
Può sembrare strano che questa santa, raffigurata da sempre con una corona di fiori sul capo e cesto di mele e di rose ai suoi piedi, protettrice dei fiorai e dei fruttivendoli, sia celebrata il 6 febbraio in pieno inverno. E che sia la patrona di Pescia, cittadina toscana tra Lucca e Firenze rinomata per la floricultura e il suo commercio, che in quel giorno le dedica solenni festeggiamenti cui partecipano anche gli abitanti della vicina Collodi. Ma è per questa incongruenza la chiave della santità di Dorotea, il cui nome in greco significa “Dono di Dio”.
Nata nel IV secolo d.C. a Cesarea di Cappadocia, in Asia Minore, come racconta un’antica Passio, e figlia di un senatore romano, aveva presto abbracciato la fede cristiana rifiutando persino il matrimonio. Durante la persecuzione di Diocleziano fu tratta in arresto dal preside Saprizio che tentò con ogni mezzo di farla abiurare mostrandole in ultimo anche gli strumenti usati per le torture. Dorotea non mostrò alcun timore nel vederli, affermando di temere più di ogni altra cosa di non vedere “Cristo Figlio di Dio”, colui che abita nel giardino dell’Eternità, ornato di fiori bellissimi e ricco di frutti che mai deperiscono”. Saprizio allora, come estremo tentativo, ordinò a due sorelle, Criste e Callista, che da poco avevano rinnegato la fede cristiana, di convincere la prigioniera e fare altrettanto. L’intento non solo non riuscì, ma fu Dorotea a persuadere le due giovani a ritornare alla vera fede e a professarla apertamente. Infuriato, l’aguzzino condannò le sorelle ad essere arse vive e Dorotea alla decapitazione, dopo averla sottoposta ad una serie di indicibile torture, che la futura santa sopportò con grande compostezza e con un dolce sorriso sul volto. Mentre la conducevano dal tribunale al luogo del martirio, le si fece incontro un avvocato, Teofilo che la schernì dicendole: «Dorotea, quando sarai in quel giardino, fammi avere delle rose e delle mele, che ne avrei grande piacere!». La santa sfidandolo promise e, mentre pregava, prima del momento fatale, ecco avvicinarsi un misterioso bambino con un cesto in cui stavano tre mele freschissime e tre bellissime rose, nonostante si fosse ai primi di febbraio. Il cesto fu consegnato a Teofilo che, stupefatto, comprese la grandezza di Dio e decise di accogliere subito la fede cristiana. Per questo subì anch’egli il martirio ed è oggi venerato con santa Dorotea, il cui culto si è diffuso presto nel Nord Europa (cfr. Dorothy, Dorota) prima di approdare in Italia, dove sono tuttora conservate le reliquie, a Roma, nell’omonima chiesa in Trastevere.
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