scrivendo lettere, molte delle quali si sono conservate. Nel 409, al tempo dell’invasione dei Visigoti Paolino fu nominato vescovo e restò in carica fino al 431, anno della morte, divenendo subito oggetto di un fervente culto. Ancora oggi a Nola, la domenica successiva il 22 giugno, festa del santo, si svolge una straordinaria processione con la sfilata dei “Gigli”, otto costruzioni in legno alte più di 25 metri che rappresentano le diverse corporazioni, portate in spalla da decine di uomini i quali, incuranti del peso, “ballano” al ritmo di una fanfara posta alla base.
Questa processione ricorda un episodio leggendario della vita del Santo, quando, durante l’invasione dei vandali, furono catturati ostaggi dalla città di Nola per essere condotti in Africa, e tra essi Paolino, che si era offerto in cambio del rilascio del figlio di una vedova. In seguito riconosciuto e liberato, alla notizia del suo ritorno a Nola, la popolazione correndo verso il mare avrebbe strappato dei gigli dai campi per offrirli come dono improvvisato all’amato vescovo.
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